Divorzio Quagliariello-Ncd. Ora la maggioranza traballa

Il senatore Quagliariello si dimette da coordinatore, ultimatum ad Alfano: o molli Renzi o è scissione. In dodici pronti a seguirlo, i numeri di Renzi a rischio

Divorzio Quagliariello-Ncd. Ora la maggioranza traballa

Nella missiva dell'ex ministro delle Riforme del governo Letta, c'è il nocciolo della questione: «Differenze sul piano dell'analisi e della linea politica». Quagliariello, anche alla luce dell'ultimo sgarbo subìto dal partito sulle unioni civili da parte del Pd, sfida Angelino: «Sono disponibile ad affrontare momenti di dibattito pubblico». Ma se Alfano insisterà a rimanere sul carrozzone renziano, Quagliariello sarà determinato allo strappo e nell'Ncd sarà l'esplosione. Pronti a seguire l'ex ministro ci sarebbero 6 o 7 senatori e 5 o 6 deputati. Un alfaniano minimizza: «Macché, saranno almeno la metà». Tuttavia si fanno i nomi dei senatori Andrea Augello, Carlo Giovanardi e forse Nico D'Ascola. Per non parlare del presidente del gruppo Renato Schifani, da tempo malpancista per la linea filorenziana di Ncd e che ha ripreso a comporre il numero di telefono di Arcore. Alla Camera, invece, seguirebbero Quagliariello Vincenzo Piso, Eugenia Roccella, Filippo Piccone mentre dubbioso sarebbe Alessandro Pagano. E poi c'è Maurizio Lupi, troppo concentrato, però, a decidere le sue sorti personali, legate alla partita di Milano. L'Ncd ribolle tra i veleni: «Solo perché Renzi non lo vuole fare ministro preferendo una donna...», commenta un alfaniano doc.

Alfano cerca di rassicurare: «Siamo una forza autonoma, nessuno vuole andare con il Pd; nessuno vuole andare a sinistra». Ma poi, di fatto, saluta Quagliariello: «Non ho forzato nessuno per entrare in Ncd, non trattengo con la forza nessuno. Abbiamo fatto tutti una scelta, che è stata dolorosa, giusta e che si sta rivelando corretta. Per me è definitiva ma ciascuno è libero di fare quello che vuole e di tornare indietro». Siccome quasi nessuno scommette su un dibattito serio all'interno del partito c'è chi dice che «tra due giorni questi sono pronti ad uscire». E c'è chi frena: «Il redde rationem con Angelino ci sarà. Ma non avverrà prima della legge di Stabilità». Sarà esodo, quindi. Ma per andare dove? «Figuriamoci se ho intenzione di tornare al passato!», scrive nella lettera Quagliariello. Di certo non a sinistra ma in una sorta di limbo dove dialogare con il centrodestra tradizionale, cercando un asse con i fuoriusciti leghisti vicini a Tosi e con gli uomini di Fitto. A promettere il bombardamento del governo, sebbene lì vi sieda il leader di Ncd, ci sono Roccella e Giovanardi: «Fin da ora ci sentiamo liberi di non votare la fiducia al governo, quando sarà richiesta». E lo stesso Quagliariello, nella sua dichiarazione di voto sulle riforme, era stato esplicito: «Oggi si chiude una fase della nostra vita politica», aveva sibilato contro Renzi. Il quale dovrebbe preoccuparsi: se anche numericamente potrà andare avanti (ci sono i verdiniani pronti all'aiuto) la sua maggioranza subirebbe una mutazione letale.

La notizia dell'imminente strappo, ovviamente, galvanizza il centrodestra. Renato Brunetta commenta via Twitter : «Ogni tanto qualche barlume di luce tra gli amici di Ncd. Obiettivo è ricostruire il centrodestra, non fare il tappetino di Renzi».

Sorride invece Nunzia De Girolamo, da poco tornata in Fi: «L'avevo detto oltre un anno fa che la linea ondivaga della dirigenza di Ncd avrebbe provocato scosse nel partito e ci avrebbe condotto in un burrone». E ancora: «Credo che nei prossimi giorni altri daranno l'estremo saluto al progetto di Ncd».

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