Cronaca giudiziaria

L'ultimo sfregio: la festa del boss mafioso nella chiesa dove riposa Falcone

Per i palermitani la chiesa di San Domenico è il Pantheon dove riposano i siciliani illustri. Nei giorni scorsi le nozze d’argento di una coppia di mafiosi

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Lui abito scuro, con gilet, pochette e cravatta color madreperla, lei abito bianco scollato lavorato con tessuto di pizzo e bouquet di rose rosse. La coppia d'oro delle famiglie mafiose palermitane, Tommaso Lo Presti, detto "il grosso", per distinguerlo dall'omonimo detto "il lungo", e la moglie Teresa Marino, ha festeggiato in grande stile, con amici e familiari l'anniversario dei 25 anni di matrimonio il 15 aprile scorso. Entrambi hanno festeggiato le nozze d'argento nel Pantheon dei siciliani illustri, la Chiesa di San Domenico, che accoglie le spoglie di Giovanni Falcone. Un luogo sacro per i palermitani, qui dove si è tenuto il funerale di Giovanni Falcone, della moglie e magistrato Francesca Morvillo e degli uomini della scorta, rimasti uccisi dalla strage di Capaci del 1992. La Chiesa di San Domenico dieci anni prima nel 1982 era stato anche il luogo di funerali di Stato per il prefetto Carlo Alberto Dalla Chiesa.

Le nozze d'argento

Il boss Lo Presti era stato scarcerato da poco dopo una dozzina di anni di carcere, e con la moglie, anche lei condannata per mafia, aveva deciso di fare festa per il venticinquesimo, prima con una Messa in questo luogo suggestivo e simbolico e poi con alcuni neomelodici in una villa privata. La coppia a rulli di vertice attivi nella cosca mafiosa di Porta Nuova. "penso che le nozze d’argento del Boss Lo Presti con la consorte celebrate davanti alla tomba di mio fratello siano state un’offesa nei confronti sia di mio fratello Giovanni che dell’intera città di Palermo: San Domenico é due volte sacra, per la chiesa e per la comunità perché qui riposano i palermitani più illustri e che sono d’esempio per tutti. I mafiosi sono assassini e spietati criminali e se i boss tentano con l’arroganza e il cattivo gusto di accreditarsi agli occhi della comunità noi risponderemo chiaramente con la cultura e con l’impegno. I religiosi di San Domenico non si sono resi conto dell’errore che stavano per compiere. Tuttavia, credo sempre nella buona fede dei Domenicani, molto colti e attenti al valore della memoria. Questa pagina molto brutta si chiuderà il 23 maggio prossimo con una affollatissima, bella e sentita funzione religiosa a San Domenico per ricordare le vittime della strage di Capaci e idealmente tutte le vittime di mafia”, ha detto Maria Falcone

Il rettore: "Non sapevo chi fossero"

Il rettore di San Domenico, padre Sergio Catalano, assicura di avere saputo solo dopo, leggendo solo sul Palermo Today chi fosse la coppia e che l'offerta ricevuta dal boss non sarà restituita, ma utilizzata per "fare del bene a chi ne ha bisogno". "Le verifiche non spettano a noi - aggiunge - ci sono organi istituzionali che devono farlo". Ma questo non sembra bastare a chi si è sentito ferito e c'è chi parla di "grave sfregio alla memoria e alla città" e punta il dito anche contro certi settori della Chiesa non ancora netti nei loro comportamenti.

Il boss e i problemi con la giustizia

Dopo l'arresto di Lo Presti, 48 anni, nell'operazione Iago nel 2014, gli investigatori scoprirono il ruolo della moglie che il giudice che l'ha condannata descrive così: "Teresa Marino durante il periodo della sua detenzione domiciliare (in concomitanza con quella carceraria del marito), riceveva presso la sua abitazione tutti gli esponenti di spicco del mandamento mafioso di Porta Nuova e impartiva loro indicazioni e direttive proprie e del marito, condividendone le strategie criminali.

I sodali mafiosi dell'organizzazione, inoltre, si rivolgevano alla donna anche per dirimere questioni e tensioni interne al sodalizio".

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