Cronaca locale

I manager rossi che mandano la musica in tilt

I manager rossi che mandano la musica in tilt

Tempo di bilanci e conti che non tornano. LaVerdi, orchestra simbolo della Milano che piace alla gente che piace, si è accorta di avere un ostico debituccio. Ventisette milioni. E allora, idea-idea dei manager di largo Mahler: «Cediamo l'auditorium». Missione compiuta e ammanco estinto. Oddio, a dire il vero restano altri spiccioli da sistemare - diciamo quasi 18 milioni - ma il grosso è fatto.

Fin qui la notizia. Le pillole indigeste sono due. Punto primo. L'accordo è stato «venduto» come un grande successo strategico imprenditoriale. Punto secondo: dobbiamo dire grazie. E qui s'innesta l'antipatico rebus di chi dovremmo ringraziare. Perché la verità è che il presidente de LaVerdi Gianni Cervetti, storico esponente del Pci in due legislature, ha portato a termine un'operazione in perdita. La proprietà dell'auditorium di piazza Mahler passa a Intesa Sanpaolo che concede l'affitto della struttura. E ci mancherebbe, incassa 400mila euro all'anno più le spese ordinarie. I manager rossi insomma se prima pagavano un mutuo per essere proprietari ora versano un canone a un «padrone».

In sostanza è come se un cittadino che versa un rateo con la prospettiva di avere un giorno casa sua si trovasse a diventare affittuario rendendo vano quanto pagato finora. Quindi a Cervetti non dobbiamo dire grazie. Anche perché LaVerdi, non contenta, si è fatta un doppio autogol. L'operazione raggiunta prevede l'uso del teatro tutti i giorni tranne il lunedì. E non essendo un parrucchiere né facendo riposi settimanali, di fatto ha rinunciato all'unica serata in cui teatri e istituzioni concertistiche e culturali possono organizzare eventi esterni e privati. Tradotto, incassare soldi veri. In prospettiva, se gli incassi dovranno un giorno servire a ripianare i 18 milioni scarsi per la reale scomparsa del deficit, ebbene sappiate che è un miraggio.

Luigi Corbani, direttore generale de LaVerdi, si è dimesso a luglio 2016 per motivi di salute. Non vogliamo ipotizzare influenze di brezneviana memoria, essendo pure lui figlio del vecchio Pci, ma l'ha vista lunga a sottrarsi prima del crac. Già crac. Perché da gennaio 2019, ovvero da 17 giorni, è cambiato il sistema di contributi pubblici e a LaVerdi non ne toccheranno abbastanza per saldare i debiti rimasti e investire. Pagare gli stipendi diventerà un'impresa titanica. Le auguriamo ogni bene ma il pericolo c'è. Non dobbiamo ringraziare neppure Intesa Sanpaolo che ha fatto il suo mestiere e nulla più. Debito insoluto uguale cambio di proprietà degli immobili. La verità è che i manager rossi rischiano di zittire la musica ma si ritengono gli strateghi più abili. Non credeteci.

E non dite grazie.

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