La Buvette

Decaro, lacrime da coccodrillo

Così la sinistra ha sciolto centinaia di comuni per mafia e nessuno ha frignato

Decaro, lacrime da coccodrillo

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Decaro, lacrime da coccodrillo

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Cosa accade tra le stanze damascate dei palazzi della politica? Cosa si sussurrano i deputati tra un caffè e l'altro? A Roma non ci sono segreti, soprattutto a La Buvette. Un podcast settimanale per raccontare tutti i retroscena della politica. Gli accordi, i tradimenti e le giravolte dei leader fino ai più piccoli dei parlamentari pronti a tutto pur di non perdere il privilegio, la poltrona. Il potere. Ognuno gioca la propria partita, ma non tutti riescono a vincerla. A salvarsi saranno davvero in pochi, soprattutto dopo il taglio delle poltrone. Il gioco preferito? Fare fuori "l'altro". Il parlamento è il nuovo Squid Game.

Il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi manda gli ispettori al comune di Bari. Apriti cielo. La propaganda democratica si scatena e i protagonisti della vicenda (dopo aver indossato i panni delle vittime) urlano allo scandalo. Al complotto. “È grave!” ha tuonato Elly Schlein. “È un atto di guerra” ha detto il sindaco della città pugliese Antonio Decaro prima di lasciarsi andare ad un pianto liberatorio.

E l’ombra del sospetto si adagia sul ministro, accusato di aver usato il suo potere per fare politica. Per mera campagna elettorale. “Ma stiamo scherzando?!” commentano lapidari dal Viminale. No, purtroppo non è uno scherzo perché in via del Nazareno ci credono. Eccome. Credono al complotto, all’uso politico della commissione d’accesso in vista delle prossime elezioni. Un modo per scoraggiare gli elettori, instillare il dubbio del sospetto dicono loro. Ma loro, spesso, dimenticano.

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La storia delle commissioni d’accesso è lunga quasi tanto quanto quella della Repubblica. Partiamo dal basso, dall’ultimo governo prima dell’avvento a Palazzo Chigi di Giorgia Meloni. Mario Draghi, alla guida del Paese insieme al Partito Democratico il Movimento 5 Stelle, Italia Viva e Forza Italia, ha sciolto ben 20 comuni in 1 anno, 8 mesi e 9 giorni di governo. Mica pochi. Allora nessuno gridò allo scandalo. Eppure, alcuni dei comuni interessati erano in mano al centrodestra come quello Foggia, Puglia.

Era il 5 agosto del 2021 quando l’allora ministro dell’Interno Luciana Lamorgese (notoriamente non simpatizzante della destra) firmò lo scioglimento per mafia del capoluogo di provincia. Alla guida della città c’era il sindaco leghista Franco Landella che si dimise dopo l’arresto di alcuni consiglieri comunali. Per molti un atto dovuto, utile a ristabilire la legalità. Non solo, il governo tecnico di Mario Monti, per esempio, sciolse ben 25 comuni tra il 16 novembre 2011 e il 21 dicembre 2012. Tra questi il comune di Reggio Calabria guidato dall’allora sindaco Demetrio Arena, espressione del centrodestra, uomo dell’allora Presidente della Regione Giuseppe Scopelliti.

Il partito? Inutile dirlo, il Pdl, il Popolo della Libertà creatura politica di Silvio Berlusconi. Fu il primo capoluogo di provincia ad essere sciolto. "Un atto sofferto, fatto a favore della città" commentò l’allora ministro dell’Interno Anna Maria Cancelleri. In quel caso nessuno del centrodestra parlò di guerra, di attacco. Di atto ostile nei confronti del comune e della democrazia. Nonostante i partiti fossero in piena campagna elettorale per il rinnovo del Parlamento del 24 e 25 febbraio 2013. Un colpo duro alla coalizione centrista che dovette lavorare parecchio per riaffermarsi e ripulirsi dall’onta della mafia.

Torniamo ai governi recenti. Giuseppe Conte, nel suo secondo mandato da Premier, a braccetto con il Partito Democratico, sciolse 21 comuni in 1 anno, 5 mesi e 8 giorni di potere. Tra questi il comune di Ostuni, la città bianca, sempre in Puglia. A guidarlo nel 2021 il sindaco Guglielmo Cavallo insieme ad una coalizione di centrodestra. Per non parlare poi del governo a guida Gentiloni. Il democratico sciolse ben 25 comuni.

In totale sono 379 i comuni sciolti per mafia. A Bari, invece, si è solo insediata una commissione d’accesso e non è detto che l’amministrazione venga sciolta per infiltrazioni della criminalità organizzata.

Se il sindaco Decaro non ha nulla da nascondere perché ha così tanta paura e si rivolta contro lo Stato? Come direbbe Renzi: stia sereno.

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