Mondo

"Kushner voleva un canale segreto con Mosca"

Il genero del presidente Usa, Jared Kushner, avrebbe voluto realizzare una linea di comunicazione riservata e sicura con Mosca, in collegamento con l’ambasciatore russo a Washington. Lo rivela il Washington Post

"Kushner voleva un canale segreto con Mosca"

Jared Kushner, genero di Trump e suo consigliere alla Casa Bianca, è sempre più coinvolto nell'inchiesta sul Russiagate, che cerca di fare luce sui presunti legami tra Mosca e lo staff del tycoon in campagna elettorale e subito dopo la vittoria alle elezioni dello scorso novembre. Il Washington Post, ostile nei confronti di Trump, con grande enfasi svela nuovi particolari: Kushner e l'ambasciatore russo a Washington avrebbero discusso della possibilità di istituire un canale di comunicazione segreto e sicuro tra il team di transizione di Trump e il Cremlino, facendo ricorso alle strutture diplomatiche russe per tentare di schermare i colloqui, temendo un eventuale monitoraggio da parte dell'intelligence americano.

Stando ad alcune intercettazioni delle comunicazioni russe, esaminate dai funzionari americani, l'ambasciatore Sergey Kislyak riferì ai suoi superiori a Mosca che Kushner gli aveva fatto questa proposta durante un incontro avuto il primo o 2 dicembre nella Trump Tower. All'incontro era presente Michael Flynn, primo consigliere per la sicurezza nazionale di Trump, costretto alle dimissioni dopo 24 giorni in carica per aver negato, mentendo, di aver discusso di sanzioni contro la Russia con il diplomatico di Mosca.

Per ora nei confronti di Kushner non c'è niente di penale. Ma l'imbarazzo alla Casa Bianca è forte, nonostante l'ostentato ottimismo. L’Fbi sta valutando la sua posizione per quanto avvenuto durante la campagna elettorale per le presidenziali.

Intanto prosegue senza soste l'attività della Commissione Intelligence del Senato, che sta indagando sulle presunte interferenze russe: ha chiesto all'organizzazione politica di Trump di raccogliere e fornire documenti, email o trascrizioni di telefonate a partire dal lancio della campagna elettorale, nel giugno 2015. La lettera del Senato è arrivata al comitato della campagna di Trump la settimana scorsa, indirizzata al tesoriere del gruppo. La missiva è firmata dal senatore repubblicano Richard Burr, presidente della commissione, e dal senatore democratico Mark Warner.

Per la prima volta la struttura della campagna ufficiale di Trump viene coinvolta nell'inchiesta bipartisan della commissione del Senato, distinta da quella federale guidata dall'ex direttore del Fbi e attuale procuratore speciale del Dipartimento della Giustizia Robert Mueller III.

Commenti