Politica

Figuraccia sul massone in lista Quarto caso di rinuncia-farsa

Vitiello è affiliato a una loggia. Il M5s: diffidato dall'uso del nostro simbolo, se eletto rifiuterà. Ma non si può fare

E adesso, con il massone in lista, salgono a quattro i candidati del Movimento Cinque Stelle che dopo l'imbarazzo per le rispettive vicende sono stati invitati a rinunciare al seggio in caso di eventuale elezione. Una «toppa» che sa tanto di bluff, in realtà, perché lo strombazzato passo indietro è soltanto sulla carta.

L'ennesima grana per i pentastellati è scoppiata ieri con la pubblicazione, su Il Mattino, della notizia di un candidato iscritto alla loggia «La Sfinge», aderente al Grande Oriente d'Italia, inserito nel collegio uninominale di Campania 3 per la Camera dei Deputati. E questo dopo che meno di due settimane fa Luigi Di Maio aveva detto chiaro e tondo in Tv che «chi è iscritto alla massoneria non si può candidare con il M5s». Era lo scorso 30 gennaio, il candidato premier M5s parlava con Lilli Gruber del caos delle esclusioni dalla Parlamentarie e sul punto era stato esplicito. Invece un massone in lista i grillini ce l'hanno, eccome. Si chiama Catello Vitiello, che oltre a essere un avvocato è anche «oratore» di questa loggia napoletana. Non ha partecipato alle Parlamentarie, vietate per regolamento ai candidati massoni, ma è finito direttamente nel collegio di Castellammare di Stabia. Alla faccia delle regole e della trasparenza.

Un altro sbugiardamento delle dichiarazioni ufficiali dei grillini, già alla prese in questi giorni con il pasticcio dei due parlamentari uscenti, Andrea Cecconi e Carlo Martelli, ricandidati pur non avendo restituito le quote dovute, e di Emanuele Dessì, rimasto in lista nonostante l'imbarazzante faccenda della casa popolare in affitto a 7 euro al mese. Tutti e tre hanno annunciato la rinuncia all'eventuale elezione, ma la questione non è così semplice come sembra perché eventualmente dovrà essere comunque l'aula di appartenenza a doversi esprimere sulla richiesta di dimissioni e l'esito in questi casi è tutt'altro che scontato. L'ultima parola sulla candidatura di Vitiello pare l'avesse data proprio Di Maio, dopo che uno dei suoi fedelissimi, Dario De Falco, gli aveva sottoposto il suo curriculum, dove forse il candidato non si era soffermato a sufficienza sulla sua appartenenza alla massoneria, e trovato molto interessante dal leader M5s. Tecnicamente Vitiello è un massone «in sonno», cioè non partecipa ai lavori della sua loggia e non ha più incarichi e ruoli attivi, diritti che può riacquisire nel momento in cui chiede di essere riammesso. È «in sonno» soltanto dal 23 gennaio, quando lui stesso ha chiesto di diventarlo, subito dopo le Parlamentarie, nella speranza di smorzare così eventuali polemiche. Che puntualmente sono arrivate. Adesso il Movimento è in subbuglio e, per salvare almeno l'apparenza, chiede il pugno duro nei confronti di Vitiello. Solito copione: l'avvocato dovrebbe firmare un modulo con l'impegno a rinunciare alla poltrona in caso di elezione, poi, a Camere insediate, la richiesta di dimissioni sulla quale dovranno pronunciarsi deputati e senatori. Ma l'avvocato per il momento non sembra avere alcuna intenzione di accettare l'invito dei Cinque Stelle a farsi da parte. Tutt'altro. «Non remerò contro il Movimento, ma non ho intenzione di ritirare la mia candidatura e vado avanti per la mia strada nella certezza di essere compreso da chi davvero mi conosce e crede in me», avverte.

Se lo farà, è stato diffidato, dovrà farlo senza il simbolo Cinque Stelle.

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