Elezioni Regionali 2018

La Lega ha già la carta per il dopo Maroni: Fontana

L'ex sindaco di Varese in pole per il Pirellone ma Fi potrebbe rilanciare la Gelmini

La Lega ha già la carta per il dopo Maroni: Fontana

Milano - Sarà Attilio Fontana il candidato che la Lega presenterà in alternativa a Roberto Maroni, nel caso ormai praticamente certo in cui il presidente della Regione rinuncerà a candidarsi alla guida della Regione. «Non c'è niente di più importante della Lombardia» ha continuato a ripetere Maroni ai suoi assessori fino al 28 dicembre, data dell'ultima seduta della sua giunta prima delle vacanze natalizie. Parole simili anche in occasione degli auguri di Capodanno, parlando con chi lo ha sentito fino agli scorsi giorni. Così è sembrato a tutti un ballon d'essai, lanciato per vedere l'effetto che fa, l'ipotesi circolata con sempre maggiore insistenza che il presidente della Regione Lombardia volesse davvero lasciare tutto e non ricandidarsi.

Eppure il comunicato uscito dal vertice di Arcore, al quale hanno partecipato Matteo Salvini, Silvio Berlusconi e poi Giorgia Meloni e infine anche Giancarlo Giorgetti (esperto di legge Fornero), ha reso molto concreto il passo indietro di Maroni: «Per quanto riguarda la Lombardia, se davvero il presidente Maroni per motivi personali non confermasse la disponibilità alla sua candidatura, verrebbe messo in campo un profilo già comunemente individuato». Il profilo, trapela da Palazzo Lombardia, è quello di Attilio Fontana, sindaco di Varese dal 2006 al 2016, ex presidente Anci della Lombardia (l'associazione dei comuni italiani) e così con uno standing nazionale. Oggi, spiega il segretario regionale della Lega, Paolo Grimoldi, è previsto un incontro di Fontana con Berlusconi e Meloni, quindi alle 17,30 la ratifica del candidato al consiglio nazionale della Lega. Insomma, il Carroccio assicura di voler mantenere la guida della Lombardia.

Maroni spiegherà oggi le ragioni della sua scelta. C'è da dire che ciò che in Lombardia voleva e poteva fare per la Lombardia, dicono nell'entourage del governatore, è già stato portato a termine. Il referendum per l'autonomia, sostenuto dall'intero centrodestra, per non dire quasi dall'intero arco costituzionale, è stato concluso, le trattative con il governo Gentiloni sono state avviate e, secondo il calendario del presidente della Regione, la prima parte sarà portata a termine entro febbraio, quando si dovrà dire rien ne va plus in vista delle regionali del 4 marzo, giorno dell'election day. Insomma, un'altra fase politica può dirsi finita. Quel che succederà con un Maroni dalle mani libere, né parlamentare né consigliere regionale, è tutto da vedere. Qualcuno a lui vicino sostiene che abbia preso l'ultima notte di tempo per decidere, ma in realtà sembra una decisione maturata e forse quel «niente è più importante della Lombardia» potrebbe significare anche evitare di esporla alle intemperie giudiziarie, nel caso in cui arrivassero. In ogni caso Maroni non si candiderà alle politiche, quindi rimarrà senza lo «scudo» che qualcuno sostiene che possa cercare.

In un certo senso la decisione di Maroni paradossalmente verrebbe incontro agli equilibri di Forza Italia, perché un conto è confermare il presidente uscente, un altro scegliere un candidato leghista come presidente della Regione Lombardia, cosa che indebolisce ulteriori richieste di Salvini. Domani è previsto un altro vertice di coalizione.

Se gli equilibri dovessero venire rivoluzionati, Forza Italia in Lombardia ha già un nome da spendere che circola da tempo: la coordinatrice regionale Mariastella Gelmini, che continua a chiamarsi fuori da ogni ipotesi diversa dal Parlamento.

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