Guerra in Ucraina

In Italia l'ombra dell'escalation sugli equilibri della maggioranza

Le possibili conseguenze a catena. Salvini attacca Macron e polemizza con Tajani. L'azzurro: mai con Afd. Domani Meloni vede Stoltenberg

In Italia l'ombra dell'escalation sugli equilibri della maggioranza

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Lentamente e per certi versi sottotraccia, l'ombra di un eventuale inasprimento della guerra tra Russia e Ucraina sta agitando le acque della maggioranza. E, soprattutto, rischia di complicarne la navigazione dopo le elezioni Europee del 6-9 giugno, quando prima i capi di Stato e di governo dei 27 e poi il nuovo Parlamento Ue dovranno indicare il futuro presidente della Commissione europea. Tutti passaggi su cui rischia di scaricarsi la distanza di approccio tra i tre leader della coalizione di governo, con Giorgia Meloni e Antonio Tajani da una parte e Matteo Salvini dall'altra. Tensioni che la premier potrebbe peraltro dover gestire durante un altro passaggio importante e delicatissimo come il summit del G7 in programma in Puglia tra il 13 e il 15 luglio sotto la presidenza italiana.

Un'intensificazione della guerra scatenata da Mosca contro Kiev, infatti, rischia di ridurre e non di poco il perimetro all'interno del quale può muoversi una maggioranza, sia in Italia che in Europa. Ancora ieri Salvini ha polemizzato con Emmanuel Macron che qualche giorno fa ha evocato la possibilità di un intervento di terra nel caso la Russia sfondasse le linee del fronte ucraino e si avvicinasse a Kiev. «Chi parla di mandare i nostri figli a morire in Ucraina è pericoloso e va fermato», dice il leader della Lega. Che prima definisce il presidente francese un «guerrafondaio» e poi pizzica gli alleati. «Se certa politica italiana, ahimè anche di centrodestra, preferisce Macron alla Le Pen...», dice. E gli fa eco il vicesegretario del Carroccio, Andrea Crippa, che chiede a Ue e Nato «un cambio di passo e la volontà politica di dialogare con la Russia». Posizioni che sono coerenti con la scelta di candidare alle Europee il generale Roberto Vanncci, nel suo libro Il mondo al contrario grande elogiatore delle politiche russe sull'immigrazione e sulla sicurezza e critico sull'invio di armi all'Ucraina.

È chiaro che i distinguo di oggi diventerebbero ben più rumorosi domani, nel caso si verificasse lo scenario evocato ieri dal ministro della Difesa Guido Crosetto in un'intervista a Il Messaggero: «L'Europa non può accettare che Putin arrivi fino a Kiev». Insomma, per quanto sia ancora un'ipotesi lontana, è evidente che esiste una concreta preoccupazione se sia Macron che Crosetto parlano pubblicamente dell'eventualità che Mosca acceleri. Antonio Tajani getta acqua sul fuoco, dice che «non c'è pericolo di guerra» e che l'Italia «non invierà soldati sul campo». Ma il ministro degli Esteri risponde anche a Salvini sulla questione alleanze: «Noi siamo nel Ppe e non faremo mai accordi con Afd perché è alternativo al nostro modo di pensare». Una frecciata al leghista, che nel gruppo di Id milita insieme all'ultra-destra tedesca. E proprio Tajani il 13 maggio aprirà a Roma la campagna elettorale di Forza Italia in compagnia di Ursula von der Leyen, la presidente della Commissione Ue in quota Ppe che spera in una riconferma.

Il governo, intanto, per bocca di Crosetto conferma il nuovo pacchetto di aiuti militari per Kiev. E domani mattina Meloni - che oggi sarà in visita ufficiale a Tripoli, in Libia - incontrerà a Palazzo Chigi il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg.

Sul tavolo c'è il percorso dell'Italia per arrivare al 2% del Pil per le spese militari.

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