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India, vescovo accusato di abusi sessuali. Tornano moti anticristiani

Subito dopo l’esplosione dello scandalo, i leader religiosi indù hanno iniziato ad aizzare la popolazione del Kerala contro la minoranza cristiana, accusata di “coprire” i responsabili degli abusi

India, vescovo accusato di abusi sessuali. Tornano moti anticristiani

Dopo gli scandali scoppiati in Cile, Argentina e Stati Uniti, la Chiesa cattolica deve adesso fronteggiare in India un nuovo sconcertante caso di abusi sessuali attribuiti a propri esponenti. La diocesi di Jalandhar, Stato del Punjab, si è ritrovata al centro di una offensiva mediatica, innescata dalle testimonianze di ex seminaristi e di diverse suore. Costoro sostengono di essere stati molestati sessualmente dall’attuale vescovo della diocesi, Franco Mulakkal. I fatti sarebbero avvenuti, tra il 2014 e il 2016, nello Stato del Kerala, India meridionale.

Mulakkal, in tale periodo, dirigeva una missione francescana a Kochi, importante città portuale del Kerala. Proprio all’interno della missione si sarebbero verificati reati sessuali ai danni di giovani seminaristi e di religiose. Le presunte vittime, intervistate dai media nazionali, hanno affermato di avere subito “in maniera reiterata” molestie da parte di Mulakkal. Il Joint Christian Council, una ong impegnata nella promozione dei valori cristiani nel subcontinente, ha deciso di sottoporre le accuse a carico del vescovo all’attenzione della Polizia e della High Court del Kerala. L’associazione schieratasi a difesa dei soggetti molestati ha esortato gli inquirenti ad adottare provvedimenti restrittivi immediati ai danni di Mulakkal: arresto preventivo, ritiro del passaporto e blocco dei conti correnti personali.

Le autorità hanno subito disposto degli accertamenti, ma, per il momento, nessuna incriminazione è stata ufficialmente formulata nei confronti del prelato. Il riserbo mantenuto dagli inquirenti sugli sviluppi delle indagini è stato etichettato dalle presunte vittime e dalla ong come una prova delle “pressioni” esercitate sulla magistratura indiana dalle gerarchie ecclesiastiche. George Joseph, presidente del Joint Christian Council, ha dichiarato: “La Polizia sta deliberatamente rallentando le indagini, per effetto delle pressioni ricevute da parte del Governo del Kerala e da parte dei massimi esponenti della Chiesa cattolica indiana.” Hari Sankar, ufficiale di Polizia titolare degli accertamenti a carico di Mulakkal, ha replicato a Joseph precisando: “Gli agenti impegnati nelle indagini stanno lavorando in maniera imparziale, con la massima professionalità. Il responsabile della diocesi di Jalandhar non è stato ancora incriminato semplicemente perché non sono state trovate prove irrefutabili della sua colpevolezza. Gli accertamenti stanno andando avanti in un clima di totale serenità.”

La diocesi di Jalandhar, attualmente guidata da Mulakkal, respinge la tesi delle presunte vittime, mirante a dipingere il prelato come un “predatore sessuale”. Il vescovo, tramite il suo legale, ha definito “una montatura” le testimonianze rilasciate alla Polizia e ha addirittura messo in dubbio l’attendibilità di alcuni accusatori. In particolare, una delle suore che in questi giorni hanno denunciato il prelato sarebbe stata, ad avviso di quest’ultimo, sorpresa anni prima dallo stesso Mulakkal in “atteggiamenti intimi” con un uomo. La denuncia presentata alla Polizia dalla religiosa non sarebbe nient'altro che una "squallida ritorsione".

La propaganda anticristiana, orchestrata dai leader religiosi indù, ha tratto ulteriore forza dal recente “scandalo abusi”. Manifestazioni contro la Chiesa cattolica stanno già riempiendo le strade delle maggiori città del Kerala. La folla, capeggiata da leader estremisti, chiede a gran voce l’arresto di Mulakkal e la fine delle “ingerenze vaticane” nel “ventre della Madre India”. Nel subcontinente, i cristiani rappresentano una esigua minoranza: appena il 2,3% della popolazione. Il Kerala, teatro degli abusi sessuali attribuiti al vescovo, è invece caratterizzato da una consistente presenza di seguaci di Cristo.

In tale territorio, questi ultimi sono più di sei milioni, pari al 19% degli abitanti dello Stato.

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