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Nba, come sarà il nuovo campionato? Ecco cosa cambia e perché

La regular season, che inizia stanotte con la sfida tra Jokic e LeBron James, vedrà alcune modifiche al regolamento ad un torneo che assomiglia alla Champions League. Quali sono i cambiamenti e come si giocherà la prima Nba Cup

Nba, come sarà il nuovo campionato? Ecco cosa cambia e perché
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La lunga attesa per gli amanti della lega di basket più spettacolare del pianeta è finalmente finita. Nella notte tra martedì e mercoledì la lunga e massacrante regular season della Nba avrà finalmente inizio a Denver, dove a partire dall’1.30 italiana i Nuggets di Nikola Jokic incroceranno le spade con i Los Angeles Lakers di LeBron James. Se non avete seguito le discussioni in corso dall’altra parte dell’Atlantico, potrete rimanere sorpresi di fronte ad alcuni dei cambiamenti che la lega ha deciso di effettuare a partire da questa stagione. Vediamo quindi le modifiche al regolamento e le risposte a due dei problemi più gravi che hanno perseguitato il campionato più bello al mondo da qualche anno a questa parte.

Niente più "flopping"

Uno dei problemi che stanno più sullo stomaco agli amanti del basket di una volta è il fatto che molti campioni di basket abbiano preso l’abitudine di esagerare parecchio le conseguenze dei falli subiti, sia per infiammare il pubblico che per convincere gli arbitri a punire gli avversari. Chi segue il calcio sa bene come i tuffi in area di rigore siano all’ordine del giorno, ma nella pallacanestro la simulazione è un fenomeno piuttosto nuovo, tanto da meritare un soprannome ad hoc, flopping. Lo scorso 12 luglio il Board of Governors della lega, dopo aver sperimentato la regola nella prima settimana della Summer League, l’ha introdotta già a partire da questa stagione.

Brown Knicks Celtics

La modifica è stata approvata all’unanimità dal Competition Committee, composto da giocatori, allenatori, dirigenti, proprietari ed arbitri ed equiparerà la simulazione ad un fallo tecnico, che però non conterà per la possibile espulsione. Visto che non si tratta di un fallo violento o antisportivo, gli arbitri non saranno costretti a fermare il gioco: la penalità sarà comminata alla prima occasione utile.

Come identificare la simulazione

Per evitare polemiche infinite, il board della Nba ha anche fornito indicazioni su come identificare il flopping e quando si possa parlare di vera simulazione. Il dirigente Monty McCutchen ha usato uno degli acronimi dei quali vanno matti gli americani, S.T.E.M. La reazione al contatto deve essere secondaria, teatrale e un movimento esagerato, non naturale. Per essere considerato un fallo, gli arbitri dovranno identificare tre caratteristiche base: il simulatore dovrà aver percorso una distanza considerevole, agitare in maniera eccessiva le braccia e mettere a rischio la sicurezza degli avversari.

Bucks Lakers

Le indicazioni fornite agli arbitri sono piuttosto precise, ma l’Nba sembra davvero decisa a combattere questo fenomeno, tanto da prevedere che questi falli possano essere puniti anche con la prova televisiva. Se il fallo sarà individuato dopo la fine della partita, il giocatore sarà multato di 2mila dollari, cifra certo non considerevole visti gli stipendi nella Nba. Ultima indicazione, il fatto che se la simulazione avvenga nella stessa azione di un fallo antisportivo, le due irregolarità si annullino a vicenda.

Ci sarà il secondo challenge

Il board ha poi deciso di concedere agli allenatori la possibilità di chiamare una seconda challenge nel corso di una partita per forzare gli arbitri a controllare un’azione alla moviola. La questione circola da parecchio tempo nel basket ma la Nba finora aveva preferito conservare la fluidità del gioco, evitando le pause necessarie per rivedere le azioni al monitor. Da quest’anno, invece, gli allenatori potranno chiamare un secondo challenge nel corso della partita per decidere di rivedere un’azione importante.

Giannis Bucks Lakers

Per evitare di "bruciare" troppi timeout la lega ha precisato che la prima volta che verrà chiamata la challenge, in caso di chiamata a favore, non sarà addebitata una pausa. Nel secondo caso, invece, si applicheranno le regole in vigore finora. Sarà quindi una soluzione di compromesso per evitare troppe pause ma concedere agli allenatori la possibilità di intervenire in momenti critici della partita. Magari non avrà la stessa importanza di un rigore o un’espulsione nel calcio ma è comunque un passo avanti contro le troppe polemiche sempre più frequenti nel basket professionistico.

Niente più load management

La seconda regola importante in questa nuova stagione Nba interessa uno dei fenomeni più controversi del basket moderno, ovvero l’abitudine di far riposare per troppe partite durante la lunga stagione regolare per evitare infortuni prima dei playoff. La lega si è resa conto che non avere in campo i campioni più amati per un terzo della regular season stava diventando un problema sia dal punto di vista degli ascolti televisivi che delle presenze nei palazzetti. La contromisura prevista è semplice: per essere considerati per i titoli individuali, dall’inserimento nelle squadre dell’anno all’importantissimo Mvp, i campioni dovranno giocare per un minimo di 20 minuti in almeno 65 delle 82 partite della stagione regolare.

Knicks Celtics

La regola non si applicherà in caso di infortuni gravi o in un paio di altri casi, ma è un segnale che la lega non digerisce questa pratica. Il dirigente ed ex campione Joe Dumars qualche giorno fa è stato chiarissimo: “Abbiamo studiato meglio la questione ed i dati non dimostrano che far riposare i giocatori abbia effetto sugli infortuni o l’affaticamento in generale. L’unica cosa che abbiamo verificato è come giocare due giorni di fila sia più pesante, nient’altro”.

Arriva la NBA Cup

Visto che si giocano fin troppe partite, la lega ha deciso di provare a rendere l’inizio della regular season un po’ più interessante, mettendo in palio un titolo già nelle prime settimane. La formula sarà familiare agli amanti del calcio, visto che è molto simile a quella della Champions League, con una fase a gironi seguita da gare ad eliminazione diretta fino alla finalissima che metterà in palio la prima NBA Cup. Invece di svolgersi nel corso dell’intera stagione, come succede nel caso del calcio, la scelta della lega è stata di considerare per il mini-torneo partite già in programma che si giocheranno di martedì e venerdì nel mese di novembre. Chi vincerà i sei gironi e le due migliori seconde tra i gironi dell’est e quelli dell’ovest accederanno ai quarti di finale ed eventualmente alla final four, che si giocherà dal 7 al 9 dicembre alla T-Mobile Arena di Las Vegas.

Mavericks Real Madrid

Se da un lato si strizza l’occhio ai sempre più numerosi tifosi a giro per il mondo, la nuova formula presa in prestito dalla tradizione europea è una modifica che sembra gradita ai campioni della Nba. Simone Fontecchio, nella sua intervista concessa alla Gazzetta dello Sport, rivela cosa ne pensano i giocatori degli Utah Jazz di questo nuovo mini-torneo: Se n’è parlato in squadra, sono entusiasti. Una cosa nuova stimola. Quelle di qualificazione sono normali partite di stagione regolare, ma ci sarà più attenzione e più rispetto al solito”.

Quali saranno i gironi

Questa nuova coppa, che magari farà storcere il naso ai puristi del basket a stelle e strisce, vedrà le due storiche conferences divise in tre gironi ciascuna, con le squadre raggruppate a tavolino, senza il tradizionale sorteggio scelto, ad esempio, nelle competizioni del calcio. Ad ovest, ad esempio, i Jazz di Fontecchio se la vedranno con Grizzlies, Suns, Blazers ed i Lakers di LeBron James. Il gruppo B, invece, vedrà i Nuggets di Jokic affrontare Clippers, Pelicans, Rockets ed i Mavericks di Luka Doncic. Gruppo C, invece, dedicato allo scontro tra i Warriors di Stephen Curry, Kings, Timberwolves, Thunder e gli Spurs del nuovo fenomeno Wembanyama.

Pelicans Hawks

Altrettanto affascinanti i gironi ad est, dove le favorite della vigilia eviteranno di scontrarsi fin da subito: i promettenti 76ers, ad esempio, avranno un girone non complicatissimo, con Cavaliers, Pacers, Pistons e gli Atlanta Hawks. I Bucks di Giannis Antetokoumpo, invece, dovranno vedersela con i rampanti Heat, oltre a Knicks, Wizards ed Hornets: il gruppo C, invece, vedrà i favoriti Celtics affrontare Nets, Raptors, Bulls e gli Orlando Magic di Paolo Banchero.

Una curiosità? A parte un trofeo in bacheca, l’Nba ha messo in palio incentivi finanziari piuttosto corposi: arrivare ai quarti varrà 50.000 dollari per ogni giocatore, 100.000 per chi perda in semifinale, 200.000 per chi perda la finale e mezzo milione per chi alzerà al cielo il trofeo.

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