Politica estera

"Rischia il carcere": così il giudice risponde alle provocazioni di Trump

Una nuova multa da 1000 dollari per Donald Trump, reo di aver violato il "gag order". E il giudice avverte: "Dopo, c'è solo l'arresto"

"Rischia il carcere": così il giudice risponde alle provocazioni di Trump

Ascolta ora: ""Rischia il carcere": così il giudice risponde alle provocazioni di Trump"

"Rischia il carcere": così il giudice risponde alle provocazioni di Trump

00:00 / 00:00
100 %

Gli appassionati della saga giudiziaria di Donald Trump non restano mai a bocca asciutta in questi mesi. A far montare le polemiche, ancora una volta, le levate di testa dell'ex presidente, questa volta a proposito del caso di hash money legato alla pornostar Stormy Daniels.

La seconda multa per Trump in due settimane

Il giudice incaricato del processo lo ha nuovamente multato di 1.000 dollari per aver infranto l'ordine di silenzio, annunciando di stare valutando la possibilità di incarcerarlo, dato che le sanzioni economiche non sembrano funzionare. "L'ultima cosa che voglio è metterti in prigione", ha detto il giudice Juan M. Merchan all'ex presidente, "Ma alla fine ho un compito da svolgere". Il giudice ha riferito a Trump che la sua continua violazione dell'obbligo di tacere, che gli proibisce di attaccare pubblicamente testimoni, pubblici ministeri e giurati, è un "attacco diretto allo stato di diritto" e che non può permettere che le cose proseguando in questo modo.

Un teatrino senza fine, nel quale Trump alza sempre più l'asticella dell'insolenza e i giudici cercano di non arrivare a soluzioni estreme che potrebbero "martirizzarlo". In sole due settimane, è già la seconda volta che il giudice accusa The Donald colpevole di oltraggio. La settimana scorsa, lo aveva multato con una pena di 9.000 dollari poichè diverse dichiarazioni pubbliche sul suo social network, Truth Social, e sul sito web della sua campagna in cui attaccava i testimoni che partecipavano al processo. E siamo solo alla quarta settimana del processo: oggi prenderà la parola Jeffrey McConney, che ha lavorato come contabile aziendale presso la Trump Organization e, secondo l'accusa, ha contribuito a organizzare il rimborso di un pagamento di 130.000 dollari a Daniels.

L'altra multa ai danni di Trump, la scorsa settimana

Il giudice aveva imposto a Trump un "gag order", un "silenzio restrittivo", durante tutta la durata del processo, imponendo all'imputato Trump di commentare a viva voce o sui social atti e persone relative al processo. Una restrizione imponente per un uomo come The Donald, ma soprattutto per un candidato alla Casa Bianca. Così, il 30 aprile scorso, erano fioccati i primi 9000 dollari di multa, mille per ogni violazione compiuta. Se i pubblici ministeri avevano rintracciato 10 papabili post online ritenuti "commenti" al processo, il giudice ha riconosciuto 9 violazioni dell'ordine di non criticare i giudici, i testimoni o altri partecipanti al processo.

I post, pubblicati tra il 10 e il 17 aprile, includevano un articolo che bollava il suo ex avvocato Micheal Cohen-testimone di spicco nel processo-un "bugiardo seriale". Un altro post citava un esperto di Fox News che sosteneva che "attivisti liberal sotto copertura" erano riusciti a intrufolarsi nella giuria. Di fronte a questa ripubblicazione, Trump si era difeso argomentando come il contenuto non fosse il suo, essendosi meramente limitato a ricondividerlo. La questione di lana caprina non è tuttavia bastata per evitare di incorrere in altri 1000 dollari che hanno chiuso il pacchetto di 9000.

Trump può davvero essere arrestato?

"Sono l'unico candidato a essere imbavagliato", ripete come un disco rotto il candidato Trump. Ma a nulla è valsa la tesi del suo avvocato Todd Blanche che vorrebbe far rientrare alcune dichiarazioni del proprio assistito nella categoria "risposte ad attacchi politici". Affermazioni che nulla avrebbero a che fare con il processo, ma che turberebbero il corretto svolgimento della campagna elettorale più bislacca di sempre.

Ma la domanda vera è: Trump rischia davvero il carcere? Intestarsi questo primato provocherebbe tale scompiglio nel panorama giudiziario Usa che qualsivoglia giudice preferirebbe evitare a ogni costo il caso limite. Tuttavia, c'è chi già si interroga su dove potrebbe essere condotto The Donald, se in quel di Rikers Island a New York oppure se lo status di candidato richiederebbe una certa indulgenza, che potrebbe conferirgli gli arresti domiciliari nella dorata Trump Tower. Resta, tuttavia, che in qualità di ex presidente, Trump rimarrebbe sotto la protezione dei servizi segreti.

Questo gli impedirebbe di proseguire la campagna elettorale? Affatto.

Commenti