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Deficit, il 2% non è più un tabù: governo pronto a sforare l'1,6%

Di Maio: "Mi fido di Tria ma nel Mef c'è chi rema contro". E sulla manovra: "Siamo responsabili ma discutiamo sul deficit oltre l'1,6%"

Deficit, il 2% non è più un tabù: governo pronto a sforare l'1,6%

Da una parte il braccio di ferro sulla manovra economica, dall'altra le difficoltà col decreto Genova. Il governo gialloverde è in un memento di estrema difficoltà. Ma Luigi Di Maio prova a rassicurare tutti respingendo le accuse che gli vengono mosse da tutti i fronti. "Ci metto la faccia", assicura ai microfoni di Circo Massimo su Radio Capital promettendo che "ci sarà il rifinanziamento della cassa integrazione per le aziende in cessazione". E sfata il tabù del deficit al 2%: "Siamo responsabili ma discutiamo sulla possibilità di sforare il tetto del'1,6%".

Pur confermando la fiducia al ministro dell'Economia Giovanni Tria, Di Maio ribadisce che nel ministero ci sono dirigenti che "remano contro". "Ci fidiamo di Tria - spiega nel corso dell'intervista a Radio Capital - ma tutti i cittadini sanno che nel ministero dell'Economia ci sono persone messe da quelli di prima e che ci remano contro". Per questo, pur sapendo della necessità di tenere sotto controllo i conti pubblici, per il governo il rapporto tra deficit-pil al 2% non è più un tabù. "Siamo ben consapevoli - assicura il vicepremier grillino - degli equilibri finanziari e dei conti da tenere in ordine ma non possiamo solo tenere in ordine i numeri dobbiamo prima soddisfare le esigenze dei cittadini. Quindi - continua - quantifichiamo le spese poi facciamo un pò di tagli e quello che avanza è deficit positivo, che paghiamo nei prossimi anni". La presunzione del capo politico del Movimento 5 Stelle è che le misure, che il governo sta mettendo in piedi, serviranno a favorire la crescita del Paese. Nel governo si discute quindi di "andare oltre l'1,6%" del rapporto deficit-Pil ma "la sfida - ci tiene a sottolineare Di Maio - è lasciare un Paese migliore ai nostri figli".

Durante l'intervista radiofonica Di Maio ha ribadito che la manovra deve contenere le misure indicate per dimostrare che il governo si differenzia dagli altri proprio nella capacità di mantenere le promesse. "La mia non è una minaccia, ma va da sé che il Movimento 5 Stelle vota una manovra coraggiosa", spiega elencando le misure a cui l'esecutivo non è disposto a rinunciare: il reddito e le pensioni di cittadinanza, la flat tax e il superamento della legge Fornero. "Il reddito di cittadinanza - sottolinea poi - dovrà partire dal primo gennaio, ma altre misure non potranno essere fatte tutte insieme: nel giro di 5 mesi però "le persone devono cominciare a percepire un miglioramento". Con un collegato alla legge di Bilancio dovrebbe poi essere anche avviata una semplificazione del codice degli appalti.

"Invece di fare nuove leggi - chiosa il vice premier - ne eliminiamo un po', almeno quaranta".

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