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Bce, Europa e maggioranza. La festa per il Pil è già finita

Dall'autunno il governo si troverà di fronte ostacoli che possono compromettere crescita e tenuta dei conti

Bce, Europa e maggioranza. La festa per il Pil è già finita

Non sarà una passeggiata. L'ottimismo acceso dai dati sul Pil, festeggiati dal governo come un successo o - nella versione prudente - come una buona base di partenza, rischia di svanire nel giro di pochi giorni. Quando il governo e il Paese si troveranno ad affrontare ostacoli politici ed economici, alcuni rilevanti altri meno. Tutti comunque in grado di danneggiare l'economia italiana che resta fragile.

La fine del Quantitive easing è una bomba innescata e il ministero dell'Economia sta calcolando da tempo gli effetti. Approssimando, se la Bce di Mario Draghi smetterà di acquistare titoli, il bilancio dello Stato italiano dovrà farsi carico di 10 miliardi di euro in più per il servizio del debito. Senza contare che il dicastero di via XX settembre si troverà a dovere vendere titoli di stato a mercati a dir poco scettici sulla capacità di tenuta del Paese.

E qui le sfide dell'economia si incrociano con i tormenti politici. L'Italia è condannata a mostrarsi stabile e in grado di rispettare gli impegni. Non è un caso che giorni fa il viceministro dell'Economia Enrico Morando abbia sottolineato un appuntamento solo all'apparenza secondario, cioè il voto parlamentare alla risoluzione sulla nota di aggiornamento del Documento di economia e finanza, che si terrà in tempi brevi, comunque entro un mese. Per farla passare serve la maggioranza assoluta dei componenti delle due Camere. Al governo serve l'appoggio della sinistra di Mdp. In cambio, l'esecutivo Gentiloni offre al partito nato da una scissione a sinistra del Pd, un piano di sgravi contributivi per i giovani, da finanziare con l'estensione della fatturazione elettronica tra privati.

Misura da inserire nella legge di Bilancio, sulla quale il governo cerca maggioranze ampie. Anche per mettersi al riparo da eventuali sgambetti da parte dell'azionista di maggioranza del governo, il Pd di Matteo Renzi. Subito dopo, ci sarà il Milleproroghe. Il governo in carica vorrebbe restare in carica fino alla sua approvazione. L'ex premier no.

Ostacoli superabili, assicurano dal governo. Comunque passaggi politici che potrebbero costare caro.

Non è infatti escluso che parte delle misure di spesa che il governo Gentiloni sta studiando (come ad esempio gli investimenti) siano finanziate con nuove entrate. Non tasse, ma «una tantum» nella lotta all'evasione, assicura la maggioranza. Peccato che i precedenti - come lo split paymet e le nuove scadenze sulle comunicazioni Iva - si siano rivelate controproducenti. Oneri in più e quindi una zavorra sul Pil che dà timidi segnali di ripresa.

Come se non bastasse, degli ostacoli di non poco conto potrebbero arrivare da Bruxelles, paradossalmente proprio a causa del Pil che cresce oltre le aspettative. La trattativa con la Commissione europea si gioca sempre sul filo degli zerovirgola. Miliardi di «flessibilità», che significano semplicemente manovre correttive del deficit meno. Una parte di questa flessibilità ci viene concessa perché la crescita del Paese è sotto il suo potenziale a causa della crisi. Difficile lamentare a Bruxelles una crescita sotto le aspettative e festeggiare a Roma il Pil con il turbo.

Se l'economia italiana fosse veramente entrata in una nuova era, lasciandosi alle spalle otto anni di crisisarebbero tutti ostacoli superabili.

Diventano pericolosi, visto lo stato dell'economia e la campagna elettorale che incombe.

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