Tocca al Comune pagare. Sesto San Giovanni, popolosa cittadina industriale alle porte di Milano, dovrà provvedere alla bara e alla tumulazione per Anis Amri, il terrorista di Berlino che nella notte fra il 22 e il 23 dicembre, ricercato in tutta Europa, è stato ucciso davanti alla stazione di Sesto nel corso di una sparatoria con la polizia, che lo aveva fermato per un controllo.
All'obitorio civico di Milano confermano che, a un mese esatto dal drammatico epilogo della sua fuga, la salma del ventiquattrenne jihadista si trova depositata lì (al costo di 11 euro al giorno) e ancora non si conosce con esattezza quale sarà il suo destino: dove, quando e come troverà sepoltura. Certamente non ci saranno cerimonie né si renderà riconoscibile la tomba del killer, anche per evitare che possa diventare oggetto di attenzioni particolari. Quel che è certo, al momento, è che sarà il Comune a dover provvedere alle spese necessarie. Dalla Tunisia, infatti, non è arrivato alcun concreto interessamento per la salma del giovane Amri. La famiglia, comprensibilmente molto scossa dall'accaduto, ha avuto un comportamento difficile da decifrare. I familiari lo avevano immediatamente «rinnegato». E poi hanno manifestato l'intenzione di recuperare le spoglie del giovane per dargli sepoltura nella sua città natale: subito dopo la sparatoria di Sesto, una radio tunisina aveva riferito che alcuni componenti della famiglia (che vive a 160 chilometri dalla capitale) avevano avanzato questa richiesta rivolgendo alle autorità locali anche un appello affinché sa rivelata «la verità sul coinvolgimento del loro congiunto nell'attacco di Berlino». In un'intervista rilasciata a un inviato di Rainews 24 il 28 dicembre, la famiglia parla ancora e manifesta cordoglio per le vittime della strage e solidarietà per i familiari. Nell'intervista-video, la madre spiega di aver «rinnegato» il figlio, ma si dice convinta che fosse indottrinato. E conferma la richiesta di riportare Amri in Tunisia. In seguito, evidentemente, questo passo non ha avuto alcun seguito concreto da parte della famiglia stessa o delle autorità tunisine, dal momento che il 4 gennaio alcuni giornali riportano la notizia che «nessuno ha ancora reclamato la salma di Amri».
In situazioni del genere, persone decedute in una via pubblica senza che i familiari abbiano mostrato l'intenzione di provvedere, è il Comune a doversi far carico delle spese. Lo prevedono le norme richiamate anche dal regolamento municipale di Sesto. Ne ha parlato ieri il settimanale locale Sestoweek, riportando anche le dichiarazioni del coordinatore milanese di Fratelli d'Italia Viviana Beccalossi, che come assessore regionale è stata incaricata dal governatore lombardo Roberto Maroni a porre in essere «azioni mirate al contrasto del radicalismo islamico» e si è occupata fra l'altro anche di Sesto come futura sede della moschea più grande della Lombardia, già progettata e approvata. Le spese a carico del contribuente all'esponente di Fdi non vanno giù: «Se la legge prevede questo - ha detto Beccalossi - in un caso del genere serve una deroga: la deroga del buon senso.
E quindi, se qualcuno deve provvedere alle spese - ha avvertito - quel soggetto non può che essere il Paese di appartenenza, ovvero la Tunisia». «Il rispetto dei defunti per chi come me è cristiano è sacro - ha aggiunto l'assessore - ma ciò non può valere per un terrorista spietato».
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