Letteratura

Il "fantastico" Kurt Caesar dal multiforme ingegno

Un volume raccoglie le più belle copertine che il grande illustratore realizzò per la popolare rivista di fumetti

Il "fantastico" Kurt Caesar dal multiforme ingegno

Il mio primo incontro con Kurt Caesar (1908-74) non avvenne tramite i fumetti, ma grazie alla copertina di una rivista in cui sullo sfondo di un cielo scuro si stagliava un missile multicore che puntava in alto verso una luce lontana... Avevo tredici anni e mezzo, era il settembre 1957, quello del lancio dello Sputnik, ero a Fregene, una località balneare vicino Roma (le scuole allora iniziavano a ottobre...) e in un chioso vidi esposta una rivista con quella affascinante copertina. Si chiamava Oltre il Cielo con quella tipica «E» dalle quattro stanghette, e la comprai subito, e la continuai a comprare per tutti i suoi 155 fascicoli sino al 1974, frequentai la redazione che il destino volle si trovasse a due-tre fermate di tram da casa mia, conobbi i direttori e nel 1961 vi iniziai a scrivere i miei primi articoli e racconti, fino a curarne nella fase conclusiva della sua vita editoriale, anche la sezione di narrativa.

Per me da quel momento in poi Kurt Caesar l'ho quasi solo e quasi sempre identificato con la fantascienza e la tecnologia: astronavi, aeroplani, mezzi corazzati, navi e sommergibili, automobili sperimentali, appunto tecnologie di ogni genere. E anche, aggiungo, fanciulle affascinanti, come quella che disegnò per il n. 2 del quindicinale di astronautica, missilistica e fantasie scientifiche diretto da Armando Silvestri e Cesare Falessi, i due pionieri di questo genere letterario anche se in molti lo dimenticano: la rivista pubblicò più racconti italiani di fantascienza di ogni altra nel corso della sua esistenza, circa 400.

Così Caesar, che ha disegnato di tutto e di più sin dall'inizio della sua carriera, come dimostrano le copertine e i fumetti realizzati per il periodico per ragazzi Il Vittorioso, è rimasto per lungo tempo nel mio immaginario come l'illustratore di science fiction per eccellenza, anche perché io, sempre fuori dalla regole, sono approdato a Urania solo nel maggio 1960. Ricordo bene il primo numero della collana che comprai in edicola: I superstiti di Ragnarok di Tom Godwin che mi impressionò moltissimo come trama, assai meno per la sua banale copertina. Infatti, da un pezzo non erano più quelle di Kurt Caesar ma quelle, assai meno suggestive, di Carlo Jacono. I «Romanzi di Urania», per non parlare addirittura di Urania rivista, quelli sì con le copertine di Caesar, me li andai a cercare uno a uno frugando sulle bancarelle o nei negozietti dell'usato.

Le copertine di Caesar su Urania erano veramente affascinanti per immagini, colori e, diciamo, profondità spaziale. Ecco il motivo per cui i direttori di Oltre il Cielo si rivolsero inizialmente a lui perché fra i disegnatori italiani dell'epoca era il migliore e più noto in questo ambiente, anche se però non molto tempo dopo la rivista, per motivi di opportunità, dovette abbandonare le copertine schiettamente fantascientifiche. Nel frattempo era comunque subentrato un altro artista, singolare, stilisticamente eclettico e versatile come Massino Jacoponi, scomparso tragicamente e immeritatamente dimenticato.

Ma Caesar sapeva disegnare perfettamente di tutto, e me ne resi conto quando ci fu la splendida occasione di realizzare il volumone dedicato alla avventure di Romano, impropriamente chiamato sempre Romano il legionario solo perché la sua prima storia ambientata dorante la guerra di Spagna s'intitolava, appunto, Il legionario. Anche lì Caesar fece sfoggio della sua abilità tecnica disegnando alla perfezione gli aerei dell'epoca e che poi sul finire della saga trasformò in mezzi «fantascientifici», astronautici ante litteram.

La versatilità immaginifica ma realistica (non è una contraddizione in termini!) dell'artista la si vede nelle copertine per Il Vittorioso, sempre oscillanti tra precisa ricostruzione della realtà e fantasia spinta all'estremo. Il Vittorioso era un settimanale per ragazzi di area cattolica e in esso l'artista dispiegò tutte le sue risorse spesso d'avanguardia considerando che in quel periodo non si parlava ancora a livello popolare di viaggi spaziali che evidentemente a lui interessavano parecchio, come si vede nell'astronave del luglio 1951 o nei «transatlantici del celo» del settembre 1951 o il velivolo a decollo verticale del novembre 1951. Colpisce soprattutto la copertina del novembre 1950 che illustra il «cineromanzo» I pionieri di Venere con un automa che sembra anticipare quello del famosissimo film Ultimatum alla Terra del 1951 diretto da Robert White.

Si tenga presente che la fantascienza vera e propria, cioè con tale nome in precedenza inesistente, fece la sua comparsa ufficiale nelle edicole italiane con Urania rivista e i «Romanzi di Urania» in precedenza citati, solo nell'ottobre-novembre 1953 con copertine proprio a sua firma e che quindi quelle del Vittorioso di due anni prima erano qualcosa di assolutamente nuovo per i giovanissimi lettori del quei tempi.

Ma c'è anche il Caesar naturalista che raffigurava pesci (settembre 1951) e serpenti (luglio 1953); c'è il cronista di attualità con l'incidente ferroviario (luglio 1951) e il soccorso in montagna con elicottero (luglio 1951), ma anche il giro d'Italia (maggio 1951) e le Olimpiadi di Helsinki (supplemento giugno 1952); e ci sono le sue ricostruzioni storiche con la corsa delle bighe (giugno 1951), dei cavalieri medievali (agosto 1951) e la fine di Pompei (agosto 1952) e quelle etnografiche con il suggestivo guerriero pellerossa del West americano (luglio 1951), e giungere poi alle scene giocose (È arrivata la neve! febbraio 1951), È Carnevale! (febbraio 1952), così diverse da tutte le altre che sembrano eseguite da un altro artista.

Insomma, i ragazzini degli anni '50, che erano nati prima o durante la guerra, trovavano sulle copertine del settimanale cattolico di tutto e di più grazie a Caesar: dal dramma alla scena familiare, dalla cronaca alla storia, con un occhio al passato ed uno al futuro. Sarebbe interessante sapere se l'idea della copertina gli veniva suggerita dalla redazione, oppure la decideva lui stesso magari in base ai rimandi del temi che erano lì esplicitati. Chissà? Importante è comunque il risultato che ancora ci affascina dopo settant'anni..

.

Commenti