L'immigrazione irregolare fa saltare i saldi dei conti pubblici. La relazione di Angelo Buscema, presidente del Comitato di controllo della Corte dei Conti, sulla finanza del 2016 segnala una spesa fuori bilancio di 2 miliardi e pagamenti di conti in sospeso relativi a precedenti esercizi, che peggiorano la spesa corrente al netto di quella per interessi, che sale dell'1,3% invece che scendere del 2,8% come parrebbe dal bilancio ufficiale. Gran parte di questa spesa fuori bilancio si riferisce a esborsi delle prefetture per gli immigrati irregolari e spese delle Asl che li riguardano. Nella legge di finanza pubblica 2017 le spese per gli immigrati sono 4 miliardi. Tenendo conto di quelle fuori bilancio per esercizi pregressi, che emergeranno anche nel 2017, la spesa per immigrati irregolari lievita a circa 6 miliardi: il 50% in più. La cifra può aumentare perché gli arrivi superano le previsioni. Il sistema di accoglienza ed espulsione degli irregolari è gestito dalle prefetture con i Cpsa (centri di primo soccorso e aiuto) dislocati sulle coste, con smistamento successivo ai Cda (centri di prima accoglienza) e ai Cara (centri per richiedenti asilo) e con un eventuale passaggio ai Cie (centri di identificazione ed espulsione). Gli immigrati irregolari non espulsi dovrebbero essere mandati dalle prefetture nei siti dei comuni individuati con lo Sprar (sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) i cui progetti di accoglienza integrata sono finanziati sul fondo nazionale per le politiche e i servizi dell'asilo (Fnpsa), gestito dal Viminale. Ma questo sistema complesso è stato messo in crisi dal flusso eccessivo di immigrati, per cui s'è sviluppato un surrogato consistente nei Csa, centri di accoglienza straordinaria creati da cooperative, alberghi, associazioni di vario genere. Il soccorso temporaneo che doveva essere l'eccezione è diventato la regola. I Cas che erano già oltre 3mila nel giugno del 2016, sono ora forse 3.500, mentre gli Sprar che erano poco più di 400 sono ora 600. Essi non bastano di certo per ospitare i circa 200mila immigrati irregolari, che ci sono presumibilmente in Italia nel giugno 2017. Così mentre un sesto di loro sta nei 600 centri Sprar, che hanno una gestione sistematica oggetto di controlli contabili analitici, gli altri cinque sesti stanno nei Cas, che hanno una gestione abborracciata con contabilità di ardua verifica. Il personale delle prefetture addetto a questi controlli è scarso e perciò essi vanno a rilento. Per ogni immigrato irregolare nei Cas e negli Sprar lo Stato paga 35 euro al giorno per vitto, alloggio e spese varie correnti, cioè 1.050 euro mensili, 12.600 annui. Sicché per i 200mila stranieri irregolari nel 2017 la spesa di puro sostentamento è di 2,5 miliardi a cui si aggiungono le spese sanitarie e i costi fissi di manutenzione e gestione delle strutture di ospitalità. Questa è la parte terminale della spesa per gli immigrati, che inizia con quelle di soccorso e prima accoglienza e prosegue nei successivi smistamenti con relativi costi di trasporto. A ciò si aggiunge la spesa per il personale pubblico addetto a questi servizi e per le sue attrezzature.
Il ministero ha stanziato 4 miliardi, per quest'anno. Probabilmente - come dicevo - ce ne sono altri due fuori bilancio o in corso di contabilizzazione, relativi al 2016. Una selva contabile e gestionale e una emorragia di denaro, che non può continuare.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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