Il Cremlino apre ai curdi siriani per spaccare l'asse Ankara-Washington

Dopo la visita a Mosca di Asya Abdullah, co-presidente del Partito democratico del Kurdistan (Pyd), la Turchia sospetta l'apertura di una sede di rappresentanza nella capitale russa

Il Cremlino apre ai curdi siriani per spaccare l'asse Ankara-Washington

Gli incontri di questi giorni a Mosca tra funzionari russi del ministero degli Esteri e una delegazione del Partito democratico del Kurdistan (Pyd) guidata dal co-presidente Asya Abdullah non sono piaciuti né a Turchia né a Stati Uniti. Ufficialmente l’obiettivo del viaggio è quello di rafforzare la cooperazione nella lotta contro i terroristi dello Stato islamico in Siria, anche se alcuni media turchi sostengono che il movimento curdo siriano punta ad aprire una propria sede nella capitale russa. Qualora il Cremlino confermasse l’operazione si tratterebbe di un duro colpo per le potenze straniere che lavorano per la caduta di Bashar Al Assad e del suo governo. Ankara equipara il PYD al Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk), entrambi sono considerati “gruppi terroristici”, scelta però che non è condivisa dagli Stati Uniti i quali da una settimana appoggiano Jasad (Esercito Siriano Democratico), coalizione di 50mila uomini, per lo più curdi siriani, tanto da avergli mandato 50 tonnellate di armi e munizioni. Nelle scorse settimane infatti si era consumata una polemica tra i due Paesi proprio riguardo al ruolo del movimento curdo siriano nella lotta al Califfato e al governo legittimo di Assad. Il Pentagono aveva ribadito alle autorità turche di considerare il PYD un interlocutore credibile nella lotta contro lo Stato islamico e che quindi anche la Turchia avrebbe dovuto trattarlo come tale.

Da parte sua Ankara sospetta anche che la Russia, operativa con i suoi raid aerei dal 30 settembre, stia anche fornendo supporto al Partito democratico del Kurdistan e alla sua ala armata, le Unità di protezione dei popoli (Ypg). Le accuse non sono in effetti così infondate se pensiamo che le Milizie di Difesa popolare curde e l’esercito regolare siriano hanno già collaborato con successo nella provincia nord orientale di al Hasaka. Inoltre il co-presidente del PYD ha detto ai funzionari del Cremlino di apprezzare “le incursioni aeree russe contro i terroristi” e che “sia necessario unire sia le forze sane all’interno della Siria sia le forze internazionali per fronteggiare la minaccia” dell’Isis. A differenza della Turchia però né la Russia, né il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite considerano il PKK o il PYD organizzazioni terroristiche, inoltre Mosca ritiene i crudi siriani rappresentanti dell’opposizione siriana con i quali ha intenzione di dialogare nel tentativo di risolvere la crisi nel Paese.

La strategia del Cremlino sembra un’altra. Con l’eventuale apertura di una sede diplomatica curdo siriana nella capitale non solo riesce a rompere l’asse Ankara-Washington, ma in questo può dire che a rappresentare in modo legittimo l’opposizione siriana non ci sono solo i gruppi della Coalizione Nazionale Siriana, con sede in Turchia e legati agli Stati Uniti e ai paesi del Golfo, ma anche altri come quelli curdi. Così la Russia non si lega solo al governo di Assad ma anche ad alcune forze che lo contestano ampliando di fatto la propria forza di rappresentanza in Siria. Un’opposizione più morbida e realista, quella del PYD, che a differenza dei “ribelli democratici” potrebbe in futuro convivere con il partito Baath in una Siria liberata dall’Isis, così come del resto è stato per decenni.

Nonostante le aperte ostilità tra i due schieramenti, in passato Bashar Al Assad ha preso in considerazione le richieste del movimento curdo siriano concedendogli alcune libertà. Inoltre bisogna sempre ricordarsi a Nord, dall’altra parte del confine, c’è il nemico comune Erdogan che di fatto fa da collante tra il Baath, il PKK e il PYD.

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