Cronache

Nel Giappone che invecchia nascono solo ospizi per cani

Per colpa dell'età i padroni non sono più in grado di prendersene cura. Così finiscono in una beauty farm

Nel Giappone che invecchia nascono solo ospizi per cani

Dove poteva nascere una casa di riposo per cani, se non in Giappone? È un Paese per vecchi, parafrasando il film dei fratelli Coen, il Giappone: primo per aspettativa di vita 81 anni per gli uomini e 87 anni per le donne - e con il 27,3% della popolazione di over 65. E dunque primo anche nell'affrontare le problematiche che riguardano una società sempre più anziana, con servizi, ristoranti e cibi dedicati agli over 80 e robot badanti.

Tra queste problematiche c'è anche la cura dei cosiddetti animali da affezione, cani in particolare, dei quali spesso gli anziani proprietari non riescono più a prendersi cura. Cani che spesso sono essi stessi anziani, a volte con le stesse problematiche dei padroni: demenza senile, perdita di appetito, dolori muscolari, difficoltà di deambulazione. Rendendo ancora più complicata e difficile la loro cura. E azzerando di fatto le possibilità di adozione da parte di terzi, parenti stretti compresi. Secondo la Japan Pet Food Association il 60 per cento dei cani e gatti in Giappone nel 2017 aveva superato i sette anni, e poteva dunque essere considerato anziano (la vita media, registra sempre l'associazione, è di 14,19 anni per i cani e di 15,33 anni per i gatti).

Da qui il successo delle case di riposo per cani che stanno dilagando in tutto il Paese e hanno ormai raggiunto il centinaio di istituti. Qui i «pazienti», per un costo che va dai 3900 ai 4500 euro l'anno, vengono seguiti e curati. In genere è prevista anche una quota una tantum iniziale e si stabiliscono contratti per tutta la vita dell'ospite, che può però anche ricevere le visite dei proprietari. L'accoglienza è tarata su quelle problematiche tipiche di animali anziani e spesso acciaccati. Sono previsti trattamenti specifici come massaggi alle zampe e percorsi di riabilitazione, vengono forniti a chi lo richiede cibo speciali e medicinali, i cani infermi sono sistemati su soffici cuscini e viene loro periodicamente cambiata posizione, chi ha problemi di deglutizione è imboccato e tutti sono naturalmente trasportati in una clinica veterinaria in caso di emergenza. In una di queste cliniche, la Tokyo Pet Home, sono seguiti dalle 4,30 del mattino a mezzanotte e c'è una addetto ogni 15 animali. Anche se il Giappone è un Paese estremamente accogliente con i cani, dove ristoranti, bar e negozi spesso trovano il modo di accoglierli predisponendo aree e servizi dedicati, istituzioni di questo tipo si trovano anche altrove, negli Stati Uniti e in Germania, ma hanno più che altro carattere volontaristico.

La situazione è in movimento anche in Italia, dove alcune case di riposo per anziani non solo accolgono anche gli amici di zampa degli ospiti, ma dedicano loro attenzioni particolari con dog hotel, cucce con videocamera incorporata per potere seguire il proprio pet e spazi per passeggiare insieme al padrone. In Lombardia la Giunta regionale ha approvato un regolamento che stabilisce linee guida precise per l'ingresso degli animali da compagnia nelle strutture sanitarie dove sono ricoverati i proprietari.

Quanto a strutture dedicate l'associazione Baffi d'argento a Bracciano ha aperto lo scorso settembre un «hospice per cani», dove gli animali anziani abbandonati vengono accuditi e accompagnati serenamente verso i loro ultimi giorni. E l'Enpa di Borgosesia nel «Giardino di Quark» accoglie cani anziani o disabili, spesso rimasti orfani del proprietario o abbandonati, dove garantisce box riscaldati in inverno, tende per proteggere dal sole in estate, porte delle cucce aperte e uno spazio comune per il gioco.

Sono strutture che si basano su donazioni e, sul lavoro di volontari. Certo, le case di riposo per cani giapponesi, a pagamento (lauto), sono un caso davvero particolare.

Per ora.

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