Il giochino di Renzi sull'Imu fa ricca la "sua" Firenze

La reintroduzione del balzello riempie le casse del comune col record per abitazioni di lusso Il premier assicura: il testo già oggi al Quirinale

Il giochino di Renzi sull'Imu fa ricca la "sua" Firenze

Un dispetto di Matteo Renzi alla propria città per fare contenta la sinistra Pd, sembrerebbe. Ma potrebbe esserci dell'altro nel clamoroso cambio di marcia sulla misura che riguarda gli immobili di lusso, contenuta nella legge di Stabilità. Che, peraltro, rimane ancora un mistero. Non è arrivata al Senato, come aveva annunciato martedì Renzi. Fino a ieri sera era ferma al ministero dell'Economia.

La decisione di escludere dall'abolizione dell'Imu le abitazioni che rientrano nelle categorie catastali A/1 (immobili di lusso) A/8 (le ville) e A/9 (i castelli), finirà per colpire il Paese in modo disomogeneo. In alcuni comuni, secondo il catasto, non ci sono case di lusso, in altri migliaia.

Ieri la Cgia di Mestre si è presa la briga di fare la classifica. Degli oltre 74.400 immobili di pregio presenti in Italia, Firenze e Genova sono le province dove la concentrazione è più alta. In cima a questa graduatoria troviamo appunto la città guidata dal premier per anni, con 6.488 abitazioni di lusso equivalenti a 126,6 abitazioni di pregio ogni 10mila.

La sterzata di Matteo Renzi si tradurrà in una legnata che colpirà migliaia di suoi concittadini, tanto che molti avevano ipotizzato che l'idea del premier di abolire Imu e Tasi «per sempre e per tutti», fosse un regalo indiretto alla sua gente. Secondo la stessa logica la decisione di tenere fuori dai benefici le categorie di punta del catasto, dovrebbe essere interpretata come una penalizzazione, un po' autolesionistica, della sua città.

L'altra interpretazione è che Renzi abbia ascoltato, più che gli umori dei fiorentini, il grido di dolore delle amministrazione comunali e abbia deciso di dare al sindaco Dario Nardella un po' di gettito fiscale sicuro. Senza dovere aspettare i trasferimenti di Roma. Indolore, nel senso che non dipende da scelte sue.

La stangata sugli immobili di lusso è considerata «una furbata» dagli oppositori interni. Renzi ha di nuovo difeso la misura sottolineando come «i castelli pagavano anche prima». E che c'è stato un equivoco, lui ha sempre detto che dovevano pagare. Poi ha detto che il governo promette «meno tasse» come Berlusconi, però noi lo facciamo sul serio». Linea dura sul limite del contante a 3.000 euro: «Gli italiani devono avere la possibilità di spendere» e il governo è pronto alla fiducia.

Più in generale il premier e il governo sono alle prese con altri ostacoli di non poco conto. Fino a ieri sera non c'era ancora il testo ufficiale della legge di Stabilità. Non sarebbe nemmeno stato bollinato dalla Ragioneria dello Stato. Quindi manca il placet di chi controlla la coerenza dei conti.

Il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta ieri ironizzava: «Se la manovra non è ancora arrivata al Quirinale, come pensa Renzi di presentarla al Senato entro oggi?». Il riferimento è a una gaffe istituzionale di Renzi.

Il premier aveva annunciato che sarebbe arrivata oggi in Parlamento, dimenticando che prima deve passare per gli uffici del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, circostanza che poi ha chiarito in serata («Testo al Colle in poche ore»). Il Quirinale, per tutta risposta, aveva fatto capire che avrebbe fatto un esame approfondito della legge.

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