Cronaca locale

Maggiore, Como o Garda tra chef stellati e rivelazioni

Al boom del turismo sui laghi lombardi si accompagna il moltiplicarsi dei ristoranti di alto livello culinario

Maurizio Bertera

Difficile resistere al fascino dei laghi lombardi. Sono bellissimi e ricchi di sfumature in tutte le stagioni, imbattibili in settembre quando la massa non affolla le località. Per un gourmet sono anche uno dei migliori fuori porta, in virtù della loro varietà culinaria superiore a quanto si pensi e al numero di locali ai vertici delle principali guide.

Ma questa volta non vogliamo seguire il copione, ma segnalarvi anche ristoranti e trattorie che meritano la sosta, con piena soddisfazione e una spesa corretta. Partiamo dal Lago Maggiore che obiettivamente - non vive un gran momento. Forse in questo caso, vale la pena sedersi in uno dei due monumenti: Piccolo Lago a Verbania (è sulla sponda piemontese, lo sappiamo, ma il «tradimento» regionale qui ha senso) e Il Sole di Ranco che non perdono smalto, grazie a due esperti chef-patron come Marco Sacco e Davide Brovelli, rispettivamente.

Restando sulla sponda varesina, il posto migliore è sicuramente La Tavola dell'Hotel Porticciolo dove il giovane Riccardo Bassetti sta prendendo il posto di papà Giovanni: piatti creativi e vista splendida sul golfo di Laveno. Si sta bene anche al MoMa di Sesto Calende, nei pressi del lago dove si serve cucina contemporanea.

Non bisogna trascurare il Lago di Lugano che ha un'enclave tricolore molto suggestiva: il viaggio non è breve e richiede un'ora e mezza da Milano passando per Como e Lugano (quindi ci vuole la vignette per le autostrade svizzere, con validità annuale) o quasi due se fate la statale del Lago di Como, prendendo il traghetto. Ma recarsi a Porlezza, in cima al lago, merita per la località (stupenda) e per Acquada, il ristorante di Sara Preceruti che è già una delle migliori under 35 italiane. Cucina attenta al territorio ma con un tocco in più, sicuramente ereditato dal suo mentore Carlo Cracco.

Passando alle rive care a George Clooney non mancano i ristoranti interni ai grand hotel, ma le buone esperienze gastronomiche si fanno altrove. Quindi a parte il famoso Mistral di Villa Serbelloni (regno di Ettore Bocchia e della sua cucina molecolare), meglio puntare sulle sicurezze o sulle osterie dove si celebra il pesce di lago. A Bellagio ci sono lo storico Silvio (dentro l'omonimo hotel) che viaggia sereno verso il centenario di attività e il più moderno Alle Darsene di Loppia. In crescita, sulla riva comasca, il Beccaccino di Sorico e il Glicine di Cernobbio e sempre affidabile il Momi Riva Stendahl a Blevio mentre sulla sponda lecchese, un posto che piace sempre è Sali & Tabacchi a Mandello.

La novità della stagione è Berton al Lago, ospitato dal nuovo hotel Il Sereno a Torno, esempio di grande design firmato da Patricia Urquiola: lo chef milanese ha affidato la brigata a Raffaele Lenzi, per un menu attento al territorio ma con il tocco d'autore.

Detto che abbiamo lasciato volutamente fuori Como e Lecco dove i posti migliori sono in centro e di lacustre hanno praticamente nulla, consigliamo sempre un'incursione nello stellato più vicino al confine svizzero: Lanterna Verde, molto amato per la bravura della famiglia Tonola, la precisione nei piatti (storici e nuovi) e una location più da Norvegia che da Lombardia.

Dal Lario all'Iseo, lago ingiustamente sottovalutato - soprattutto sulla sponda bresciana. Nella cittadina che dà il nome al bacino, il Volto è sempre una sicurezza ma si sta bene anche alla Trattoria del Muliner, dove si esalta il pescato del giorno. Terrazza e camino sono il segreto di Ai Frati a Marone mentre chi ama la tinca simbolo iseano troverà soddisfazione a Clusane da Pane al Sale. Sulla riva bergamasca, il locale migliore è lo Zù di Riva di Solto dove sono ben fatti anche i piatti di carne.

Se volete scoprire Montisola tornata il gioiellino che è dopo l'invasione di Floating Piers, la Locanda del Lago della famiglia Soardi è meta obbligata, fosse solo per assaggiare le sardine essiccate all'aria che questa stirpe di pescatori prepara da secoli. Di fronte all'isola in quel di Sulzano è consigliabile una tavola al Cacciatore, nome che spiega la presenza carnivora insieme a tanti piatti di pesce lacustre.

La sponda bresciana del Benaco guardando le guide e considerando la vocazione turistica ha solo due competitor in Italia: l'Alto Adige (ben più esteso) e la Costiera Campana. Ci sono cinque stellati (Villa Feltrinelli con due, Tortuga a Gargnano, il sempre più convincente Lido 84 a Gardone Riviera con l'asso Riccardo Camanini, Capriccio a Manerba, Esplanade a Desenzano e La Rucola a Sirmione). Il valore è indiscusso, ma come detto andiamo a caccia di cose diverse, per esempio di un wine bar con cucina molto interessante come La Cantina del Baffo a Limone o dell'eccellente Stella, trattoria a due passi dal porto di Desenzano. A Padenghe meritano Il Rivale gestito dal team dell'Aquariva e il nuovissimo Miralago che porta l'esperienza di Salamensa, «estensione» del noto Salamensa di Montichiari. La capitale del cibo è comunque Salò che può vantare un'offerta ricca e articolata. Si va da una delle più celebri osterie lombarde quale l'Orologio all'Antica Trattoria delle Rose, ora in mano a una brigata comasca (curioso, no?); dalla raffinata Locanda del Benaco con la sua bistronomie, all'originale QB Duepuntozero. Nell'affollata Sirmione delle comitive e del castello, un'oasi di quiete e buona cucina si trova alla Speranzina che ha una spettacolare terrazza «nel lago».

Infine, se volete togliervi lo sfizio di ammirare il lago come foste in volo su un elicottero, potete salire sino al Lefay cinque stelle con spa tra i più premiati in Europa dove al ristorante gourmet La Grande Limonaia guidato da Matteo Maenza - si mangia in modo esemplare per leggerezza e gusto.

Certo, sarete distratti dal vedere il Garda, da Sirmione all'infinito.

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