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Obama si aggrappa a Osama Un film alla vigilia del voto

Uscirà due giorni prima delle presidenziali il lavoro sull'uccisione del capo di Al Qaida: lo firma un regista che ha finanziato la campagna del presidente

Obama si aggrappa a Osama Un film alla vigilia del voto

Una pellicola sulla morte di Osama per far vincere Obama. Ovviamente se lo sospettate siete solo dei reazionari. Dei maliziosi in cattiva fede pronti a tutto pur di gettar fango sul presidente Barack Obama e sulla sua campagna elettorale. Del resto, come pensarlo. Seal Team Six: The Raid on Osama bin Laden è solo un film. Certo ricostruisce, mitizza ed esalta l'unico incontestabile successo ottenuto da Barack Obama in quattro anni di modesta presidenza. E guarda caso invece di venir proiettato nelle sale cinematografiche - dove si paga il biglietto - verrà recapitato direttamente nel salotto di ogni elettore americano grazie alla diffusione garantita dall'emittente televisiva del National Geographic. Il tutto naturalmente il 4 novembre. Ovvero solo due giorni prima delle elezioni presidenziali del 6 novembre.

Ma se sospettate un collegamento tra queste date siete solo dei meschinelli di corte vedute, legati ai retrivi e obsoleti luoghi comuni che dipingono Hollywood e le sue case cinematografiche come un feudo del Partito Democratico. Certo il film è stato girato da Harvey Weinstein, un produttore conosciuto come uno sfegatato sostenitore del presidente. Uno che a una recente cena pre-elettorale ha aperto il portafoglio e ha messo sul tavolo cinquecentomila dollari per contribuire alla riconferma del caro Obama.

Ma cosa vorrà mai dire? Anche queste sono solo illazioni. Supposizioni. Fantasie di una destra insolente e irrispettosa. Chi mai potrebbe immaginare che Rupert Murdoch, proprietario attraverso la sua News Corporation dell'emittente targata «National Geographic», si presti pure lui a uno stratagemma così palese arrivando a mettere una propria televisione al servizio del presidente uscente? Ovviamente è assolutamente impossibile. La storia del magnate televisivo Rupert Murdoch e delle sue televisioni, come dimostrano vent'anni di successo all'ombra dei governi di turno ai quattro angoli del pianeta, è al di sopra di tutti questi sospetti. Dio ci guardi anche dal solo azzardarlo.

Piuttosto andiamo al sodo, facciamo piazza pulita di queste fumose supposizioni e guardiamo alla sostanza. Partiamo dal film. Seal Team Six: The Raid on Osama bin Laden è una pellicola che Harvey Weinstein ha prodotto in tutta fretta e senza nessuna speranza di realizzare un gran successo. Perché il presunto capolavoro, l'opera prima, affidata alle mani sapienti di Kathryn Bigelow, la regista vincitrice dell'Oscar con Hurt Locker, già c'è. Si chiama Zero Dark Thirty e racconta - esattamente come il film realizzato da Weinstein - l'operazione delle forze speciali del Seal Team Six protagoniste - la notte del 30 aprile 2010 - del raid di Abbottabad in Pakistan costato la vita ad Osama Bin Laden. Con una piccola differenza. Zero Dark Thirty, il film vero, quello destinato alle sale cinematografiche su cui la Sony ha investito oltre 30 milioni di dollari, uscirà solo a dicembre. Poteva arrivare nei cinema anche adesso, ma i produttori hanno evitato l'accavallamento con le date elettorali proprio per non venir dipinti come i ciambellani dell'attuale inquilino della Casa Bianca. Il signor Weinstein invece se ne frega. Spende una frazione del budget investito dalla Sony, ma fa uscire il film in perfetta sincronia con la rielezione del suo adorato Obama. La scusa buttata lì dal produttore militante è quella di aver anticipato l'uscita proprio per evitare la competizione con un film scenograficamente più avvincente e affidato alla regia di un premio Oscar.

Come dire esco prima e m'intasco i soldi di chi non ha voglia di star ad aspettare il film della Bigelow. Anche qui, però, i conti non tornano. I diritti televisivi pagati da un emittente ben difficilmente possono compensare i mancati introiti delle sale. Soprattutto su scala mondiale. E qualsiasi televisione che si rispetti si guarderebbe bene dal mettere in onda una prima cinematografica di rilievo negli ultimi giorni di una campagna presidenziale quando l'attenzione di molti potenziali spettatori e concentrata sulle ultime fasi del dibattito tra i due contendenti.

A meno che dietro il film patacca non si nasconda uno splendido e ben costruito spot elettorale.

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