Cronache

Conte va in Senato e Salvini sbotta: "Perde solo tempo"

Conte va in Senato e Salvini sbotta: "Perde solo tempo"

Se Matteo Salvini usa da giorni la sordina, Giuseppe Conte ha invece deciso che è arrivato il momento di irrompere nel Russiagate con una poderosa grancassa. E, facendo di fatto le veci del ministro dell'Interno, si dice pronto a riferire in Senato sull'affaire Metropol che ormai da una settimana tiene banco tra i palazzi della politica e sulle prime pagine dei giornali. Una scelta che il presidente del Consiglio spiega in maniera impeccabile, appellandosi alla «sacralità del Parlamento» e al suo «dovere di trasparenza nei confronti dei cittadini e dei loro rappresentanti».

Una decisione, però, che politicamente lo allontana anni luce dal suo vicepremier che fino a ieri si era fatto beffe dell'invito a riferire alle Camere perché, ha ripetuto come un mantra, «io parlo di cose serie, non di fantasie». Una posizione che da ieri è decisamente più fragile, visto che scegliendo di presentarsi in Senato mercoledì prossimo per un confronto parlamentare che durerà almeno un'ora, Conte tira di fatto la giacca al leader della Lega. Difficile, infatti, continuare a teorizzare che non c'è nulla da dire dopo che il presidente del Consiglio si è appellato alla Costituzione e alla trasparenza verso il Paese e il Parlamento per spiegare la sua scelta. Non a caso, chi ieri ha avuto occasione di sentire Salvini in volo verso Helsinki per il vertice dei ministri dell'Interno dell'Ue, non esclude che a questo punto possa decidere di cambiare strategia e alla fine riferire alle Camere.

D'altra parte, il tentativo di buttare la polvere sotto il tappeto ed aspettare che il caso dei presunti finanziamenti di Mosca alla Lega si assopisse come accaduto per la vicenda Siri non sta dando i suoi frutti. La linea - di Salvini e imposta a tutti i parlamentari del Carroccio - era quella di non parlarne e concentrarsi su altro, così da distogliere l'attenzione. La manovra evasiva, però, non è riuscita. Un po' perché ci sono le notizie che arrivano dal fronte giudiziario (ieri avvisi di garanzia e perquisizioni), ma soprattutto perché Conte e il M5s non lasciano passare un giorno che sia uno senza girare il coltello nella piaga.

Salvini lo ha capito fin troppo bene. E pare non gradire affatto questo nuovo equilibrio nel quale non è più lui la leadership incontrastata del governo, ma si trova costretto a giocare costantemente in difesa. «Conte va in Senato a riferire? Si vede che ha tanto tempo libero e niente da fare», è sbottato con i suoi il ministro dell'Interno. E ancora: «È l'ennesimo colpo basso, così non si può andare avanti». Il riferimento è a qualche giorno fa, quando il premier decise di smentire categoricamente la ricostruzione di Salvini sulla presenza di Gianluca Savoini alla cena in onore di Vladimir Putin a Villa Madama. Il leader della Lega aveva detto di non saperne nulla, perché il ricevimento era organizzato da Palazzo Chigi. Conte replicò che l'unica ragione dell'invito a Savoini era stata la richiesta esplicita di uno dei più stretti collaboratori di Salvini.

Sono giorni, insomma, che il presidente del Consiglio fa il possibile per spingere il suo vicepremier all'angolo. E il ministro dell'Interno, racconta chi lo ha sentito ieri, inizia a sentire il peso della pressione e a dare segni di un certo nervosismo. Al punto che ieri sarebbe arrivato a mettere in discussione la tenuta stessa del governo. Se pensano che starò qui a farmi massacrare per mesi - è stato il senso del suo ragionamento - si sbagliano. Anche perché, avrebbe detto il leader della Lega, «non è vero che la finestra elettorale di settembre è già chiusa». Circostanza, questa, forse vera da un punto di vista strettamente tecnico. E comunque ancora per una manciata di giorni.

Adalberto Signore

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