Europa

Bomba in Francia, spari in Svezia. È allarme antisemitismo nell'Ue

Molotov contro una sinagoga a Rouen. Ucciso l'assalitore, già stato segnalato alle autorità. Paura all'ambasciata israeliana di Stoccolma: un 14enne tra gli arrestati

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La comunità ebraica «deve sapere che è protetta». Dopo l'ennesimo attacco a una sinagoga, dalla «chiara matrice antisemita», il ministro dell'Interno francese Darmanin si affaccia davanti alle telecamere. Ma è difficile portare conforto dopo lo shabbat di terrore andato in scena ieri mattina a Rouen, in Normandia; specie in un clima di crescente allarme in tutta Europa.

Dai campus universitari ai luoghi di culto o di rappresentanza diplomatica, nel mirino ci sono gli ebrei, i loro simboli. Case e persone. Secondo le ultime rilevazioni, in Germania c'è stato un balzo del 320% dopo gli attacchi di Hamas in Israele, documenta l'osservatorio tedesco sull'antisemitismo (Rias), e del 100% in Spagna, Francia e Regno Unito; messaggi d'odio, violenze verbali e aggressioni fisiche pari a quelle dei tre anni precedenti messi insieme, calcola per la Francia il Consiglio delle istituzioni ebraiche d'Oltralpe (Crif). Aumenti analoghi in Italia, Spagna, Austria, Gran Bretagna, nord Europa. E ieri a Stoccolma decine di perquisizioni e arresti, dopo la sparatoria di giovedì nei pressi dell'ambasciata di Israele. Tra i fermati, anche un 14enne. Ma se in quel caso la natura della violenza è da accertare, quanto accaduto ieri a Rouen proietta il fantasma dell'odio contro gli ebrei a livelli sempre più espliciti.

«Nessuno può negare questa ondata di antisemitismo, e nessuno può negare che gli ebrei francesi rappresentino solo l'1% della popolazione, ma che oltre il 60% degli atti antireligiosi sono antisemiti», sono state le parole del premier francese Attal pochi giorni fa, citando i 366 atti antiebraici nel primo trimestre del 2024, un aumento del 300% rispetto ai primi tre mesi del 2023. La Conferenza sulla lotta all'antisemitismo ha permesso di confermare Oltralpe la portata di quest'odio. Che corre sui social, o peggio resta impresso nelle agghiaccianti testimonianze delle vittime: una bambina ha raccontato che una compagna di classe si è rifiutata di condividere il banco con lei perché ebrea, una giovane donna ha denunciato insulti subiti in metropolitana, una studentessa ha perfino riferito d'essere stata presa di mira con un saluto nazista nel suo ateneo. Davanti a una cittadinanza sotto choc, Darmanin ieri ha provato a condire il dramma con i numeri degli schedati pericolosi già espulsi: più di 1.600 da gennaio. «La minaccia terrorista è molto forte in Francia e in Europa». Ma gli si chiede conto del protagonista del gesto: algerino, 29enne, non aveva titolo per stare in territorio francese. Il sistema gli aveva concesso un mese di tempo per lasciare la Francia volontariamente, con un foglio di via, invece si è dileguato colpendo infine un bersaglio religioso con una bottiglia incendiaria, arrampicandosi sul tempio e tentando di darlo alle fiamme.

Solo la chiamata ai pompieri da parte di un dirimpettaio della sinagoga, che vede del fumo uscire dalle finestre e allerta le forze dell'ordine perché l'uomo stringe a sé una barra di ferro e un coltello di 25 cm, evita il peggio. Il fuoco viene spento, l'assalitore neutralizzato da un agente 24enne (sarà decorato perché «ha salvato delle vite»). Ma le polemiche si accendono, perché l'algerino aveva chiesto nel 2022 un permesso di soggiorno come «straniero malato». Domanda bocciata, da un medico.

Grazie a un ricorso (respinto a fine gennaio) era quindi rimasto nell'ombra. Ricercato dalla polizia, non schedato dagli 007. E con una patente in tasca. Se fosse stato arrestato, ha spiegato Darmanin, sarebbe stato certamente rimpatriato.

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