Gentiloni conferma Visco ma Renzi «rosica» ancora

Il premier si allinea al Colle, il segretario Pd pronto a sfruttare il caso Bankitalia in campagna elettorale

Gentiloni conferma Visco ma Renzi «rosica» ancora

Dunque, malgrado Renzi, il governo ha deciso: Visco bis. Con una lettera formale a Palazzo Koch, Paolo Gentiloni ha infatti innescato la procedura per la riconferma del governatore. Oggi i tredici saggi del consiglio superiore della Banca d'Italia daranno il loro parere positivo, poi la scelta sarà ratificata dal consiglio dei ministri e sottoposta a Sergio Mattarella, che firmerà il decreto di nomina. Il segretario del Pd non condivide. «Dodici anni, più di Obama. Spero proprio che i suoi prossimi sei anni di mandato siano migliori dei primi», commenta, ma già si prepara a riciclare la sconfitta. Per certi versi l'arrocco di Palazzo sul nome di Ignazio Visco non gli dispiace, è materia utile per una campagna elettorale movimentista. La settimana prossima riprenderanno i lavori della commissione d'inchiesta sulle banche e lì il gioco si farà duro.

Con pazienza democristiana, Gentiloni ha provato a mediare fino all'ultimo, ipotizzando la promozione del direttore generale Salvatore Rossi, un compromesso nel segno comunque della continuità. La soluzione interna non ha però convinto il Quirinale, che spingeva per «la salvaguardia dell'autonomia e dell'indipendenza della Banca d'Italia», e nemmeno la Bce. Così al premier non è rimasto altro che prendere carta e penna e scrivere al membro anziano del consiglio superiore di via Nazionale, che stamattina il videoconferenza esprimerà la sua opinione, ovviamente positiva, al governo. Il consiglio dei ministri deliberà, il capo dello Stato apprezzerà. C'è un po' di giallo su chi parteciperà oggi alla riunione a Palazzo Chigi. La Boschi, nonostante le accuse di conflitto d'interessi, ci sarà, tanto non vota. Mancheranno forse alcuni ministri renziani, per evitare si dice di contribuire all'incoronazione di Visco. Al suo posto invece Pier Carlo Padoan, che solo ieri ha parlato di «salvaguardia dell'autonomia dell'istituto.

Caso chiuso quindi ma la pratica è tutt'altro che archiviata, perché adesso il segretario del Pd si prepara a utilizzare il terreno arato in questa settimana di scintille per la campagna elettorale. Le sue parole in queste ore non sono certo distensive. «Rispetterò la scelta di Gentiloni, non condiviso ma andiamo avanti lo stesso. E avrò il necessario rispetto istituzionale nei confronti di Visco. Però se si cerca qualcuno che sostenga che il management di Bankitalia è stato all'altezza, non si trova. I controlli non hanno funzionato, non si può far finta di niente».

Renzi in realtà sapeva da giorni della decisione che avrebbe preso il governo e anche l'ultimo attacco sferrati a freddo da Matteo Orfini, «serve discontinuità, l'80 per cento del Parlamento ritiene che la vigilanza non sia stata efficace», è stata più una rappresaglia mediatica che un vero tentativo di cambiare il nome per Palazzo Koch. Effetti speciali buoni per preparare la partita che si apre ora. Approvato il Rosatellum, rinominato il governatore, in pausa festiva il Parlamento, tutta la scena sarà per la commissione presieduta da Casini, dove i renziani attaccheranno sul crac delle banche venete e si difenderanno sul caso Etruria.

Martedì saranno sentiti i risparmiatori danneggiati dalla crisi della Popolare di Vicenza. Poi due giorni dopo toccherà al capo del dipartimento Vigilanza di Banca d'Italia, Carmelo Barbagallo, e al direttore generale della Consob, Angelo Apponi. L'appuntamento di giovedí è cerchiato in rosso.

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