Cronaca locale

Van De Sfroos al Carroponte torna alle radici del folk

Il cantautore «laghée» domani sera sul palco insieme agli Shiver, la giovane band lecchese di suoi fan

Ferruccio Gattuso

Carroponte apre domani (ore 21.30, apertura cancelli ore 19, ingresso 15 euro più prevendita) per la prima volta il proprio palco a Davide Van De Sfroos, e l'occasione si fa in qualche modo speciale: il cantautore folk lariano nato a Monza, cresciuto nel comasco, profeta del linguaggio e dell'epos laghée - torna alle radici della musica popolare affidandosi a un ensemble acustico, giusto dopo la penultima avventura musicale, fresca di quest'anno, in cui la sua musica ha ricevuto persino una consacrazione sinfonica. Con il disco e il progetto Syfuniia (Batoc67/Universal Music) Van De Sfroos aveva infatti visto quattordici dei suoi brani più rappresentativi riarrangiati dal Maestro Vito Lo Re, portati su spartito e affidati alla Bulgarian National Radio Simphony Orchestra.

«Un modo per festeggiare i miei 50 anni - spiega il cantautore - e anche per toccare un vertice. Forse ho anche esagerato, ma è stato bello: sentire le mie canzoni espresse da tutta una gamma di colori strumentali è stata, diciamola tutta, una figata. Ma non è che mi sia montato la testa, né ho intenzione di vivere, per dire così, in parrucca e frac». Non a caso, la tappa al Carroponte del «Folk CooperaTour» è l'immediata prova provata che il cuore di Van De Sfroos batte per le radici più scarne del folk: sul palco con l'autore di Yanez ci sono infatti gli Shiver, giovane band lecchese composta da Lorenzo Bonfanti (chitarra, percussioni, voce), Stefano Bigoni (piano, lap-steel, tromba, voce), Andrea Verga (banjo, chitarre, mandolino, voce), Stefano Fumagalli (contrabbasso) e Luca Redaelli (violino). «Con loro lavoro di sottrazione, riporto le mie canzoni a una costruzione molto vicina a come nacquero, è quasi musica da stanza. E difatti abbiamo provato in una stanza, la camera di Lorenzo Bonfanti, mentre sua madre ci portava una fetta di torta».

Storia speciale soprattutto per gli Shiver: cresciuti ascoltando Van De Sfroos, i giovani lecchesi si sono visti arruolati come band ufficiale del cantautore laghée: «Li avevo conosciuti nelle mie serate di Expo Tour, quando suonavo con diverse formazioni a chilometro zero per i luoghi in cui mi esibivo. Sono passato dal loro camerino mentre cantavano a cappella un brano e ci sono rimasto. Mi hanno entusiasmato con la loro anima blue grass, e anche ispirato questo ritorno al folk puro, alla musica da suonare fuori dal fienile, cui aspiravo da tempo. Piuttosto che cercare vari musicisti con cui cercare questo suono, mi sono detto, prendo loro: sono già pronti all'uso». Detto fatto. «L'effetto, però, non è assolutamente molle precisa Van De Sfroos anzi è un superfolk con una sua forza percussiva che fa saltare il pubblico. Se dovessi citare un esempio penserei a dei Mumford and Sons con un tocco ancora più power».

Ma il folk, anzi la musica dal vivo in genere, ha ancora il potere di attirare generazioni cresciute pensando che l'appuntamento da palco formativo sia sotto la consolle di un deejay? «Tanti si lamentano - conclude Davide Van De Sfroos ma io vedo tanti giovani talentuosi appassionati di musica, ottimi strumentisti, che nascono sulla strada e anche nei talent.

In Irpinia mi è capitato di suonare con Moses, armonicista rivelazione di Italia's Got Talent: bè, è un marziano».

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