Le Coop dello scandalo che lucrano milioni sulla finta solidarietà

Truffe, appalti e rimborsi per migranti fantasma. Dal Friuli alla Sicilia, aperte decine di indagini

Protesta al Cie di Ponte Galeria
Protesta al Cie di Ponte Galeria

La gestione dell'accoglienza migranti, arrivati in massa, presenta lati oscuri e solleva molti dubbi. Se nel primo periodo del 2011, quando gli immigrati, dopo la rivoluzione dei gelsomini e la primavera araba iniziarono ad arrivare sulle coste italiane, le prime strutture erano gestite da associazioni di volontariato, quale ad esempio la Croce rossa, che è un apparato militare e ha una preparazione professionale nel settore, nei mesi successivi iniziarono a nascere tutta una serie di soggetti di dubbia provenienza che hanno tentato di accaparrarsi, spesso riuscendoci, appalti da centinaia di migliaia di euro che hanno indotto le procure d'Italia a un super lavoro. I casi sono numerosi. Lo scorso ottobre, a Potenza, Michele Frascolla, amministratore unico della Manteca srl, che si occupava di accoglienza dei richiedenti asilo nel capoluogo lucano, è finito ai domiciliari per aver truccato le presenze dei migranti, ottenendo così maggiori rimborsi. L'uomo, secondo gli inquirenti, pretendeva che i fogli di permanenza fossero firmati prima dagli ospiti degli appartamenti in cui li sistemava. Inoltre, non dava comunicazione alle autorità competenti quando questi lasciavano le strutture. In questo modo risultava che negli edifici di sua proprietà ci fosse sempre il pieno e otteneva così più soldi. Con lui sono finite sotto indagine altre due persone.

Un altro caso si registra a Padova, dove i vertici (tre persone) della «Ecofficina», cooperativa che gestisce l'accoglienza profughi, ad aprile 2016 sono stati accusati di maltrattamenti e truffa aggravata ai danni dello Stato. É stata la procura di Rovigo a indagarli per presunte irregolarità in seguito ad alcune segnalazioni. Peraltro, la «Ecofficina Edeco» è il soggetto gestore del centro di Cona, alla ribalta delle cronache in questi giorni a causa della rivolta dei migranti in seguito alla morte di una ivoriana. Nata dalle ceneri di «Padova Tre», una società legata un tempo al business dei rifiuti, la «Ecofficina» inizia a occuparsi dei migranti nel 2011 e il suo fatturato passa dai 114mila euro dell'epoca ai 10 milioni del 2015, quando ottiene appalti anche a Oderzo, Bagnoli e, appunto, Cona. A suo carico ci sono attualmente tre inchieste per truffa, maltrattamenti e falso. Persino Confcooperative l'ha sospesa per «troppo business».

Nel 2015 ci fu poi un altro caso che scosse l'Italia intera. Il parroco don Sergio Librizzi, ex direttore della Caritas di Trapani, fu condannato perché chiedeva ai migranti prestazioni sessuali in cambio di documenti e favori. Secondo gli inquirenti gestiva in maniera occulta la cooperativa «Badiagrande», che riusciva a mantenere aperta grazie a conoscenze che lo informavano in anticipo della visita degli ispettori. Sempre nel Trapanese, a Salemi, fu chiusa nello stesso periodo la cooperativa «Corf», colpita da un'interdittiva antimafia.

A febbraio 2016 fu la volta di 21 persone che, a Gradisca d'Isonzo, intascavano i soldi per l'accoglienza dei migranti ottenendo vantaggi fiscali e, quindi, finirono sotto inchiesta della guardia di Finanza di Udine, su richiesta della procura di Gorizia. Tra gli indagati grandi nomi, tra i quali quello di Gianluca Madriz, presidente della Camera di commercio di Gorizia, l'ex presidente della Provincia Gianfranco Crisci e l'ex vice comandante della brigata di Cavalleria «Pozzuolo del Friuli» Vittorio Isoldi. Nello stesso mese vennero chiusi e sequestrati in Campania 9 centri destinati all'accoglienza.

A maggio 2016 scattò quindi l'indagine su quattro noti imprenditori: i fratelli Pietro e Angelo Chiorazzo, responsabili della «Auxilium», che

gestisce attualmente il Cie di Caltanisetta, Salvatore Menolascina e Camillo. Tutti per presunte irregolarità nella gestione dei centri. Gente, insomma, che predicava la cultura dell'accoglienza e, poi, guadagnava sui migranti.

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