Guerra in Israele

"No al genocidio a Rafah". Israele alla sbarra all'Aja. Ma intensifica l'offensiva

Il Sudafrica chiede la fine dell'attacco alla città, dove lo Stato ebraico invia altri soldati. Voto sulle armi in Usa

"No al genocidio a Rafah". Israele alla sbarra all'Aja. Ma intensifica l'offensiva

Ascolta ora: ""No al genocidio a Rafah". Israele alla sbarra all'Aja. Ma intensifica l'offensiva"

"No al genocidio a Rafah". Israele alla sbarra all'Aja. Ma intensifica l'offensiva

00:00 / 00:00
100 %

Si discute e ci si scontra sul futuro post-bellico a Gaza, ma il conflitto è maledettamente in corso e gli ostaggi lontani dalla liberazione. «Il genocidio ha raggiunto un nuovo orribile stadio con l'operazione militare a Rafah», denunciano di fronte alla Corte internazionale di Giustizia dell'Aja i rappresentanti del Sudafrica, che chiedono al Tribunale di intervenire per ottenere uno stop immediato dell'offensiva sulla città, «per non distruggere la possibilità di ricostruire una società palestinese». Oggi la risposta di Israele in aula, secondo giorno di udienza. Ma il messaggio lo ha già recapitato il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, che ha definito «cruciale» la battaglia a Rafah per la campagna a Gaza ed è stato preceduto dal ministro della Difesa Yoav Gallant che ha annunciando, contro gli auspici internazionali, che l'operazione nella città al confine con l'Egitto «si intensificherà». L'esercito ha già inviato un'altra brigata, mentre piange altri 5 soldati, uccisi dal fuoco amico, portando a 278 il numero totale delle perdite dello Stato ebraico a Gaza.

Da Pechino, dove Putin e Xi discutono anche di Ucraina, il presidente russo e cinese rilanciano la formula «due popoli, due Stati». Dal summit della Lega araba in Bahrein, il padrone di casa, Re Al Khalifa chiede una conferenza di pace internazionale. La bozza di conclusioni del vertice dovrebbe invece lanciare un appello a schierare una forza internazionale di peacekeeping appoggiata dall'Onu nei territori palestinesi occupati. Ma la fine delle ostilità non sembra vicina, mentre tangibili sono le sofferenze dei palestinesi. Oltre 600mila civili hanno lasciato Rafah negli ultimi dieci giorni dall'ordine di evacuazione israeliano. La Mezzaluna palestinese denuncia che 15mila degli oltre 35mila morti nella Striscia sono bambini. La tensione cresce anche in Cisgiordania, dove un militare israeliano è stato accoltellato e 3 palestinesi sono morti negli scontri con i soldati dello Stato ebraico, a loro volta nel mirino di un attentato fallito a Haifa, dove in 5 sono stati travolti da un'auto e feriti. Dal Libano, Hezbollah ha rivendicato il lancio di altri 60 razzi su Israele, ammettendo di aver perso 300 in tutto «sulla strada di Gerusalemme». Gli altri integralisti dello Yemen, i ribelli Houthi, avvisano che qualsiasi nave diretta in Israele sarà colpita anche al di fuori del Mar Rosso. L'Egitto, tramite il presidente Al Sisi, accusa Israele di eludere gli sforzi per un cessate il fuoco e di usare il valico di Rafah «per rafforzare l'assedio nell'enclave». L'Anp accusa Hamas di aver dato a Israele il pretesto di attaccare Gaza, confermando la sua candidatura a governare la Striscia.

Dagli Stati Uniti, la Camera a maggioranza repubblicana lancia invece il suo segnale a Israele, confermando il pieno sostegno a Gerusalemme, e una sterzata a Joe Biden. Entro oggi voterà un disegno di legge, proposto dal Gop, che forza Washington a fornire armi a Israele.

In realtà l'Amministrazione Usa, che avevo sospeso un pacchetto di bombe a causa dei timori su Rafah, ha già notificato al Congresso la notizia di nuovi accordi da 1 miliardo di dollari con lo Stato ebraico per l'invio di armi.

Commenti