Cinzia Meoni
Pirelli scommette sul mercato cinese e sull'attesa crescita dell'alto di gamma nel Paese del Dragone. La strategia è stata annunciata ieri a Pechino dall'ad e vicepresidente esecutivo del gruppo Marco Tronchetti Provera, insieme a Ren Jianxin. Quest'ultimo presiede sia il gruppo della Bicocca sia ChemChina, che di Pirelli è azionista di riferimento con il 45,5% attraverso la finanziaria Marco Polo (che, grazie alle partecipazioni di Camfin e Lti, ha il 63,11% del gruppo).
A rafforzare le indicazioni strategiche ha concorso ieri la nomina di Filippo Maria Grasso, top manager della Bicocca, a ad di Cnrc, la società dei cinesi a cui fa capo la partecipazione in Pirelli e in Prometeon, la società dove sono confluite le attività industriali della Bicocca. La nomina potrebbe accelerare anche la prevista integrazione di Prometeon in Aeolus (gruppo ChemChina) entro il 2019.
ChemChina ha sottolineato di essere pronta a fornire tutto il supporto necessario per accelerare l'espansione di Pirelli in Cina. «La Cina rappresenta un'enorme opportunità per lo sviluppo di Pirelli», ha dichiarato Tronchetti Provera, evidenziando «la visione comune» condivisa con Ren. Pirelli è presente nel Paese sin dal 2005, conta su due impianti di produzione e solide partnership con tutte le principali aziende d'auto e punta ad espandere la propria rete commerciale. «Pirelli e ChemChina stanno trasformando l'industria degli pneumatici in Cina» ha ribadito il manager asiatico: «Finora abbiamo raddoppiato il valore del nostro investimento (in Pirelli ndr) ma siamo ancora lontani dal raggiungimento del picco». Oggi il fatturato di Pirelli in Cina è di 537 milioni di euro circa e mostra un forte tasso di crescita (+18,3%) nella fascia dei prodotti ad alta gamma. Non solo. Il business non è intaccato dalla guerra dei dazi: il prodotto è infatti generalmente «local for local» e, in ogni caso, non ricade nelle imposte anti-dumping della Ue
Quanto al futuro, Tronchetti Provera ha assicurato che la governance e la sede della Bicocca rimarranno italiane «per sempre, perché è nello statuto», così come occorre il 90% dell'assenso del capitale per cedere tecnologia e know how. Ren Jianxin, dal suo canto, ha garantito: «Il nostro investimento è di lungo termine». A 8 mesi dal ritorno in Borsa del gruppo, il mercato si chiede però quanto durerà l'alleanza che ha riunito in Marco Polo oltre a ChemChina, l'11,35% detenuto dai vecchi soci di Camfin (ovvero Nuove Partecipazioni di Tronchetti Provera, che ha il 76% del veicolo d Unicredit e Intesa Sanpaolo con il 12% ciascuno) e il 6,24% dei russi di Lti (veicolo riferibile a Rosneft). Questi ultimi sono gli unici che avrebbero potuto uscire un mese fa ma, convinti della bontà del piano al 2020, hanno ribadito di non averne intenzione. La prossima scadenza, anche per eventuali alleggerimenti delle quote, è il 4 ottobre, a un anno dal rientro del titolo in Borsa.
Tanto che non manca chi ipotizza che quest'estate sia messa a punto la scissione della finanziaria Marco Polo con l'attribuzione diretta degli incassi della quotazione e delle partecipazioni ai singoli soci. In Piazza Affari, in una giornata negativa per l'intero listino, Pirelli ha chiuso in calo dello 0,7% a 7,27 euro.
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