Cronaca locale

«Fare Expo? Neanche Pisapia ci puntava Sala invece sì»

Cristina Bassi

«Nel maggio 2012 tutti i giornali erano convinti che non si riuscisse a fare Expo e infatti tutti scappavano, c'erano titoli come Pisapia affossa Expo: anche il Comune lo considerava una scelta sconsiderata». Se non fosse stato per Beppe Sala, insomma, l'Esposizione universale sarebbe naufragata. Nella sua lunga arringa l'avvocato Stefano Nespor, che insieme a Salvatore Scuto difende il sindaco nel processo per falso ideologico e materiale, ha spiegato che in quel cruciale momento «l'unico che va avanti è Sala coi suoi collaboratori e, incredibilmente, salva il prestigio di Milano e forse anche il prestigio nazionale. Il merito va all'intuizione della Moratti (Letizia, ex sindaco, ndr) e poi integralmente a Sala e ai suoi collaboratori».

La sentenza è attesa per il 5 luglio. Ha continuato Nespor: «Il più grande errore di Sala è stato quello di non insistere a far valere la sua idea di avere un consulente indipendente per tutte le attività che avrebbe intrapreso. Siamo qui per l'incapacità dei legali prescelti da Expo per assisterlo». Sala, all'epoca dei fatti ad di Expo, è accusato di aver retrodatato due verbali per la nomina di altrettanti commissari per la gara della Piastra. Prima di chiedere l'assoluzione del sindaco, i legali hanno affermato che da parte della Procura generale c'è «un'insistenza» per cui «molti parlerebbero della sindrome di Temistocle», che fu tra i principali artefici della vittoria greca sui Persiani, ma fu «costretto all'esilio. Siamo allo stesso punto», hanno sintetizzato. L'avvocato Scuto ha aggiunto che il pg vuole condannare Sala «a prescindere da tutto, purché lo si condanni». Ha argomentato: «La Procura generale chiede la condanna a prescindere dal fatto che sia stato Pierpaolo Perez (ex manager di Ilspa, ndr) a confezionare i verbali».

La richiesta di condanna per Sala è di 13 mesi.

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