Economia

Il trionfo di Trump non fa paura: le Borse vanno giù, ma niente panico

Non c'è stato il temuto panico: le piazze europee aprono in calo, ma poi recuperano. E anche Wall Street tiene. Male Tokyo: crolla l'indice Nikkei

Il trionfo di Trump non fa paura: le Borse vanno giù, ma niente panico

Sembrava fosse bastata la notizia del vantaggio di Donald Trump in quasi tutti gli Stati chiave, che gli avrebbero garantito la presidenza degli Stati Uniti, a gelare i principali mercati finanziari di tutto il mondo. D'altra parte la finanza ha sempre fatto il tifo per Hillary Clinton, mentre non ha mai apprezzato il taycoon, considerato troppo imprevedibile e fortemente orientato al protezionismo.

Eppure non è andata proprio come ci si aspettava: inizialmente le Borse sembravano aver accusato il colpo, prima con un crollo delle piazze asiatiche, poi con un'apertura in calo anche in Europa. Ma senza il temuto (e largamente pronosticato) profondo rosso. Infine Wall Street che sostanzialmente tiene.

Niente panico sui mercati globali

Le Borse globali, che avevano scommesso sulla vittoria dell'ex first lady democratica e avevano ieri chiuso in rialzo, hanno accusato il colpo. Le prime a crollare, nella notte, sono state le Borse asiatiche. Poi i future hanno anticipato andamenti simili in Europa e soprattutto a Wall Street, il dollaro è andato sotto a tutte le principali valute, con l'eccezione del peso messicano che è in forte calo, e il petrolio è andato a picco. Viceversa, si è assistito a una corsa verso gli asset considerati più sicuri, in particolare i titoli di Stato americani e l'oro. Uno scenario di questo tipo, con Trump alla Casa Bianca, era considerato improbabile alla vigilia e del tutto inimmaginabile all'inizio della campagna elettorale. Con queste premesse sembrava ci si dovesse preparare all'Apocalisse.

Il brusco risveglio dei mercati Ue

Nel Vecchio Continente è subito iniziata la fuga dal rischio e corsa ai beni rifugio, in una situazione dominata dall'incertezza per quello che sarà il nuovo corso della politica economica Usa. Pesanti vendite generalizzate sull'azionario europeo, con tutti gli indici che registrano perdite vicine ai 3 punti percentuali e un'altissima volatilità. In calo del 5% anche i futures sugli indici Usa. A Piazza Affari sotto tiro i titoli bancari, con molte società che non riescono a fare prezzo in apertura. In avvio il Ftse Mib perde il 2,13%, meno del 4% previsto, ma sono 13 i titoli del listino principale che non fanno prezzo in avvio, tra cui tutti i bancari e i titoli maggiormente esposti al mercato Usa come Ferrari, Fca e Luxottica. Parigi scende del 2,7%, Francoforte del 2,8% e Madrid del 3,6%.

Il recupero delle piazze europee

Durante la mattinata le Borse europee hanno però "digerito" lo choc e non si è verificato il temuto panico: le principali piazze finanziarie restano in calo, ma riducono le loro perdite, specie Londra, che diventa piatta. Londra arretra solo dello 0,02%. A Milano l'indice Ftse Mib perde l'1,82%. Francoforte scende dello 0,89% e Parigi dell'1%. Poi, l'apertura di Wall Street ha fatto virare in positivo quasi tutte le Borse, tranne quelle periferiche appesantite dai bancari. In rialzo Parigi (+0,22%), Francoforte (+0,18%) e Londra (+0,2%) mentre restano in rosso Milano in calo dell'1,12%, Lisbona (-1,46%) e Madrid (-1,47%).

Wall Street tiene, Down Jones positivo

La prevista, e temuta, ondata di vendite a Wall Street non c'è stata, anzi i listini hanno addirittura virato inizialmente in positivo, salvo poi assestarsi appena sotto la parità: il Dow Jones, che appunto prima della campanella era arrivato a cedere 800 punti, ora guadagna lo 0,2%, il Nasdaq, che perdeva più del 5%, arretra dello 0,38% a 5.173,97 punti, e lo S&P 500, che calava del 5,1%, scende di un modesto 0,22% a 2,134,92 punti.

Riunione d'emergenza a Tokyo

A Tokio quella di oggi è la replica più drammatica di quanto successo nelle ultime settimane e nei giorni scorsi, quando l'indice Nikkei ha oscillato a volte con una certa violenza, piegando al ribasso ogni volta che le chanches di vittoria di Trump apparivano in aumento. Una dinamica legata alle escursioni in senso contrario dello yen, che è considerato un bene rifugio e tende a rafforzarsi alla prospettiva di un aumento delle turbolenze sui mercati finanziari internazionali. Il ministero giapponese delle Finanze e la Banca centrale del Giappone (BoJ) hanno covocato una riunione d'urgenza per valutare la situazione.

Nessuno scossone, invece, sugli indici cinesi che non solo non vanno in rosso ma registrano sulla piazza di Shanghai un timido rialzo.

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