Pentagono distratto, perse negli anni otto bombe atomiche

Tra il 1956 e il 1968 gli ordigni finirono nelle profondità marine, rendendone impossibile il recupero

Pentagono distratto, perse negli anni otto bombe atomiche

Cielo sopra Savannah, nello stato della Georgia, due aerei dell'aviazione americana si scontrano in volo riportando gravi danni, uno di questi trasporta nientemeno che una bomba atomica. Il velivolo danneggiato prova ugualmente ad atterrare, tre tentativi andati a vuoto, poi il Pentagono dà l'ordine di mollare l'ordigno in mare, dove non verrà più ritrovato nonostante i tanti tentativi. Era il febbraio del 1958, alcune fonti indicano il 5 altre il 12, e non fu nemmeno un episodio isolato, di bombe atomiche negli anni Cinquanta e Sessanta gli Usa ne persero parecchie in giro per il mondo, almeno otto. Senza contare un paio di missili, sempre con testate nucleari, lanciati per sbaglio e finiti chissà dove. E questo solo da parte americana. Impossibile sapere invece quante furono smarrite dai sovietici, vista la loro proverbiale «riservatezza».
L'anniversario del '58 dunque fa riflettere sui tanti rischi che l'umanità ha corso negli anni del cosiddetto «equilibrio del terrore», quando le due superpotenze facevano a gara per possedere sempre più armi nucleari e sempre più potenti. Il 5, o il 12, febbraio di 55 anni fa dunque un bombardiere B-47 che trasportava un'arma nucleare senza il suo nucleo fissile si scontrò in volo con un caccia F-86 rimanendo seriamente danneggiato. Dopo tre tentativi senza successo di far atterrare l'aereo alla base aerea Hunter in Georgia, l'arma fu sganciata in mare per evitare il rischio di una esplosione. La marina statunitense avviò lunghe ricerche utilizzando sottomarini e sonar, ma senza esito e il 16 aprile la ricerca fu terminata e la bomba considerata irrimediabilmente persa.
L'episodio di Savannah fu però preceduto da altri due gravi incidenti. Il 10 marzo 1956 un altro B-47 con due capsule nucleari, partito dalla base aerea di MacDill a Tampa, Florida, diretto a una base aerea straniera segreta, precipitò infatti nelle acque del Mediterraneo. L'aereo doveva fare due rifornimenti di carburante in volo prima di raggiungere la sua destinazione finale. Il B-47 effettuò con successo il primo mentre mancò il secondo appuntamento con l'aereo cisterna sopra il Mediterraneo. E l'aereo sparì insieme alle capsule nucleari e l'equipaggio.
Il 28 luglio dell'anno successivo un aereo da trasporto C-124 accusò un avaria sopra l'oceano Atlantico e fu costretto ad abbandonare due armi nucleari senza la loro capsula di materiale fissile al largo della costa orientale degli Stati Uniti. Mentre era sulla rotta dalla base aerea di Dover a Delaware, due suoi motori persero potenza e, non riuscendo più a mantenere la quota, il comandante decise di alleggerire il velivolo sganciando il carico atomico. Che sprofondò nell'oceano andando perduto per sempre. Mentre il 25 settembre 1959, un P-5M della marina con un ordigno nucleare di profondità, disarmato della sua capsula fissile, si schiantò a Puget Sound vicino Whidbey Island, Washington. La bomba finì in acqua e non fu mai ritrovata.
Dopo un paio d'anni di tranquillità 24 gennaio 1961, a Goldsboro, Nord Carolina, si sfiorò la catastrofe quando un bombardiere B-52 andò a pezzi in volo. Prima cedette la sua ala destra poi l'aereo si spezzò in due, uccidendo tre membri dell'equipaggio e liberando due bombe nucleari. Il paracadute della prima si aprì correttamente portandola dolcemente a terra. Il secondo paracadute invece funzionò male e la bomba andò a pezzi all'impatto spargendo i suoi componenti sopra un'ampia area. L'aviazione americana si mise subito alla ricerca dei frammenti ma il nucleo, altamente arricchito di uranio, non fu mai ritrovato. In quell'occasione fu rivelato che dalla fine della guerra gli incidenti con armi nucleari erano già stati 60, compresi i due missili con testata nucleare lanciati per sbaglio e finiti chissà dove.
Il 5 dicembre 1965 si tornò a tremare quando un A-4E Skyhawk armato con una bomba atomica B-43 cadde della portaerei Ticonderoga al largo dell'isola giapponese Ryukyu nel Pacifico. L'aereo sparì nei flutti, in quel punto l'oceano scende fino a oltre 5mila metri, e non si è mai saputo che fine abbia fatto la bomba e se la pressione l'abbia fatto esplodere. Infine il 21 maggio 1968, mentre stava ritornando a Norfolk, in Virginia, dopo tre mesi di addestramento nel Mediterraneo il sottomarino USS Scorpion affondò a 740 chilometri a sudovest delle Azzorre. Lo scafo si deposito nel fondo a 3.300 metri, insieme ai 99 uomini di equipaggio e due siluri con testata nucleare che non fu più possibile recuperare.
In tutto dunque mancano tuttora all'appello otto bombe atomiche e due missili con testata nucleare. Solo da parte americana. Impossibile immaginare che dall'altra parte incidenti analoghi non sia mai accaduti. La vecchia Unione Sovietica in materia di armamenti e difesa è sempre stata molto parca di notizie. Soprattutto quando si trattava di fallimenti.

Senza contare altri Paesi, come la Cina, altro sistema comunista poco propenso a divulgare i propri dati sensibili, che negli anni si sono aggiunti al club delle potenze nucleari. Un bilancio esatto di tutti ordigni andati smarriti in questi 70 anni di incubo nucleare farebbe, con ogni probabilità, accapponare la pelle.

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