Economia

Ribaltone alla Ford: Fields «espulso» Pesano le vendite flop

Soci contro il ceo, Ford Jr punta su Hackett Fca sotto pressione (-1,6%) per le emissioni

Pierluigi Bonora

Ribaltone in Ford Motor Company. Esce di scena il ceo Mark Fields, 56 anni, in azienda da 28 e al suo vertice dal 2014, come successore di Alan Mulally. Al suo posto arriva Jim Hackett, 62 anni, al quale il presidente Bill Ford, pronipote del fondatore Henry, ha dettato il nuovo piano d'azione: rafforzamento della strategia operativa, modernizzazione del business, trasformazione della società in vista delle sfide future. Il cambio della guardia era nell'aria, considerato che la seconda Casa automobilistica Usa si trova in difficoltà per il calo delle vendite e del prezzo delle sue azioni: -40% da quando Fields è alla guida. E a fare pressione su Ford Jr per il cambio del ceo sono stati soprattutto gli azionisti i quali imputano a Fields di aver fallito nel tentativo di far crescere il core business e di essere stato troppo lento nel portare la Casa di Dearborn verso le nuove tecnologie dell'automotive, in primo luogo la guida autonoma. Nel 2016, inoltre, i profitti del gruppo sono crollati del 40% minando, così, la fiducia degli investitori.

Fields, manager elegante (mai un capello o altro fuori posto) e dal volto da attore di telenovela, ha pagato anche il fatto di prendere il posto di un personaggio del calibro di Mulally, ceo dal 2006 al giugno del 2014, periodo nel quale avrebbe percepito circa 300 milioni di dollari, surclassando in questo senso la stessa famiglia Ford. A Mulally, che Donald Trump aveva inserito tra i candidati alla carica di segretario di Stato, va il merito di aver traghettato il gruppo fuori dalla grande crisi, senza chiedere aiuti allo Stato, avendo avviato la ristrutturazione dell'azienda prima della Caporetto dell'auto Usa che ha travolto Gm e l'allora Chrysler Group. Per Fields, che non vedeva l'ora di diventare il suo successore, quella di Mulally è però risultata un'eredità difficile da portare avanti e, soprattutto, migliorare.

Resta il fatto, guardando anche ai risultati in Borsa di Gm (nonostante le operazioni di «pulizia» messe in atto - via dall'Europa, con la cessione di Opel a Psa, e dal Sud Africa, oltre all'annunciato stop delle vendite in India - il titolo non ha avuto grossi benefici) che il mercato Usa sembra voler scommettere di più sul futuro, rispetto al presente. Ecco perché la piccola Tesla, che produce auto elettriche ultra tecnologiche, quindi già nel domani visti gli investimenti green e nelle nuove frontiere della mobilità, ha toccato capitalizzazioni record (ieri oltre 50,3 miliardi di dollari), superando il 4 aprile scorso proprio Ford.

Oltre al nuovo ceo Hackett, dal 2016 capo di Ford Smart Mobility, creata per progettare, costruire e investire nei servizi sulla nuova mobilità, la riorganizzazione di Ford prevede, tra le altre nomine, quella di Jim Farley a vicepresidente esecutivo e presidente dei mercati globali, con responsabilità anche nelle auto autonome ed elettriche.

Nessuna novità, infine, sulle querelle tra Fca, Ue e soprattutto Usa. Il Lingotto resta in attesa di una risposta da parte delle agenzie Usa per l'Ambiente sulla richiesta si certificazione dei propri modelli diesel.

In Borsa, ieri, Fca è tornata a scendere: meno 1,18% a un prezzo di 9,56 euro.

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