La famiglia Peugeot lascia la sedia di capotavola e fa spazio allo Stato francese e al gruppo automobilistico cinese Dongfeng - entrambi con una quota del 14% all'interno di un aumento di capitale riservato di 1,5 su 3 miliardi complessivi - accomodandosi un po' più in là. Ecco allora che Eliseo e Dongfeng avranno in mano poco meno del 30% di Psa Peugeot Citroën. Psa, inoltre, si allineerà a Renault il cui 15,01% è nelle mani dello Stato.
La decisione, maturata al termine di un tormentato consiglio d'amministrazione, toglie di fatto alla dinastia transalpina la guida dell'azienda e, allo stesso tempo, crea una profonda frattura al suo interno. A prevalere è stato Robert Peugeot, amministratore di Ffp (holding che gestisce la cassaforte di famiglia), favorevole all'ingresso di nuovi soci, mentre il cugino e attuale presidente, Thierry Peugeot, avrebbe preferito prendere tempo e cercare un diverso partner automobilistico.
La data chiave che ora si profila è quella del 19 febbraio prossimo, quando saranno annunciati i risultati finanziari del gruppo, ormai a corto di liquidità (si parla di circa 1,5 miliardi di euro bruciati nel 2013), in cui sarà sancito anche il nuovo assetto azionario. In quell'occasione, infine, potrebbe avvenire l'annunciato passaggio di consegne tra il numero uno Philippe Varin e il suo successore Carlos Tavares, ex capo del marchio Renault.
Les Echos scriveva ieri che la bozza di accordo stilata dal cda prevede che Dongfeng e il governo francese acquisiscano il 14% a testa, a un prezzo compreso tra 7,5 e 8 euro per azione, il 35% in meno rispetto alla chiusura del titolo di venerdì (11,48 euro). L'operazione, inoltre, avverrebbe in due fasi: un'emissione di diritti riservata agli azionisti esistenti e un successivo aumento aperto al mercato. Dongfeng e il governo inietterebbero circa 750 milioni a testa, diluendo la famiglia Peugeot al 14% circa dall'attuale 25,4%. I Peugeot sarebbero spaccati su due punti: in che misura sottoscrivere l'aumento (Thierry punta a evitare la diluizione) e quale quota destinare a Dongfeng. Alla Borsa di Parigi, intanto, le azioni Peugeot sono sprofondate: -11 per cento.
Altro argomento di discussione è la governance con l'ipotesi, a questo punto, di un nuovo presidente del consiglio di sorveglianza che potrebbe essere per la prima volta esterno. Di ieri sono anche i dati sulle vendite mondiali di Psa, diminuite del 4,9% nel 2013, a 2,82 milioni di veicoli. Segni di sofferenza in Europa, principale mercato, e in Russia, ha spiegato la società. Fuori dal Vecchio continente, invece, le immatricolazioni del gruppo sono salite dal 38% del 2012 al 42% del 2013, «in linea con l'obiettivo di realizzare il 50% delle vendite fuori dall'Europa», spiega una nota.
La resa dei Peugeot segue un periodo di forte difficoltà del gruppo coinciso con il fallimento dell'alleanza con Gm (gli americani si sono liberati del 7% della quota detenuta in Psa), e il varo nel 2012 di un piano lacrime e sangue con la chiusura dello storico stabilimento di Aulnay (Parigi), il ridimensionamento dell'impianto di Rennes e migliaia di tagli.
Già nel 2009 l'Eliseo aveva raccolto l'Sos dei due gruppi, Psa e Renault, erogando 6 miliardi in aiuti diretti sotto forma di crediti a tasso agevolato rimborsabili in cinque anni.
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