La Carrozza della scuola va in retromarcia

La scuola non può diventare la caricatura tardiva del quotidiano, appiattendosi sulle pratiche di vita, da smanettare sui pc a fare i camerieri; i ragazzi lo fanno già per conto loro

La Carrozza, intesa come ministro della Pubblica istruzione, vorrebbe una scuola più aperta al lavoro, meno selettiva e meno attaccata al feticcio antico del liceo. Opinioni da larghe intese e da tecnico-professionale. Non ritrovo nei suoi propositi le quattro ragioni che giustificano l'esistenza di una scuola pubblica né i rimedi al suo sfascio. La prima: non inseguire la realtà ma fornire chiavi per affrontarla. Traduco: la scuola non può diventare la caricatura tardiva del quotidiano, appiattendosi sulle pratiche di vita, da smanettare sui pc a fare i camerieri; i ragazzi lo fanno già per conto loro. La scuola dovrebbe piuttosto filtrare le esperienze, insegnare come affrontarle con profitto e con giudizio, dotare di saperi, finalità e contenuti gli strumenti tecnici ed economici. La seconda: formare e selezionare le classi dirigenti e lavoratrici di domani. La terza: promuovere comunità e progetti condivisi. La quarta: educare cittadini a un'etica pubblica, alla responsabilità e al riconoscimento del merito.

La scuola di oggi è abitata per metà da docenti demotivati, per un terzo da docenti motivati ideologicamente, e per due terzi da docenti inadeguati. A loro corrispondono alunni e genitori che vivono la scuola con fastidio e pensano solo a farla franca.

I restanti prof, famiglie e alunni tengono in piedi la scuola pubblica. Non si possono chiudere gli occhi sulla realtà della scuola, i suoi veri scopi e il suo sfascio presente. L'impresa è immane ma non sarebbe meglio che la Carrozza ripartisse da lì?



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