Cronaca giudiziaria

Imane Laloua, mistero senza fine: uccisa e fatta a pezzi. Resta l'ombra del satanismo

La procura di Firenze ha chiesto l'archiviazione del "caso Imane Laloua", la trentaduenne scomparsa oltre vent'anni fa i cui cadavere smembrato fu ritrovato nel 2006. Secondo quanto ipotizzato dagli inquirenti, la donna sarebbe stata vittima di un rito satanico, ma i presunti responsabili non sono mai stati individuati

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Se fosse ancora viva, oggi Imane Laloula avrebbe 51 anni. Sono invece almeno due decenni che non c'è più e per quanto l'ombra del satanismo non si sia mai dissolta, la procura di Firenze ha chiesto l'archiviazione del procedimento: troppo scarni gli elementi a disposizione degli inquirenti per poter ricostruire nei dettagli la vicenda e per poter risalire ai responsabili dell'omicidio. Questi, stando a quel che riporta oggi il quotidiano La Nazione, gli ultimi sviluppi relativi alla scomparsa della trentaduenne di origine marocchine, che stando a quanto ipotizzato sarebbe stata vittima di un rito satanico. La giovane arrivò a Montecatini Terme nel 1995 e negli anni successivi si sposò con un connazionale trasferendosi a Prato. Un rapporto caratterizzato da alti e bassi fino a quando, nel 2003, Imane scomparve letteralmente nel nulla: di punto in bianco, non fece più avere sue notizie. Fu la madre a denunciarne la sparizione nel settembre di quell'anno e la sua scomparsa ebbe ampia risonanza: anche la trasmissione televisiva Rai "Chi l'ha visto?" si occupò della storia, ma le indagini non non riuscirono lì per lì a far luce sul mistero.

Fino a quando, nel giugno del 2006, un camionista fermatosi nella piazzola di sosta dell'Autosole all'altezza di Barberino di Mugello notò due borse di plastica abbandonate nella boscaglia ai margini della carreggiata. E con orrore, scoprì che contenevano resti umani: in una busta c'erano ossa scarnificate, ossia cinque vertebre, le parti inferiori di gambe e braccia e gli omeri legati con uno spago. Nella seconda le parti molli di quello stesso cadavere che, come confermato dalle successive analisi, era quello di Laloua. Furono tuttavia necessari altri undici anni per arrivare a questa conclusione, analizzandone i resti tramite l'esame del Dna: la conferma arrivò infatti nel 2017, ma secondo il consulente medico-legale la morte della donna risaliva a circa due anni prima del ritrovamento. Fin da subito, la squadra mobile di Firenze, ipotizzò la pista del satanismo: un sacrificio umano nelle campagne fiorentine, un rito violento e occulto, di cui ancora oggi non si conoscono i colpevoli. La procura fiorentina aprì un fascicolo d’inchiesta per omicidio volontario e occultamento di cadavere e gli investigatori hanno cercato in tutti i modi di far luce su un mondo di tenebre e violenza, senza però ricavarne risposte concrete.

La prima inchiesta, avviata quando non si conosceva ancora l'identità del cadavere, andò avanti sulla base di un sacrificio umano descritto da una ragazza di 16 anni di Prato sul suo diario. L'adolescente, nel 2004, scriveva di aver compiuto sevizie e violenze su una donna prelevata in strada insieme ad un amico. All'epoca frequentava un gruppo di ragazzi simpatizzanti dell’area dark metal del capoluogo pratese che si ritrovavano, fra l’altro, nell’edificio abbandonato del collegio Cicognini, visitato di notte da gruppi dediti al satanismo. Non emersero tuttavia mai prove convincenti a tal punto da collegare le ossa al sacrificio descritto dalla ragazzina, che sosteneva, peraltro, di aver soltanto dato sfogo a una sua fantasia.

Il caso fu riaperto sette anni fa, a seguito del riscontro del test del Dna. Ma nonostante gli inviti a parlare rivolti dal procuratore agli eventuali testimoni, nessuno si è mai fatto avanti. E il mistero si appresta a chiudersi senza soluzione.

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