Pensionati in guerra con l’esercito per l’orto

Sfratto a San Siro. In via Tosi una striscia di sei ettari contesa fra demanio militare e 35 anziani che la coltivano da sempre. C’è un ordine di sgombero: per il giudice sono abusivi, ma gli «ortisti» non hanno intenzione di andarsene

Maddalena Cicoria ha circa 70 anni, portati a meraviglia. «Merito dei miei hobby preferiti: zappare e coltivare», dice lei con un sorriso largo così. Il suo piccolo pezzo di terra lo ha ereditato dal padre negli anni Sessanta. Ma ora, dopo più di 40 anni, c’è chi vuole portarglielo via.
L’orticello della signora Maddalena, come quelli di altre decine di vecchietti, è a rischio sfratto. Sorge infatti sull’area militare di Piazza d’Armi, nella striscia di terra che divide via Cardinale Tosi da via Domokos. Questi sei ettari sono compresi in grossi progetti che coinvolgono la città. In pratica interessano a molti investitori e l’esercito potrebbe far cassa vendendoli. Ma gli «ortisti» dicono no: quei terreni non sono più di proprietà del ministero della Difesa.
Purtroppo, però, c’è una sentenza dello scorso 9 gennaio emessa dalla Corte d’appello di Milano che dà loro torto. Il terreno, dice il giudice, è ancora demaniale e gli occupanti non possono invocare l’usucapione. Tutto perché la pubblica amministrazione non ha mai rinunciato alla proprietà con un atto formale di sdemanializzazione, ma ha anzi rivendicato il proprio diritto persino con una richiesta di sgombero, divenuta ufficiale con un’ordinanza nel 1995. In pratica Maddalena e gli altri sono considerati abusivi e quindi se ne devono andare.
«Io non vado da nessuna parte - urla Vincenzo Madonia -. Sono qui da più di 40 anni e qui rimango. Innanzitutto ricorriamo in Cassazione e poi se non basta mi incateno alla mia baracca. E sono sicuro che come me faranno gli altri 35 che hanno ricevuto il procedimento di sfratto». La rabbia e la delusione tra gli «ortisti» sono grandi. In questi giorni è stata fissata una riunione con l’avvocato per decidere sul da farsi. Una flebile speranza viene dal Tar, che ancora non si è pronunciato sull’ordinanza di sfratto di 14 anni fa.
«Qui non c’era niente prima che arrivassimo noi. Era una discarica a cielo aperto. E noi abbiamo rimesso tutto a posto», attacca la signora Cicoria. Il suo orticello confina proprio con il muro di cinta dell’area militare. Così come quello di Angelo Cascon. «Dal mappale della città si può vedere come questo sia considerato terreno libero agricolo e non zona militare. La proprietà dell'esercito inizia più in là», spiega lui.
Del caso si sta cominciando a interessare anche la politica. Il numero uno del Pdl in consiglio, Giulio Gallera ha incontrato gli «ortisti» coadiuvato dal consigliere di zona Luigi Santonastaso. «Questa è una realtà che va tutelata e valorizzata - dice Gallera -. Ho fatto già un’interrogazione orale in consiglio per illustrare la situazione ai colleghi al fine di cercare una mediazione con i militari. Ora la faccenda è già sul tavolo dell’assessore al Verde Maurizio Cadeo».
Senza contare la funzione sociale svolta dagli anziani, che cercano di vigilare su chi scarica abusivamente rifiuti e allontanano i (molti) spacciatori e le prostitute dalla zona. «Qui sono il principale presidio contro il degrado - continua Gallera -. E poi con le loro piante costituiscono un polmone verde all'interno della città. Finché c’è una causa in ballo poi, lo sfratto non può essere esecutivo».


Gli «ortisti» sperano e intanto continuano a lavorare la terra. Poco più in là, in via Cardinale Tosi, sostano come al solito i caravan degli zingari. Anche loro non vogliono andarsene e se cacciati ritornano puntualmente pochi giorni dopo. Ma questa è un’altra storia...

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