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Ahmadinejad nel mirino dei magistrati: condannati suoi collaboratori

L'ex presidente si dichiara “vittima di un complotto” e attacca la magistratura "oppressiva e politicizzata"

Ahmadinejad nel mirino dei magistrati: condannati suoi collaboratori

L’entourage dell’ex presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad è finito al centro di uno “scandalo corruzione”. Tale scandalo ha innescato un’offensiva giudiziaria che ha comportato pesanti condanne a carico dei collaboratori dell’ex Capo dello Stato. L’attivismo dei giudici rischia di travolgere lo stesso Ahmadinejad. L’esponente conservatore grida al “complotto” e accusa l’attuale leadership iraniana di volersi “vendicare di lui”.

Due stretti collaboratori dell’ex presidente, alla guida del Paese asiatico dal 2005 al 2013, sono stati condannati per “corruzione”, “appropriazione indebita” e “alto tradimento”. Hamid Baghaei è stato quello che si è visto infliggere la pena più alta: 15 anni di carcere. Secondo il tribunale del distretto di Teheran, l’imputato, nel periodo in cui rivestiva l’incarico di Vicepresidente dell’Iran, si sarebbe impossessato di “milioni di dollari” di soldi pubblici. L’ex vice di Ahmadinejad, inoltre, avrebbe ricevuto tangenti da non meglio precisati “emissari di potenze straniere”. L’altro collaboratore condannato, Esfandiar Rahim Mashaei, Capo di Gabinetto dell’esponente conservatore durante la presidenza di quest’ultimo, dovrà scontare una pena di “soli” sei anni e mezzo di prigione. Costui è stato riconosciuto colpevole di avere sottratto fondi al bilancio statale, di avere “complottato ai danni della Repubblica islamica” e di avere “orchestrato propaganda anti-iraniana”. Ad avviso di Gholamhossein Esmaili, vertice del tribunale che ha condannato i due membri dell’entourage di Ahmadinejad, gli accertamenti a carico di soggetti vicini all’ex Capo dello Stato non sarebbero affatto terminati. Secondo fonti anonime interpellate da Fox News, lo stesso esponente conservatore sarebbe la prossima “vittima eccellente” dell’offensiva giudiziaria.

Ahmadinejad ha definito “scandalose” le indagini avviate nei confronti dei membri del proprio entourage. Subito dopo i verdetti emessi ai danni di Baghaei e Mashaei, egli ha lanciato un duro attacco alla magistratura nazionale. L’ex Capo dello Stato, contattato dall’agenzia Isna, ha invocato le dimissioni di Sadeq Larijani, presidente della Corte suprema. Il magistrato è stato accusato da Ahmadinejad di avere trasformato la giustizia nazionale in un “sistema oppressivo e politicizzato”, diretto a “perseguitare” i collaboratori del politico conservatore. Quest’ultimo ha quindi rivolto la sua furia verso l’attuale leadership della Repubblica islamica. Hassan Rouhani, Capo dello Stato in carica, è stato infatti esortato a rassegnare le dimissioni, in quanto, ad avviso di Ahmadinejad, sarebbe la “mente” dietro l’offensiva giudiziaria in corso ai danni dello staff del leader conservatore. Rouhani sarebbe “animato da un abominevole spirito vendicativo”. L’ex presidente ha quindi supplicato la Guida suprema, l’ayatollah Ali Khamanei, affinché i magistrati titolari delle controverse indagini vengano rimossi dai rispettivi incarichi.

Ahmadinejad, durante il suo mandato alla guida del Paese, si era contraddistinto per le numerose provocazioni lanciate nei confronti di Israele.

Tra queste spicca la gara di vignette satiriche sull’Olocausto organizzata a Teheran nel febbraio del 2006.

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