Cronache

La "bomba" chimica che minaccia Genova (e che nessuno vuole)

Mentre proseguono i lavori di demolizione di ponte Morandi, Genova si divide sulla questione dello spostamento dei depositi chimici del quartiere di Multedo. Tre le soluzioni al vaglio delle autorità, ma i comitati cittadini sono sul piede di guerra

La "bomba" chimica che minaccia Genova (e che nessuno vuole)

È un momento chiave per la storia di Genova. Mentre gli occhi di tutti sono concentrati sul relitto di ponte Morandi, di cui sono iniziati da pochi giorni i lavori di demolizione, una nuova - ma vecchia - questione rischia di spaccare i delicati equilibri della città. Si tratta dei depositi chimici delle società Superba e Carmagnani, presenti ormai da decenni tra le case del quartiere di ponente di Multedo, già sede degli impianti di stoccaggio di Porto Petroli. Da anni i comitati locali lottano per lo spostamento altrove di questi depositi, nel mirino dei cittadini per il rischio che rappresentano in termini di inquinamento oltre che per possibili esplosioni legate al Porto Petroli, dove arriva e transita l'oro nero diretto nella Pianura Padana grazie a un complicato sistema di tubi e condutture.

Not in my back yard

A differenza delle giunte precedenti, il sindaco Bucci ha deciso di affrontare il problema. Problema che può essere risolto solo in un modo: spostando questi depositi. Sì, ma dove? Come spiega Repubblica, sono tre le possibili soluzioni al vaglio del primo cittadino genovese, del governatore ligure Giovanni Toti e dell'Autorità portuale: il carbonile sotto la Lanterna, un'area della Valpolcevera di proprietà di Ilva e il porto di Voltri, estrema periferia di ponente. Ma, come sempre accade in questi casi, a prevalere è la logica del Nimby.

Not in my back yard, non nel mio cortile. Neanche il tempo di presentare ufficialmente le proposte per liberare Multedo che l'Autorità portuale guidata da Paolo Emilio Signorini è stata subissata di e-mail di protesta provenienti dai quartieri potenzialmente coinvolti. Ma gli abitanti del Ponente non hanno tutti i torti. Chi è genovese sa bene che la città, nel secondo dopoguerra, è stata divisa in due tronconi. Da un lato la zona di Levante, dedicata a servizi e turismo. Dall'altro quella di Ponente, su cui sono state scaricate le servitù: discarica, porto, autostrade tra le case eccetera. Si può spiegare così la dichiarazione di guerra, a cui manca solo la firma ufficiale, annunciata sui social dai vari comitati locali. A salire sulle barricate anche il Municipio VII Ponente, uno dei pochi ancora controllati dal Pd e battagliero nella sua maggioranza di sinistra contro ogni "occupazione" del suo territorio.

L'ipotesi Pra' e la rabbia dei comitati

Soprattutto dopo l'ultimo incontro tra Comune, Regione e Autorità Portuale, in cui è stata prospettata una quarta ipotesi: Pra', il quartiere del pesto dop davanti al quale si staglia il cosiddetto VTE (Voltri Terminal Europa). L'idea, come scrive oggi Il Secolo XIX, sarebbe quella di "posizionare Carmagnani e Superba a Levante del Terminal container realizzando un riempimento a mare". Il virgolettato è del sindaco Bucci, che spiega: "La zona sarebbe quella accanto al sesto modulo del Vte, ancora tutta da costruire". Il Comitato per Pra' ha annunciato battaglia. "Il quartiere è pronto a scendere in strada, lo abbiamo già fatto e lo rifaremo altre mille volte se necessario", dichiara Arcadio Nacini, figura storica del coordinamento dei comitati del Ponente. Posizione condivisa anche dal Comitato Pegli Bene Comune dell'omonimo quartiere limitrofo: "Dobbiamo far sentire la nostra voce".

Intanto, si sono ridotte le possibilità di trasferire i depositi a Cornigliano nelle aree ex Ilva. Il Secolo spiega infatti che l'ipotesi non è ancora stata del tutto abbandonata, anche se sugli stessi spazi potrebbe essere realizzato un deposito di Gpl (Gas petrolio liquido). Una prospettiva che, chiaramente, viene respinta con forza dal comitato locale.

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