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I leader Ue fanno rosicare Renzi. E lui adesso spara a zero sull'Europa

L'affondo dopo la cerimonia: "L'Unione non sia solo regole fiscali"

I leader Ue fanno rosicare Renzi. E lui adesso spara a zero sull'Europa

Roma - L'ossessione di Matteo Renzi non cambia: occupare la scena politica. Dopo l'addio a Palazzo Chigi l'ex premier soffre il silenzio di media e tv. Ha sofferto nel vedere il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni fare gli onori di casa in occasione dell'anniversario dei Trattati di Roma. I riflettori erano tutti puntati su Gentiloni che accoglieva i 27 capi di Stato. Soffrirà ancor di più nel mese di maggio quando l'Italia ospiterà il G7. A Taormina Renzi sarà ancora una volta il grande assente. Un'assenza che pesa per un politico come il rottamatore fiorentino. La panchina gli va stretta. Strettissima.

Anche ieri, domenica, giornata tranquilla, Renzi ha provato a forzare la mano. Cominciando a comunicare tutto lo scibile umano dalle prime luci dell'alba. Il primo messaggio è stato per il trionfo di Vettel al Gp in Australia della Ferrari. Nel pomeriggio, l'ex premier ha inondato le agenzie di lanci partecipando a Perugia al forum di Generazione Erasmus. L'obiettivo è sempre lo stesso: ottenere (invano) un titolo di giornale. Provare a non scivolare nel dimenticatoio. Il timore diventa una certezza all'ora di pranzo: l'ex premier Enrico Letta, ospite di In mezz'ora di Lucia Annunziata, annuncia l'appoggio alle primarie ad Andrea Orlando. E per Renzi è notte fonda: non tanto perché teme un travaso di voti su Orlando alle primarie ma perché sa bene che l'endorsement di Letta occuperà all'indomani le pagine dei giornali. Per lui sarà un'altra giornata senza riflettori. Alle ore 17 da Perugia Renzi cerca di rimediare, passando al contrattacco in una diretta Facebook sull'incontro con la platea Erasmus. L'ex premier parla di tutto: dall'Europa che Renzi promette di cambiare: «Stiamo portando la democrazia laddove c'è la burocrazia. L'Europa non può essere solo un insieme di regole fiscali, che poi non tutti rispettano. Non possiamo lasciare la gestione europea ai tecnocrati che ci sono oggi», alle primarie: «Il meccanismo delle primarie è bello: voto e scelgo qualcuno. Anche in Europa dovrebbe essere così. Ma non tutti i partiti lo fanno». Poi, una stoccata al M5s: «C'è un partito, ma non farò nomi, che nel giro di 24 ore ha cambiato la propria appartenenza ad un gruppo parlamentare europeo, cercando di passare dai più antieuropeisti ai più europeisti, ma alla fine non li hanno voluti e sono tornati indietro». L'ex premier rispolvera il tema della commissione di inchiesta sulle banche: «Spero che prima o poi si faccia questa commissione d'inchiesta sulle banche, io non vedo l'ora. Non ho dei sassolini da togliere dalle scarpe. Ho una cava di sassolini. Basta avere pazienza, il tempo è galantuomo». Renzi va a ruota libera sperando di fare centro, parlando anche di scuola e immigrazione. L'obiettivo è sempre lo stesso: un titolo. Ritornare titolare nel campo della politica italiana. Missione destinata al fallimento perché, stavolta, Letta (non Gentiloni) gli ha rubato la scena. Eppure, l'ex capo del governo le sta provando tutte: l'ultima mossa è stata la sostituzione dello storico portavoce Filippo Sensi con Michele Anzaldi. Ma il risultato non cambia: Renzi non attira più.

Il sogno del rottamatore si è trasformato in un incubo.

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