Gli 007 di Putin proteggono Kim Jong-un

Dieci ex ufficiali del Kgb alla corte del "Giovane Leader" che teme un attentato

Gli 007 di Putin proteggono Kim Jong-un

Il presidente russo Vladimir Putin teme che il braccio di ferro militare con la Corea del Nord rischi di scatenare «una catastrofe globale, planetaria e un'enorme perdita di vite umane». Mosca «difende» Pyongyang, in funzione anti Usa, e non ha mai interrotto le relazioni con il regime dittatoriale. Rapporti militari, economici, politici che derivano fin dalla seconda guerra mondiale. Dieci ex agenti del Kgb, il servizio segreto sovietico, sarebbero stati personalmente assoldati da Kim Jong-un per evitare di venire ucciso da un complotto o da un bombardamento aereo mirato.

Ieri alla conclusione del vertice fra Cina, Russia, India e Brasile a Xiamen il presidente russo ha ribadito che «è insensato intensificare l'isteria militare» nella crisi nordcoreana «che porta solo a un vicolo cieco». Oggi Putin incontrerà il presidente della Corea del Sud, Moon Jae-in, per discutere della crisi. Il nuovo Zar ha condannato l'esperimento nucleare di Pyongyang, ma non è convinto delle nuove sanzioni proposte all'Onu da Washington.

«C'è davvero qualcuno che pensa che solo per l'adozione di qualche sanzione, la Corea del Nord abbandonerà il percorso, intrapreso per creare armi di distruzione di massa?» si è chiesto Putin. Secondo il capo del Cremlino il giovane dittatore Kim Jong-un non dimentica che «Saddam Hussein aveva rinunciato alla produzione di armi di distruzione di massa. Tuttavia, con il pretesto della ricerca proprio di queste armi, l'Iraq è stato distrutto e Saddam impiccato». Putin ha fatto un analogo riferimento alla fine del colonnello Gheddafi per spiegare che i nordcoreani «mangeranno erba, ma non fermeranno i loro programmi fintanto che non si sentiranno sicuri». In realtà il popolo è costretto a mangiare erba da un dittatore che continua ad annunciare bellicosi proclami nucleari.

La stessa Russia è finita nel mirino delle sanzioni Usa per le forniture petrolifere alla Corea del Nord, che, però, vengono definite «insignificanti» dal governo di Mosca. I russi hanno sempre mantenuto ed espanso i rapporti economici con Pyongyang nel campo della rete dei trasporti, la fornitura di carburante e lo sviluppo dell'occupazione. La Russia è uno dei più importanti donatori di aiuti alla popolazione e ha cancellato i 10 miliardi di dollari di debito nordcoreano che si trascinava fin dai tempi dell'Unione Sovietica. Non a caso il fondatore della dittatura, Kim Il Sung, era un ex maggiore dell'Armata rossa che ha combattuto contro i giapponesi durante al seconda guerra mondiale. Dopo 26 anni di esilio fu Mosca ad imporlo a capo del partito comunista coreano.

I vecchi legami sono riaffiorati pochi giorni fa con la notizia dell'arrivo a Pyongyang di una decina di ex ufficiali del Kgb, il temuto servizio segreto sovietico. Il loro compito è organizzare e migliorare la sicurezza attorno al dittatore, che teme di venire ucciso. Si tratti di un complotto o di un pesante attacco aereo mirato gli uomini del Kgb avrebbero una lunga esperienza nella protezione ravvicinata e nei bunker anti atomici. La squadra spuntata dal passato sarebbe arrivata a febbraio. Il suo compito non è solo evitare che il dittatore venga ammazzato, ma «addestrare unità speciali per individuare in maniera preventiva atti di terrorismo e sabotaggio» fa sapere una fonte dei media giapponesi. E guarda caso in maggio è stata annunciata la scoperta di un complotto per assassinare Kim Jong-un con un'arma biochimica. Ovviamente il regime di Pyongyang ha accusato la Cia e i suoi alleati sudcoreani.

Il 13 novembre 2015 il generale Nikolay Bogdanovsky, a capo di una delegazione militare russa nella capitale nordcoreana, aveva firmato un accordo con il numero due delle forze armate locali, O Kum-chol. L'accordo prevede lo sviluppo della cooperazione militare fra i due Paesi e la «prevenzione di attività belliche pericolose».

Con l'inasprirsi della crisi nucleare la Russia ha inviato tre treni carichi di carri armati per presidiare il confine con la Corea del nord, lungo appena 17 chilometri a sud ovest di

Vladivostok. La scorsa settimana i caccia bombardieri russi hanno sorvolato la regione non tanto in funzione anti Pyongyang, ma per mostrare i muscoli agli americani e agli stessi cinesi pesantemente coinvolti nella crisi.

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