Guerra in Israele

"Entreremo a Rafah con o senza accordo". Netanyahu ribadisce la linea dura contro Hamas

Il premier israeliano ha promesso la vittoria totale contro i terroristi. Svelati i termini dell'intesa tra Tel Aviv e i terroristi: due fasi, tregua di dieci settimane e liberazione degli ostaggi in cambio di prigionieri palestinesi

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Nell’attesa di una risposta da parte di Israele e Hamas sulla proposta di tregua mediata da Egitto, Qatar e Stati Uniti, il premier Benjamin Netanyahu ha ribadito ancora una volta la linea che ha intenzione di seguire. “Entreremo a Rafah e annienteremo tutti i battaglioni di Hamas presenti lì, con o senza un accordo, per ottenere la vittoria totale”, ha dichiarato il primo ministro durante un incontro con i familiari degli ostaggi e dei caduti del Forum Hagvura e del Forum Tikva.

L'idea che porremo fine alla guerra prima di raggiungere tutti i nostri obiettivi è inaccettabile”, ha sottolineato Netanyahu, vanificando dunque le speranze della comunità internazionale sulla sospensione dell’offensiva delle Idf contro la città al confine con l’Egitto, già pianificata da tempo e rimandata più volte. "L'evacuazione della popolazione da Rafah è già iniziata", ha aggiunto il premier, spiegando che l'invasione della città avverrà presto e che è sostenuta da tutti i ministri. I media israeliani, inoltre, hanno riferito che il leader di Tel Aviv ha definito "estremamente bassa" la possibilità di un accordo con Hamas. Pare dunque che all'interno dell'esecutivo israeliano abbia prevalso la linea dura dei partiti di estrema destra, favorevoli ad un attacco all'ultimo bastione dei terroristi nella Striscia.

La proposta d’intesa rimane comunque ancora sul tavolo e il Wall Street Journal ne ha diffuso i dettagli. La bozza, che Israele ha aiutato a formulare ma non ha ancora accettato, prevederebbe due fasi: la prima implicherebbe il rilascio di 20 ostaggi nel giro di tre settimane in cambio di un numero imprecisato di prigionieri palestinesi, mentre la seconda includerebbe un cessate il fuoco di dieci settimane, durante le quali le due parti dovranno accordarsi per un rilascio più ampio dei cittadini ebraici rapiti il 7 ottobre e per una pausa dei combattimenti che potrebbe durare fino a un anno. La proposta è stata definita “straordinariamente generosa” dal segretario di Stato americano Antony Blinken, che ha invitato Hamas ad accettarla rapidamente. L’organizzazione terroristica ha risposto alle dichiarazioni del numero due della Casa Bianca, affermando che non vi è nulla di “generoso” nel fermare gli attacchi che hanno ucciso migliaia di civili palestinesi. “L'attacco in sé è un crimine, quindi quando si ferma un crimine non si può affermare che sia un'azione generosa da parte israeliana”, ha dichiarato ad Al Jazeera il funzionario del movimento Osama Hamdan.

La retorica di entrambe le parti, dunque, è rimasta infuocata e ciò che avverrà nelle prossime settimane sarà deciso durante i negoziati.

Nel frattempo, le Idf hanno approvato i piani per attaccare Rafah, ammassato carri armati al confine Sud della Striscia e eretto campi profughi nella zona di Khan Younis, dove decine di migliaia di palestinesi si sono rifugiati per sfuggire alla potenziale invasione della città.

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