Al galoppo

Vincenzo Fazio, l'allenatore di Saputello, vincitore del Premio Gardone

Continuano le nostre interviste ai protagonisti del galoppo italiano. Stavolta abbiamo sentito uno degli allenatori professionisti più in auge del momento, Vincenzo Fazio

Vincenzo Fazio e Saputello
Vincenzo Fazio e Saputello

La prima e doverosa domanda è banale ma obbligata, perché ha scelto una professione così particolare e da quanto tempo ormai lavora in questo settore?

"Ho 42 anni e alleno ufficialmente dal 2014. Sono nato a Sciacca in provincia di Agrigento e i cavalli fanno parte della mia vita. Potrei dire da sempre perché in Sicilia, ogni sagra e festa paesana si concludeva con le corse dei cavalli, vere e proprie corse dentro i paesi e con percorsi fatti lungo le strade. È iniziato tutto da lì. Il passo verso l'ippodromo è stato breve e la passione, la voglia di rimanere in questo ambiente mi ha fatto allontanare dalla mia Sicilia, per farne una professione ho frequentato un corso di artiere a Merano. Poi da Merano sono andato a lavorare in diverse scuderie, ho lavorato a Brescia con i Botti, sono passato da Grizzetti per arrivare a Roma, dove adesso ho il mio quartier generale".

Dopo una breve indagine sui siti specializzati abbiamo contato in scuderia più di 40 cavalli da corsa, equamente distribuiti tra maschi e femmine, un parco importante e “fresco” visti i numerosi tre anni. Riuscire a coniugare tante attitudini diverse senza dubbio richiede una grande preparazione ma anche una grande sensibilità. Può aiutarci a capire meglio la sua affascinante professione?

"In verità, il conteggio è diverso. Negli ultimi anni sono arrivato ad averne una trentina. Ogni anno arrivano nuovi puledri e i cavalli anziani vengono venduti o messi a riposo. La mia carriera è sempre stata improntata sull'acquisto dei puledri, sul creare e forgiare un puledro dalla base e farne un’atleta, farne un cavallo da corsa, se possibile buono. La mia ambizione è creare un campione, adesso in scuderia gli effettivi sono una ventina e 13 sono i puledri. Il nostro è un lavoro che ti riempie la vita 24 ore su 24, è un lavoro molto delicato, particolare, perché devi conoscere bene i tuoi cavalli, li devi vivere giorno dopo giorno, devi assecondare le loro attitudini, le loro capacità, colmare le carenze. A me piace molto differenziare il lavoro, ogni cavallo è diverso e non è per niente facile lavorare sul singolo, specialmente se ne hai tanti. Il lavoro coi puledri però ti aiuta, soprattutto all'inizio, perché il lavoro di base, dopo la doma, è molto simile. Poi si differenzia man mano che si procede con la preparazione, in base alle caratteristiche e le capacità di ogni soggetto".

Noi crediamo importante raccontare gli avvenimenti perché sono il sale della vita e aiutano a crescere. La sua esperienza, maturata in questo mondo sarà fatta di tanti episodi e sicuramente ci sarà stato qualche cavallo, qualche collega, qualche proprietario che le ha dato un consiglio piuttosto che una delusione. Qual è l’episodio che ha segnato in positivo la sua carriera?

"I risultati più importanti nella mia carriera sono stati in Italia. Ho vinto 5 corse di gruppo 3 e 7 Listed e in Francia sono arrivato due volte secondo nel “Prix Robert Papin” (corsa di gruppo 2 per velocisti di due anni) con Omatikaya nel 2013 e due anni fa con Baghed. Non mi posso lamentare perché ho avuto tante soddisfazioni ma rimane un lavoro difficile e le difficoltà e i dispiaceri sono sempre dietro l’angolo. I cavalli sono atleti e come tutti gli atleti sono sottoposti a lavori intensi, allenamenti che possono portare ad infortuni più o meno gravi e quando minano la carriera agonistica dell’animale il dispiacere è duro da digerire. I rapporti umani sono alla base e come nella vita comune hanno un inizio e talvolta una fine. Noi alleniamo cavalli e qualche volta le incomprensioni con i proprietari ci sono e quando si interrompe il rapporto è sempre una cosa spiacevole. È successo anche poco tempo fa, però lo metto in conto. Aneddoti e fatti da raccontare ce ne sono tantissimi, ci potremmo scrivere un libro perché i cavalli, ogni giorno ci sorprendono".

Ci fa qualche esempio?

"Provo a raccontarne qualcuno, Omaticaya, Plusquemavie e Baghed. Omaticaya è una femmina nata nel 2011, con lei mi sono affermato, sono diventato grande. Ho vinto le LR “Alessandro Perrone” e “Ubaldo Pandolfi”, il GR3 “Premio Tudini”, sono arrivato secondo nel “Prix Papin” e neI “Primi Passi”, è stata la prima cavalla che mi ha fatto sognare e ci ha regalato emozioni importanti perché era in comproprietà con il Sig. Mangili. Ricordi a cui tengo molto. Plusquemavie è un maschio baio, ha vinto una Listed, due corse di gruppo 3 e si è piazzato terzo nel Prix du Gross-Cheen (corsa di gruppo 2 per velocisti). La sua carriera è iniziata a tre anni, ho dovuto aspettarlo perché è stato vittima di diversi infortuni, è stato operato due volte ma con calma e pazienza ha debuttato. Superare a livello fisico un infortunio è molto faticoso ma superarlo a livello mentale lo è ancor di più, ebbene Plusquemavie ha superato tutte queste vicissitudini in una maniera incredibile, tornando più forte di prima. Nella mia carriera ne ho visti tanti cavalli, posso con tutta onestà dire che lui è stato un super cavallo da corsa, la sua è veramente una bella storia perché nella sua carriera ha vinto in tutte le categorie, dalla maiden alla Vendere fino alle corse di Gruppo. Come si suol dire, è stata dura ma ce l’abbiamo fatta e ci ha regalato tante gioie, tante soddisfazioni. E tutto questo è stato possibile perché accompagnato della fiducia e della consapevolezza di un proprietario che mi ha lasciato lavorare ed ha assecondato le tempistiche, azioni non scontate perché purtroppo il tempo è denaro e le pensioni e i mesi corrono".

Saper rispettare i tempi è importante...

"Accorciarli per ridurre i costi molto spesso provoca danni irreparabili. E se con Omaticaya e Plusquemavie abbiamo gioito tanto, il dispiacere più grande in assoluto è stato Baghed, un cavallo eccezionale che ha due anni era già formidabile. Finisce la carriera dei due anni vincendo facile Premio Rumon dimostrando che poteva arrivare a fare il miglio e correrlo bene, io ne ero convinto da sempre. L’inverno fu dedicato al sogno del Parioli che alla fine si è infranto su un grave infortunio al rientro primaverile… una delusione cocente che mi ci è voluto mesi per assorbirla. Un pensiero voglio dedicarlo anche a My Lea..."

Prego...

"Ci ha regalato tante gioie e con lei sono riuscito a fare un lavoro eccezionale, ne vado orgoglioso perché è cresciuta piano piano, era piccola e un po’ limitata nel fisico e nel carattere ma assecondandola e colmando quelle lacune siamo riusciti ad arrivare a obiettivi importanti. Ha vinto una listed, ben due corse di gruppo e si è piazzata in Francia in una corsa che con un po’ più di fortuna avrebbe potuto anche vincere. È la cavalla a cui sono legato particolarmente perché ci ha regalato delle emozioni incredibili ed indelebili".

Tra le femmine spiccano Royal Ashirah e Royal lea, la seconda ha corso molto bene proprio domenica scorsa, facendo un bel terzo posto. Su Royal Ashirah, a riposo da ottobre, quali saranno i programmi futuri?

"Royal Ashirah non è più in scuderia, dall’autunno è entrata in razza, ovvero è andata a fare la mamma ma lei non lo poteva sapere, per rimanere in tema di organizzazione ed informazione. Royal lea è una cavallina intraprendente che sicuramente ci farà divertire. Ha vinto due volte a due anni ma siamo fiduciosi, lo rifarà".

Fazio e Saputello2
L'allenatore con il suo allievo

"Adesso in scuderia ha un cavallo che si chiama "Saputello" che è riuscito a esprimersi bene a due anni ma che sta facendo molto bene a tre. Vincere il Premio Gardone, battendo nettamente un cavallo come Vero atleta, ha dato sicuramente tanta soddisfazione ma altrettanta responsabilità perché ora tutti si attendono dal bel sauro un ulteriore salto di qualità, in merito cosa ci può dire… è iscritto al Premio Parioli e i bookmaker lo tengono d'occhio".

Come avviene la scelta di un cavallo alle aste?

"Ognuno ha il suo metodo, certamente io guardo la genealogia, poi però ci sono altre cose… a me devono dire qualcosa al primo impatto, quando gli guardo negli occhi mi devono comunicare un qualcosa e mi è successo tante volte che un cavallo che ho fortemente voluto si è poi rivelato un buon cavallo. Uno di questi è Saputello, l'ho visto per caso che era che era un fool, bellissimo tanto che quando arrivai a casa dissi a mia moglie che dovevo comprare quel puledro, da yearling era ancor più bello e così siamo arrivati fino a qua. Saputello è un cavallo eccezionale, lo è stato dal primo momento che l'ho visto, fino adesso non ci ha mai deluso e tradito. È un cavallo che viene dal basso, un cavallo che non è una gran genealogia, un cavallo allevato in Italia che giorno dopo giorno è cresciuto. La carriera dei due anni è stata molto importante ed oggi, secondo me si gioca una bella chance nel Parioli. La corsa di Milano, il Premio Gardone ha dato il giusto valore al cavallo che non aveva fatto vedere tutto di sé. È un cavallo che sul terreno buono se lasciato galoppare, in modo da esprimere le sue frazioni può fare delle cose straordinarie. Il terreno pesante lo frena un po’, le due listed in cui è arrivato secondo lo dimostrano. Ma nel Thomas Rook prima e nel Gardone poi ha espresso tutte le sue potenzialità. Il Premio Pisa è stata una corsa con uno schema contrario alle sue attitudini. Con il passaggio d’età è venuto molto avanti, è maturato fisicamente e mentalmente e questo non era per niente scontato. La prestazione nel Premio nel Gardone è stata da circoletto rosso ed adesso si sogna. Il cavallo sta molto bene, ci gusteremo la corsa".

Ultima domanda, quella che dobbiamo fare per deontologia professionale, perché oltre a raccontare storie, è per noi di vitale importanza raccontare l'attualità... quanto è l'interesse degli addetti ai lavori a riformare il comparto, ogni anno il teatrino è sempre più allarmante ma ancora non sono riuscito a leggere un messaggio univoco dalle parti ovvero il comparto ippico in toto ed il ministero dall'altro, annunci e tanta speranza ma niente di concreto all'orizzonte...

"Il nostro sistema non è quello francese. Purtroppo in Italia il problema è serio, abbiamo urgentemente bisogno di una riforma e al di là dell'aspetto economico, che rimane fondamentale, abbiamo bisogno di una riforma sulla scommessa, una rivalutazione ed un aggiornamento dell'immagine. Io ci credo in questo lavoro ma rapportandomi anche con i colleghi stranieri si scopre quanto siamo rimasti indietro come settore. Ovunque l’ippica funziona, è florida e muove investimenti importanti, le aste europee sono in crescita tutti gli anni, mentre l'Italia è bloccata, stretta in un circuito chiuso. La mia speranza è che questo Governo, che ha i numeri, possa fare qualcosa e possa ridare smalto e slancio al sistema. Insomma, è assurdo avere una storia importante come la nostra, basta pensare a Federico Tesio e poi svegliarsi ogni mattina e non sapere se si correrà. Un’assurdità esser ridotti così. Noi continuiamo a lavorare con passione e professionalità, convinti che le cose si sbloccheranno al meglio. Mi permetta, un ultimo ricordo, ci tengo molto e questa volta non è un cavallo bensì un uomo, una grande persona..."

Certamente…

"Prima di salutarci vorrei ricordare una persona veramente speciale perché se sono diventato quello che sono è anche grazie a lui e alla sua stima nei miei confronti. L’ho conosciuto che ero veramente molto giovane, non avevo neanche la patente di allenatore e anche lui era un neofita del settore. Siamo veramente cresciuti insieme e lui mi ha dimostrato stima e fiducia incondizionata fin dal primo giorno, è stato il primo per cui sono andato a comprare puledri alle aste e con lui ho intrapreso la vera carriera di allenatore. Avevamo un legame molto solido, non mi sono mai sentito giudicato, mai criticato, mai in discussione ma sempre compreso, sempre appoggiato. Posso dire che abbiamo vinto e perso insieme negli anni della nostra esperienza e in questo mondo non è cosa così scontata. Gli ero veramente molto legato, per anni ci siamo sentiti tutti i giorni al solito orario e le nostre chiacchierate mi hanno lasciato veramente tanto. Una persona di cui ho una stima infinita, insieme avevamo Omaticaya e ci siamo tolti molte soddisfazioni. Non ho avuto mai il coraggio di dirgli queste cose, ne approfitto oggi, pubblicamente, dalla pagina della sua rubrica per dirgli grazie Enrico Mangili, grazie di tutto!".

Adesso siamo noi a ringraziare Vincenzo Fazio per la sua cortese ospitalità e genuinità, dopo questa bellissima e

sincera intervista abbiamo la consapevolezza che con lui i cavalli sono in buonissime mani. Ci saranno altre occasioni per approfondire la conoscenza e la sua professionalità, almeno ce lo auguriamo. Buona corsa dei Parioli!

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