Politica

Driss il macellaio e quel filo che lo lega all'Italia

Oubakir il marocchino conosce bene la nostra lingua. Come ormai molti degli attentatori

Luigi Guelpa

É di origini marocchine, di Aghbala (Casablanca) per la precisione, vive a Ripoll, comunità di 10mila abitanti a pochi chilometri da Girona, ha soggiornato almeno per un anno a Marsiglia, ma soprattutto, avrebbe vissuto per qualche tempo anche in Italia. Driss Oubakir, 28 anni, uno degli attentatori di Barcellona, dimostra quantomeno di conoscere piuttosto bene la nostra lingua. Lo si evince dal suo profilo Facebook, dove si presenta come Driss Oubakir «Soprano», soprannome italiano, magari adottato in omaggio alla celebre serie televisiva. Driss però va ben oltre, commentando in italiano un post pubblicato da tale Mesh Heek. Nel documento si vedono scene che riguardano il conflitto tra Israele e Palestina, e il filmato di una presunta aggressione di un soldato con la stella di David ai danni di un ragazzino originario della Striscia di Gaza. Driss condivide la condanna dell'atto violento pubblicata da Mesh Heek, che a sua volta si esprime in italiano. L'attentatore delle ramblas dimostra di comprendere il testo perché nella condivisione online invita gli amici a pubblicare «il video affinché il mondo lo veda». Tutto questo veniva scritto il 21 luglio scorso. In un altro post il terrorista è immortalato con la bandiera degli Amazigh, i berberi del nord Africa.

Dalle prime indiscrezioni che trapelano da ambienti d'intelligence, Driss era stato segnalato in Francia per vari reati, tra i quali quello di resistenza a pubblico ufficiale, ma non per terrorismo. Non sarebbe in contatto con la falange armata che opera a Ceuta (enclave spagnola in Marocco) e che starebbe proprio in queste settimane tentando di infiltrare in Spagna terroristi camuffati da migranti. Le indagini si spostano a Marsiglia, ma alcuni contatti con l'Italia tra forze di polizia sarebbero già stati attivati. E qui entra in scena Mohamed Yassine Mansouri, alto funzionario della Direction Générale des Etudes et de la Documentation, i servizi segreti del Marocco, lo stesso 007 che meno di tre anni fa aveva rivelato proprio a Il Giornale di aver annientato una cellula maghrebina che stava progettando di colpire nella metropolitana di Milano, così come nella basilica di Sant'Antonio a Padova e in quella di San Petronio a Bologna. La cellula era marocchina e interagiva con alcuni fiancheggiatori in Italia. «Siamo riusciti a fare un buon lavoro. Il gruppo è stato messo nelle condizioni di non nuocere - disse, rivelando che - altri infiltrati fanno la spola tra Italia, Francia e Spagna». Il contesto del terrorismo in Marocco è in continua evoluzione, soprattutto dopo l'attentato del 2011 al Caffè Argana di piazza Jemaa El Fna a Marrakech, che provocò la morte di 16 persone. Da quel giorno a oggi sono state neutralizzate circa 200 cellule, arrestate oltre 3mila persone e bloccati sul nascere più di 300 attentati. I marocchini jihadisti in Italia hanno la loro base operativa tra Varese e Gallarate. Località dove soggiornò ad esempio Mohammed Lahlaoui, specializzato nella falsificazione di documenti, compresi quelli di alcuni terroristi che colpirono l'aeroporto di Zaventem.

Due anni fa venne espulso dall'Italia, ma anziché tornare in Marocco si trasferì in Germania.

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