Politica

Il folle decalogo del Garante: "schedati" i giornalisti in tv

L'Agcom etichetta gli opinionisti: "Chi sostiene una tesi deve avere la controparte che la pensi in modo opposto"

Il folle decalogo del Garante: "schedati" i giornalisti in tv

Controllo qualitativo sull'opinione dei giornalisti e degli opinionisti, ospiti dei programmi di informazione in onda sulle emittenti private durante la campagna elettorale. Se non è censura un po' le assomiglia.

L'Autorità per la Garanzia nelle comunicazioni ha approvato lo schema di regolamento con le disposizioni attuative della legge sulla par condicio che vanno applicate nella campagna elettorale in vista delle elezioni politiche del prossimo 4 marzo. E non c'è dubbio: da quando è nata la legge sulla par condicio è stata fonte di polemiche e scontro tra il mondo dell'informazione e quello della politica.

Questa volta però l'Agcom ha decisamente fatto non un passo ma un salto in avanti decidendo di monitorare non soltanto la quantità ma addirittura la qualità della presenza non dei politici ma pure dei giornalisti ospiti nei programmi di informazione. Attenzione non dei candidati alle elezioni, non del conduttore del programma, al quale comunque si richiede imparzialità. Il controllo viene esercitato anche sui giornalisti pure se in modo indiretto.

Nel regolamento approvato si legge: «È indispensabile garantire, laddove il format della trasmissione preveda l'intervento di un giornalista o di un opinionista a sostegno di una tesi, uno spazio adeguato anche alla rappresentazione di altre sensibilità culturali in ossequio al principio non solo del pluralismo, ma anche del contraddittorio, della completezza e dell'oggettività dell'informazione stessa, garantendo in ogni caso la verifica di dati e informazioni emersi dal confronto».

Ma che significa in concreto? In sostanza se si invita un giornalista questi in base al regolamento dovrà dichiarare «da che parte sta» in modo che il conduttore possa invitare un altro giornalista che stia «da un'altra parte» in rappresentazione di una opposta «sensibilità culturale». E come si stabilirà poi se effettivamente l'ospite ha rispettato il suo ruolo? O se magari con il suo intervento ha finito per favorire il presunto avversario e una sensibilità diversa dalla sua?

Quella del controllo sui giornalisti è la sostanziale novità di questo regolamento. Restano fermi i principi già in vigore nelle precedenti campagne elettorali ovvero che tute le trasmissioni informative devono attenersi «ai principi di tutela del pluralismo, dell'imparzialità, dell'indipendenza, dell'obiettività, dell'equilibrata rappresentanza di genere e dell'apertura alle diverse forze politiche assicurando all'elettorato la più ampia informazione sui temi e sulle modalità di svolgimento della campagna elettorale, evitando di determinare, anche indirettamente, situazioni di vantaggio o svantaggio per determinate forze politiche». Attenzione anche ad «un uso ingiustificato di riprese di membri del governo, di esponenti politici e di candidati e di simboli elettorali». Divieto per tutte le trasmissioni radiotelevisive «diverse da quelle di comunicazione politica, dai messaggi politici autogestiti e dai programmi di informazione ricondotti sotto la responsabilità di specifiche testate giornalistiche registrate ai sensi di legge» di invitare «candidati o esponenti politici o persone chiaramente riconducibili ai soggetti politici». Non solo «non possono essere trattati temi di evidente rilevanza politica ed elettorale né che riguardino vicende o fatti personali di personaggi politici».

E intanto da Agcom arriva già la prima ipotesi di violazione della disciplina sulla diffusione dei sondaggi in campagna elettorale relativamente ad un sondaggio diffuso da Tecnè due giorni fa.

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