"Multe alle Ong inapplicabili": vertici militari contro Salvini

Secondo i tecnici dei ministeri di Difesa ed Infrastrutture, oltre che alcuni apparati militari, il decreto sicurezza bis che Salvini punta a far approvare in consiglio dei ministri sarebbe contrario al diritto costituzionale e a quello internazionale

"Multe alle Ong inapplicabili": vertici militari contro Salvini

Sono due i punti essenziali del nuovo decreto voluto da Matteo Salvini, il “decreto sicurezza bis” come viene ribattezzato dai media dopo la diffusione della bozza con le norme più importanti in esso contenute.

Da un lato le multe previste per chi soccorre in mare i barconi, facendo seguito dunque all’interpretazione secondo cui chi aiuta a sbarcare favorisce l’approdo illegale di soggetti nel nostro paese, dall’altro lato il punto più importante riguarda le competenze che verrebbero traslate verso il Viminale.

Un punto, quest’ultimo, che sembra allargare le distanze tra Lega e Movimento Cinque Stelle in fatto di sicurezza ed immigrazione. Il decreto, voluto fortemente dal ministro dell’interno Matteo Salvini, sancirebbe di fatto un controllo del dicastero guidato dal segretario leghista sulle attività della Guardia Costiera in materia di sorveglianza marittima.

Tutto ciò da Roma viene interpretato come una mancanza di fiducia dello stesso Salvini nei confronti dei ministri della difesa e delle infrastrutture, rispettivamente Trenta e Toninelli, in fatto di immigrazione. Il sospetto del segretario della Lega è che il Movimento Cinque Stelle, a cui appartengono i titolari dei dicasteri sopra elencati, voglia in qualche modo alleggerire se non ridimensionare del tutto la politica dei porti chiusi. E anche i vertici militari sono d'accordo, dicendo che il provvedimento di Salvini è "inapplicabile".

I recenti screzi tra Matteo Salvini ed il ministro Trenta costituiscono del resto un precedente molto recente in merito: nei giorni scorsi dal Viminale il titolare dell’interno critica la scelta della Marina Militare di portare verso l’Italia un barcone soccorso in un’area di competenza libica. Secondo Salvini, ci sarebbe nel Movimento ed all’interno del ministero della difesa la volontà di sabotare il piano dei porti chiusi. Da qui l’idea illustrata nel decreto di porre sotto il controllo del proprio dicastero la sorveglianza marittima e dunque rendere conto al viminale in materia di immigrazione.

Ma, così come racconta Il Messaggero, gli screzi non sarebbero soltanto di natura politica. Non solo quindi il ministro Trenta ed il Movimento, anche i tecnici dei ministeri di difesa ed infrastrutture criticherebbero il passaggio sulle competenze contenute nel decreto. Secondo i legali dei dicasteri, verrebbero stravolti compiti e funzioni la cui suddivisione risale a prima della stessa costituzione.

Non solo competenze, come detto il nucleo del decreto sicurezza bis risiede anche nella sclelta di sanzionare con delle multe chi soccorre i barconi. Anche in questo caso, le critiche non sono soltanto di natura politica bensì tecnica: “Sanzionare qualcuno per un' azione umanitaria compiuta in acque internazionali, non viola solo i trattati ma anche che il diritto del mare – affermano fonti militari a La Stampa – Tanto più che bisognerebbe colpire anche imbarcazioni battenti bandiera di stati esteri”.

Tecnici del ministero della difesa e militari sono convinti che il decreto, così come strutturato, non passerebbe l’esame del consiglio dei ministri e della corte costituzionale: “Le norme che riguardano le multe sono in contrasto non solo con il nostro diritto – rivelano ancora fonti militari – Ma anche con la convenzione di Montego Bay”. Quest’ultima costituisce l’insieme di norme e consuetudini firmata nel 1982 che regola il diritto del mare a livello internazionale.

In poche parole, all’interno del governo e degli apparti tecnici si è pronti allo scontro: tra chi difende il nuovo decreto e chi ne critica sia gli aspetti politici

che tecnici, ben si intuisce come il “sicurezza bis” potrebbe costituire una nuova base di aspro confronto interno alla maggioranza. Con i tecnici ed i militari che, in buona parte, potrebbero schierarsi contro il Viminale.

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