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Antifascisti immaginari

Il fascismo non era uno spettacolo teatrale. Non era finzione

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Il fascismo non era uno spettacolo teatrale. Non era finzione. È da parecchio tempo che qui in Italia invece viene evocato a caso, come uno spauracchio, come un fantasma eterno, come una camicia nera da far indossare al «nemico» di turno.

L'idea è che il fascismo si nasconde nelle storie di famiglia, come un virus mai debellato nella profondità delle coscienze, pronto a riaffacciarsi ogni volta che la cultura di sinistra subisce un affronto elettorale. È il segno di una malattia, che arriva dal basso, come un'anomalia inaccettabile che emerge tra le pieghe della democrazia. È compito quindi di questa influente setta neoplatonica correggere l'errore, mettendo in scena «l'allarmi son fascisti». La democrazia non è più democrazia, ma lo strumento subdolo dell'invasione degli ultracorpi. Il fascismo è già tra noi, al potere, e chi si ostina a negarlo è complice o mentecatto. Le prove? Sono nell'aria. È un clima che si respira. Se poi il solerte funzionario Rai ci mette del suo ecco che il buon Antonio Scurati si ritrova santo, martire e profeta nelle piazze del 25 aprile. Scurati sembra quasi Matteotti. È un paragone che lui non fa, ma che intorno al suo nome gira di giorno in giorno.

A me piacerebbe parlare di Antonio Scurati solo per i suoi romanzi. Se ne scrivo adesso è solo per una curiosità, un sospetto, una domanda. Non è che si sta sceneggiando un antifascismo immaginario? Non è un'accusa. È un dubbio. Mi sembra di vedere troppi partigiani a cui il destino ha negato lo straccio di un regime. La resistenza come finzione, come gioco di ruolo. Chi sono allora gli orfani del fascismo? Chi non riesce a lasciare il Novecento?

Il timore è che questo antifascismo di maniera stia dando un'idea annacquata del fascismo. È una fiction. Si parlava di fascismo eterno già con Berlusconi, che per tre volte ha lasciato Palazzo Chigi, due volte sconfitto da Prodi, la terza con il foglio di via del presidente interventista Napolitano. Ora il fascismo eterno è quello di Giorgia Meloni. Ma davvero il fascismo è questo? Sinceramente. Non regge neppure il paragone con Orbán. L'Italia, con tutti i suoi difetti, è una democrazia liberale. Non vederlo è da mitomani.

Il fascismo fu una dittatura reale, non immaginaria. Lo fu non solo per quelli che il regime ha assassinato, i Matteotti, i Gobetti, i fratelli Rosselli, gli Amendola e la lista è lunga. Lo fu per chi finì in carcere o al confino per le sue idee. Lo fu per la morte prima civile e poi nei campi di sterminio per gli ebrei, per i rom, per i dissidenti. Lo fu anche per chi semplicemente non poteva più lavorare senza la tessera del partito fascista. Fingere di vivere sotto un regime quando si è in democrazia non è solo falso. È una farsa irrispettosa per i veri antifascisti.

È una pagliacciata della memoria.

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