La stanza di Feltri

La finta democrazia costa 50 euro a testa

Caro Francesco, neppure nel periodo dei saldi, delle svendite, anzi no, in fase di liquidazione per cessata attività, si vedono prezzi simili

La finta democrazia costa 50 euro a testa

Ascolta ora: "La finta democrazie costa 50 euro a testa"

La finta democrazie costa 50 euro a testa

00:00 / 00:00
100 %

Caro Direttore Feltri,

cosa ne pensa di quanto è venuto fuori in Puglia dove è emerso che certi esponenti locali di sinistra erano soliti comprare voti al costo di 50 euro

cadauno? Se affermo che sono schifato è poca roba, mi creda.

La prego, ci dica la sua.

Francesco Bilardi

Caro Francesco,

neppure nel periodo dei saldi, delle svendite, anzi no, in fase di liquidazione per cessata attività, si vedono prezzi simili. Per qualcuno, a sinistra, un bene dal valore inestimabile, ossia il diritto al voto, ha il costo di 50 euro. Una sorta di mercato del pesce (elettorale) o di discount politico messo in piedi da coloro che si dicono antifascisti, buoni, civili, democratici, ecologisti, femministi, globalisti e che da mattina a sera sono lì con il ditino puntato a dare dei delinquenti, fascisti, razzisti, corrotti, impresentabili, e chi più ne ha più ne metta, agli avversari politici.

E vabbè. Del resto, i moralizzatori, così come insegnava il buonanima, di recente risorto, di Gesù Cristo, non sono che sepolcri imbiancati, puliti fuori e putridi dentro. Però non mi scandalizzano tanto loro. A dire il vero, ciò che mi fa raggelare il sangue nelle vene è la condotta di quelle masse di cittadini i quali si sono fatti schedare, hanno consegnato documenti personali, prove di essere andati a votare e di avere votato così come gli era stato ordinato, il tutto per ottenere l'esecuzione del pagamento, 50 euro, utili per mangiare una pizza seduti nel locale, insomma, non una cifra consistente con la quale

la tua esistenza può capovolgersi e migliorare, o che ti permette di andare in vacanza alle Maldive o di diventare proprietario di casa.

Parliamo di un sistema che è stato replicato più volte, di una macchina perfetta che produceva migliaia di preferenze e quindi elezione sicura, un meccanismo che veniva perpetrato con sfacciataggine, arroganza, disprezzo della legge, tanto che una mole di documenti che attestavano il crimine è stata ritrovata dai carabinieri abbandonata nei cassonetti della spazzatura subito dopo le votazioni. Reati compiuti alla luce del sole, come se fosse tutto normale, lecito, opportuno.

Non sono coinvolti soltanto gli eletti che hanno acquistato i voti, ma anche la gente che quei voti è stata disponibile a cedere previo compenso.

Questa vicenda ci consegna quindi la tragica e amara fotografia del degrado di una comunità che ha fatto dei propri diritti una merce, pronta a spogliarsene davanti ad un'offerta nemmeno cospicua, bensì misera, al cospetto del più generoso offerente. Assente è una cultura giuridica e costituzionale tesa a rendere la cittadinanza consapevole che la rinuncia alle proprie libertà è rinuncia alla propria

dignità e al proprio futuro e che non c'è corrispettivo che valga tale privazione.

È su questo aspetto che mi concentrerei, al di là delle conseguenze e implicazioni prettamente giuridiche e penali, di cui si occupa la magistratura.

C'è poi un altro tipo di povertà, non soltanto quella culturale, non soltanto quella morale. Mi riferisco alla povertà economica, quella che a volte predispone a determinati comportamenti e che si accompagna sempre alla prima, tanto che le due se ne vanno sovente a braccetto. Questi elettori qui quanto devono essere stati disperati, affamati, bisognosi per giungere a piegarsi ad un baratto simile, ad una permuta tanto indecorosa?

Tale miseria deve essere combattuta.

Anche perché, come dimostra questa cronaca, ci sono soggetti privi di scrupoli che sono abili a sfruttarla a loro esclusivo beneficio e a danno della cosa pubblica.

Commenti