Così le milizie filo-Califfato controllano le partenze in Libia

Le bande di criminali pagano un ricco «pizzo» ai jihadisti per mandare in Italia i loro barconi

Così le milizie filo-Califfato controllano le partenze in Libia

Le rotte dell'immigrazione illegale sono utilizzate per infiltrare in Europa i combattenti della guerra santa in Siria ed Iraq, che tornano a casa con documenti falsi per non farsi individuare. Lo conferma un rapporto della polizia spagnola, che combatte il traffico di esseri umani. Dalla Libia con i barconi e lungo la vecchia via terrestre lungo i Balcani, che porta all'Italia può capitare lo stesso, secondo fonti riservate del Giornale . Non solo: gruppi armati che si ispirano al Califfato hanno il controllo di Sabratha, uno dei centri di partenza verso Lampedusa. Il traffico viene gestito da bande criminali, che poi pagano il pizzo alle formazioni jihadiste per gli imbarchi verso l'Italia.

Il quotidiano spagnolo El Pais ha pubblicato stralci di un allarmante rapporto della fine dello scorso anno della Sezione operativa sui documenti falsi e immigrazione illegale della polizia spagnola (Ucrif). Secondo gli investigatori il problema dell'immigrazione clandestina si «è aggravato se si considera che utilizzando le stesse reti viene facilitato l'ingresso con documenti falsi di veterani europei che sono andati a combattere in Siria e Iraq nelle fila dello Stato islamico». Non si tratta di giovani sbandati sula via del Jihad, ma «di ricercati da diversi Paesi (Spagna, Francia, Regno Unito, ecc.) e membri di cellule che attraversano i nostri confini per agire in ambito europeo nella strategia del terrore», si legge nel rapporto. I finti profughi sono esperti di armi ed esplosivi.

Lo scorso novembre la polizia spagnola ha smantellato un'organizzazione a Madrid arrestando 6 libanesi ed iracheni con filiali in Turchia e America Latina specializzata nel far arrivare i siriani in Europa. Il rapporto rivela «che in un solo mese» la banda «incassava oltre 100mila euro». Il sospetto più grave è la destinazione finale del denaro guadagnato con il traffico di esseri umani. «Si presume che parte dei soldi servano a finanziare lo Stato islamico», denuncia il rapporto della polizia spagnola. In pratica i seguaci del Califfo lucrano sulle disgrazie dei popoli che pretendono di «liberare».

Gli spagnoli hanno identificato tre vie primarie di ingresso nel loro Paese. Dall'Africa attraverso le Canarie o l'enclave di Melilla in Marocco è la principale. Il vecchio giro dalla Turchia via Balcani e per chi ha più soldi (6-10mila euro) un viaggio lungo, ma in aereo. Da Istanbul o dalla Grecia, siriani ed iracheni, con documenti falsi volano in Sud America facendo scalo in Perù, Venezuela e Brasile. Poi ripartono verso la Spagna buttando spesso via il documento e chiedendo asilo politico.

Per l'Italia abbiamo la via più diretta con i barconi dalla Libia. I punti di partenza sulla costa ad ovest di Tripoli sono Zuara, Sabratha, Sourman e Zanzur. Alle porte della capitale gli imbarchi avvengono a Tagiura e verso Misurata a Tarabuli. Tutte zone sotto il controllo del governo non riconosciuto di Tripoli legato agli islamisti e alleato di fatto con Ansar al Sharia, che combatte in Cirenaica sventolando le bandiere nere del Califfato.

Almeno a Sabratha, uno dei punti di partenza verso Lampedusa, operano milizia «contigue» ad Ansar al Sharia anche se non sventolerebbero, ancora, le bandiere nere. I clan criminali che si occupano materialmente della tratta pagano il pizzo alle milizie che controllano il territorio. A Zuara, lo snodo più importante, ogni viaggio genera un giro d'affari medio di 150mila euro. Il pizzo ai miliziani è di 18mila euro, poco più del 10%.

I talebani in Afghanistan usano lo stesso sistema con l'oppio. A Sabratha gli amici del Califfo, secondo una fonte riservata del Giornale , instradano i migranti fin dal confine meridionale libico verso questo imbarco per guadagnare di più.

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