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Quota 10 miliardi: gli abitanti globali toccano il picco, poi la decrescita

L’apice previsto per il 2064. Le nascite diventeranno stabilmente inferiori alle morti. A fine secolo si torna a 8,8 miliardi

Quota 10 miliardi: gli abitanti globali toccano il picco, poi la decrescita

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Siamo abituati a fare i conti con scenari che stimano un continuo aumento della popolazione globale. E del resto, come si nota dai numeri, finora è sempre stato così: oggi gli esseri umani sulla Terra sono circa 8 miliardi e sono sostanzialmente raddoppiati negli ultimi 50 anni. Ma continuerà a prolungarsi questo stato delle cose?

Parrebbe di no, almeno secondo uno scenario sviluppato dall'Institute for Health Metrics and Evaluation e pubblicato su The Lancet, una delle più autorevoli riviste scientifiche al mondo. Ebbene, questo lavoro ha stimato che la crescita della popolazione continuerà a rallentare fino alla metà del secolo per poi raggiungere il picco nel 2064 a 9,7 miliardi. Dopodiché, si dovrebbe entrare in un ciclo in cui le nascite saranno stabilmente inferiori alle morti ed entro la fine di questo secolo gli abitanti dovrebbero scendere fino a 8,8 miliardi. Questo è ovviamente un conto che riguarda tutto il mondo, ma in alcune parti (tra cui l'Europa e l'Italia) l'era dello spopolamento è già iniziata. Partendo proprio dal nostro Paese, infatti, a fine secolo i cittadini italiani dovrebbero dimezzarsi passando dai 59 milioni attuali a 30,5 milioni. Il nostro tasso di figli per donna (inferiore a 1,3), infatti, è ben al di sotto del 2,1 che sarebbe necessario per mantenere l'attuale popolazione stabile. L'Europa occidentale perderà così quasi 60 milioni di cittadini, come se entro la fine di questo secolo svanisse nel nulla un Paese come l'Italia.

Il fatto è che siamo in buona compagnia. Le due nazioni più popolose della Terra, Cina e India, arretreranno vistosamente: Pechino passerà da 1,4 a 730 milioni di abitanti, Nuova Delhi da 1,4 a 1,09 miliardi. I cali più drammatici riguarderanno tra gli altri il Giappone (più che dimezzato) e la Sud Corea (-26 milioni), mentre la Lettonia perderà il 78% dei suoi abitanti. Ma anche la Russia si ridimensionerà pesantemente con 40 milioni di persone in meno. Gli Usa rimarranno sostanzialmente stabili, con un lievissimo incremento a 336 milioni, ma questo perché al di là dell'Atlantico c'è un importante tasso migratorio. Già, perché lo studio prende in considerazione non solo fertilità e tasso di mortalità, ma anche il tasso medio migratorio. Gli scienziati che hanno lavorato allo studio prevedono ben poche eccezioni, difatti l'unico tra i Paesi più popolosi che conoscerà un cospicuo aumento sarà la Nigeria che volerà da oltre 200 a quasi 800 milioni di abitanti.

Insomma, se questo dovesse essere lo scenario, andremmo incontro a un mondo dove le emissioni di gas serra almeno nella seconda metà del secolo dovrebbero calare pesantemente con la diminuzione degli esseri umani sul pianeta e, di pari passo, con l'efficientamento dei consumi energetici. Almeno sotto questo punto di vista, quindi, andrebbe letta come una buona notizia. Dal momento che si deve fare i conti con le limitate risorse naturali del pianeta che, qualora ci fosse un ulteriore aumento della popolazione, rischiano di scarseggiare sempre di più.

Un popolare parametro utilizzato per misurare questo fenomeno è il cosiddetto overshoot day, ossia una stima che va a calcolare quanto gli esseri umani impiegano a consumare le risorse che il pianeta produce in un anno. A redigerlo è una no profit chiamata Global Footprint Network, che l'anno scorso ha stimato l'overshoot day il 2 agosto. Vale a dire appena prima delle vacanze di Ferragosto. Sono tuttavia problemi che, per quanto importanti, vanno considerati anche sotto altri punti di vista e i governi dovrebbero tenerne debitamente conto quando pianificano le loro politiche. Se - tornando alla ricerca pubblicata da The Lancet - è vero che a fine secolo ci saranno due ottantenni per ogni bambino di cinque anni allora gli ultraottantenni saranno 866 milioni a livello globale.

Questo implica profonde trasformazioni anche nella dinamica dei consumi, e quindi dei tassi di crescita economica. Nei prossimi anni è destinata a esplodere la spesa sanitaria e previdenziale, non un'ottima notizia per i Paesi che hanno un importante apparato di welfare e al contempo un debito pubblico molto ingombrante. Nella fattispecie, cosa farà l'Europa con i suoi egoismi e stringenti vincoli di bilancio? L'interrogativo si porrà, in futuro, con sempre maggiore vigore, soprattutto dal punto di vista di Paesi, come l'Italia, che più saranno colpiti da questa ondata di spopolamento.

Non è un caso che il governo Meloni stia spingendo sulle politiche di sostegno alla natalità. Solo con un approccio che tenga conto al contempo di sostenibilità economica e ambientale, infatti, l'umanità potrà ambire a un futuro di prosperità.

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