Non c'è libertà senza sicurezza E il web è il rifugio dei violenti

Insulti e minacce ormai non sono più virtuali: l'imbarbarimento sociale si ferma facendo rispettare le norme che garantiscono il civile confronto

Un militante del Pdl picchiato con pugni e calci dai centri sociali
Un militante del Pdl picchiato con pugni e calci dai centri sociali

L'Italia è in crisi non solo perché va male la nostra economia, ma anche perché non sta funzionando più la nostra società civile. Sarà bene, dunque, provare a fermare la deriva dell'imbarbarimento sociale, senza limitarsi alle prediche. E magari a pensare a nuove regole e a rispettare quelle antiche.
Vorrei porre qui la grande questione della libertà di manifestazione del pensiero, e del pensiero politico: quali regole non scritte suppone; come esse trovino riscontro nella Costituzione; la necessità di leggi chiare e distinte sul tema.
È inevitabile situarsi nel contesto per evitare astrazioni. Il fenomeno scatenante, semplificando un po', è la discesa in capo di Silvio Berlusconi e la conseguente nascita dell'antiberlusconismo come collante della sinistra. Il parossismo del fenomeno è esploso ora, dopo 19 anni, con il formarsi della grande coalizione tra Berlusconi e Pd, da cui è nato l'esecutivo di Enrico Letta. È così che queste ultime settimane hanno visto l'intrecciarsi di due spartiti diversi, con risultati stridenti.

Il primo è lo spartito che comunica la nascita di un esecutivo di pacificazione nazionale. Un bello spartito, positivo. C'è un secondo spartito, che è quello che suona la musica chiassosa dello scontro senza tregua, e che a tutti i costi cerca di impedire qualsiasi dialogo positivo tra le forze politiche. Finché esso si esprime verbalmente è cosa certo legittima. Ma subito fuori dal Palazzo, le parole d'ordine tipo «arrendetevi siete circondati», «siete morti che camminano», «rottura democratica» sono tracimate in atti barbari.
Non può essere una banda di teppisti a rappresentare il giudizio di Dio sulle espressioni di pensiero. Tutto può e deve essere oggetto di manifestazione di una opinione. Lo sa anche un bambino che si ha diritto di esprimere pubblicamente le proprie idee. E che nessuno deve impedire questo esercizio di libertà, salvo sanzione. La libertà senza sicurezza è una libertà solo formale, è la libertà degli agnelli con i lupi che circolano nei pressi, se non ci sono strumenti di difesa e di repressione.

La Costituzione italiana è chiarissima. L'articolo 17 sancisce: «I cittadini hanno diritto di riunirsi pacificamente e senz'armi», lo Stato in cambio deve garantire sicurezza e libertà senza che fischi e disturbatori ne trasformino l'essenza. Questo vale anche per la rete. La virtualità del web diventa alibi per esercitare una violenza verbale per cui si pretende impunità. L'ingiuria e la minaccia non sono però meno reali, e lo sa bene chiunque sia stato bersaglio di un'orda anonima. Ma questa violenza non si esaurisce nell'impalpabile mondo dei social network. La rete, infatti, è diventata la palestra dove ci si impratichisce nella barbarie, che poi si riversa, come per i vasi comunicanti, nella realtà reale. Le famose convocazioni della rete sono l'anello di congiunzione tra il virtuale e le aggressioni fisiche. Per questo le iniziative di legge volte a trasformare la rete in un territorio della Repubblica soggetto alla Costituzione e alle norme che ne derivano, non sono liberticide, ma al contrario generatrici di libertà, impedendo agguati nella giungla 2.0.
Se non si interviene subito il virus delle contestazioni sistematiche sarà legittimato e diventerà endemico, così da indurre a rinunciare a incontri pubblici di chi è sgradito a qualcuno. Lo dico e lo ribadisco ancora una volta. La libertà di manifestazione del pensiero è sacra, e nessuno si sogna di comprimerla, conculcarla o limitarla.

Si tratta solo, e siamo dinanzi a opzioni che non sacrificano affatto i princìpi di libertà, di compiere due scelte: sul piano delle manifestazioni «materiali» (della vita reale), evitare che ci sia una sistematica e pericolosa contrapposizione fisica, dalla quale è fatale che possano scaturire incidenti e sorprese negative.

Sul piano delle manifestazioni «immateriali» (in rete), far valere meglio le norme già esistenti su calunnia e diffamazione, e insieme garantire elementi minimi di contraddittorio a favore della persona oggetto del pur legittimo diritto di critica.
Basterebbe il buon senso per capirlo. Caro Pd, se c'è spirito di libertà, batti un colpo. La pacificazione nazionale passa anche da qui.

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